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21 Giugno 2022

Web tax, Confesercenti Toscana chiede equità e regole nel rispetto della libera concorrenza

All’evento “Web tax digital divide Italia Europa” hanno partecipato Nico Gronchi, l’assessore Leonardo Marras e gli europarlamentari Simona Bonafè, Susanna Ceccardi e Nicola Danti.

AGIPRESS – FIRENZE – Le politiche di liberalizzazione, l’affermazione della new economy ed il progresso tecnologico hanno reso i mercati nazionali e locali contendibili da attori operanti su scala globale, una rivoluzione che mette in rilievo i limiti della potestà impositiva e fiscale degli Stati e dell’Europa ancorati a concetti di fiscalità domestica. Sono temi trattati nell’iniziativa promossa da Confesercenti Toscana “Web tax digital divide Italia Europa” a cui hanno partecipato Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana, Leonardo Marras assessore all’Economia alle attività produttive della Regione Toscana, gli europarlamentari Simona Bonafè, Susanna Ceccardi e Nicola Danti. “Si è posto da tempo, un problema di politica fiscale e di Web Tax che per le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno non può che essere di politica europea prima e di armonizzazione a livello globale poi. Nel frattempo, alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, hanno intrapreso un percorso di tassazione dei ricavi dei giganti del web, tra non poche difficoltà e con risultati al di sotto delle aspettative e la Global Tax, appena approvata dal Parlamento Europeo, rischia di essere un compromesso al ribasso” ha affermato Nico Gronchi presidente di Confesercenti Toscana che ha aggiunto: “Questo crea importanti disparità concorrenziali con le imprese domestiche dei mercati nazionali sottoposte a regimi fiscali più stringenti, anche quando operano con le medesime modalità on line, con un doppio impatto negativo sulle imprese tradizionali in sede fissa e sulle entrate degli Stati”.

LA DIGITAL TAX ITALIANA – La Legge di bilancio 2019 ha introdotto la c.d. “Digital Tax” con l’intento di assoggettare a tassazione il fatturato prodotto dalle imprese non residenti nel territorio nazionale che operano in rete, ma che producono di fatto dei proventi in Italia. La Digital Tax Italiana prevede un’aliquota pari al 3% applicata sui proventi realizzati da aziende con un totale di ricavi di almeno euro 750.000.000 euro derivanti da servizi digitali. Il risultato in termini economici per lo Stato è però deludente: a fronte di una previsione di entrate per 780mln lo Stato ha incassato “solo” 233mln di euro.

LA PROPOSTA DI CONFESERCENTI TOSCANA – “L’iniziativa promossa da Confesercenti Toscana nasce dall’acclarata sperequazione delle condizioni tra le imprese del mercato ˜fisico’ e quelle del mondo web in generale “ ha affermato Nico Gronchi -. La questione che poniamo non è ovviamente quella di limitare le vendite online, o di restringere il campo delle attività digitali, ma è la necessità , non più differibile, di garantire un mercato realmente concorrenziale e in grado di superare il gap tecnologico nel rispetto delle stesse regole normative e fiscali”. Occorrono quindi nuovi accordi per una equa tassazione globale, ma in Italia occorrono strumenti concreti a sostegno della sfida digitale delle imprese: 1) la creazione di un ambiente digitale integrato a livello nazionale dedicato al mondo del micro, piccolo e medio tessuto imprenditoriale con l’obiettivo di: ampliare l’offerta commerciale, mettere in rete best practices ed eccellenze, strutturare catene integrate produzione-vendita, costruire infrastrutture digitali visibili e proiettabili su scala globale. 2) La costituzione di un’agenzia per le imprese, a partecipazione pubblica e privata, che inverta radicalmente la tendenza di mortalità delle imprese: Formazione e tutoraggio per gli imprenditori in particolare start-up e imprese a forte vocazione digitale e sistema di servizi per le imprese

“Come Confesercenti Toscana “ ha concluso il presidente Gronchi – chiediamo, attraverso i rappresentanti delle istituzioni, al Governo, al Parlamento e all’Europa di giocare un ruolo per contribuire alla costruzione di una tassazione globale che non sia punitiva o imbrigli l’economia, ma che sia invece equa e sostenibile, ma soprattutto rispetti la libera concorrenza e che quindi esistano stesse regole, stessi doveri, stessi diritti per tutti”.

“Migliorare i servizi potendo contare sulla qualità delle relazioni umane è il modo di stare nel nuovo tempo “ ha commentato Leonardo Marras, assessore all’Economia della Regione Toscana “. Nulla può sostituire le relazioni tra le persone, è vero, e per ciò la chiave per resistere alla concorrenza sleale è migliorare il rapporto con i clienti attraverso i servizi digitali. Come Regione lavoriamo insieme a Confesercenti per raggiunge quest’obiettivo, stimolando i centri commerciali naturali ad approdare al digitale ed accrescere, cosà¬, fruibilità , capacità attrattiva e potenzialità “.

“Quello della Web Tax è un tema molto importante, anche perchè è oggettivo che c’è una concorrenza sleale nel mercato – ha dichiarato l’europarlamentare Simona Bonafè -. Da una parte abbiamo i tanti piccoli commercianti che pagano le tasse, nazionali ma anche locali; dall’altra c’è invece la concorrenza spiazzante delle grandi multinazionali, in particolare di quelle che hanno a che fare con il digitale, che spesso hanno la sede in Paesi dove la tassazione è irrisoria e che pagano poco o nulla dove realizzano profitti. Ci sono delle proposte in campo a livello Ocse ed europeo per sanare questo divario ed il convegno organizzato da Confesercenti Toscana è stato un importante momento di confronto per capire come andare avanti in questa direzione”.

“Il mio partito si è mosso subito a favore di una tassazione sui colossi del web, che fanno concorrenza sleale al piccolo commercio “ ha detto l’europarlamentare Susanna Ceccardi -. Nelle nostre città questa concorrenza può tradursi in gravi danni ai nostri artigiani, che rimangono strozzati dall’impatto delle grandi multinazionali. È una questione non solo economica, ma anche sociale. Quindi la Web Tax assolutamente sଔ.

“La rivoluzione digitale ha cambiato la vita a tutti, senza che però questa rivoluzione sia mai stata regolata. Oggi l’Europa lo sta facendo, ad esempio con il Digital Service Act che risponde a un principio semplice: ciò che vale offline, deve valere anche online “ ha affermato l’europarlamentare Nicola Danti -. E la tassazione non può fare eccezione, soprattutto di fronte a una situazione che troppo avvantaggia le grandi piattaforme. Il digitale può e deve essere occasione anche per le piccole e medie realtà , per quelle locali, ma per farlo servono risorse, e soprattutto serve una politica capace di arrivare a un compromesso in un’Europa che anche su questo tema si trova a fare i conti con lo scoglio dell’unanimità “.

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