DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

21 Novembre 2024

Violenza di genere, occorre fare di più per contrastarla. Presentato il Rapporto in Toscana

AGIPRESS – FIRENZE – Ancora numeri pesanti sulla violenza verso le donne: nel 2023 in Toscana si sono registrati ancora 6 femminicidi, che hanno fatto salire il drammatico bilancio degli ultimi 17 anni a 140. Non solo: sono oltre 4.500 le donne che in un anno si sono rivolte a un Centro antiviolenza, sfiorano i 2.000 in un anno gli accessi in codice rosa al pronto soccorso per maltrattamenti.
Sono alcune delle cifre più drammatiche che emergono dal sedicesimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana, realizzato dall’Osservatorio sociale regionale su dati relativi al 2023. L’Osservatorio realizza il monitoraggio del fenomeno attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati forniti dai nodi delle reti territoriali antiviolenza, a partire dai Centri Antiviolenza presenti sul territorio. Il documento è stato presentato a Palazzo Strozzi Sacrati nell’ambito de “La Toscana delle donne” alla presenza del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, dell’assessora regionale al sociale Serena Spinelli, dell’assessora alle pari opportunità Alessandra Nardini, dell’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, e della capo di Gabinetto del presidente Giani Cristina Manetti, in vista della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in programma il 25 novembre.

“La violenza di genere – ha detto il Presidente Giani –  è una vergogna inaccettabile. In Toscana stiamo facendo moltissimo per affrontare questa piaga, ma dobbiamo fare sempre di più, essere una avanguardia nel fare prevenzione e dare risposte. Io – ha aggiunto – sono sempre attento al bilancio della Regione, ma in un ambito come questo, lo dico chiaramente, non c’è riserva alcuna sull’intervenire, sullo spendere e, accanto ai 25 centri anti violenza, alle 28 case rifugio e alla rete del codice rosa, vogliamo fare ancora tutto ciò che serve per una azione culturale e di sensibilizzazione, e per sostenere tutte le attività che si rendano necessarie”.

L’assessora alle politiche sociali Serena Spinelli ha evidenziato l’attività messa in atto dalla Regione per affrontare questa tematica: “L’impegno per rafforzare sempre di più la rete di protezione e messa in sicurezza delle donne è sempre stata una costante in Regione Toscana. Un percorso di presa in carico che vede una trasversalità di interventi tra i diversi Assessorati, in rete con tutti i soggetti coinvolti. Lo abbiamo fatto con i Centri Antiviolenza e le Case rifugio, nodi centrali per l’accoglienza delle vittime e i percorsi di accompagnamento e autonomia, ma anche per l’attività di informazione e sensibilizzazione, con gli ambiti territoriali, i Comuni con i loro servizi sociali, per garantire anche i diritti dei minorenni coinvolti nelle situazioni di violenza. Lo abbiamo fatto nei presidi sanitari con il Codice Rosa e negli interventi in emergenza del SEUS, ma anche con la formazione per gli operatori e le operatrici e nelle scuole, lo facciamo con i lavori dell’osservatorio, per promuovere un cambiamento culturale di cui, come ci dicono i dati del rapporto, continua ad esserci profondamente bisogno”. A proposito di dati l’assessora ha voluto sottolineare come il problema della violenza di genere non sia legato alle dinamiche migratorie: “Secondo il rapporto il 77% dei femminicidi avvenuti in Toscana è opera di cittadini italiani. Che siano gli immigrati a commettere reati di questo tipo è parte della narrazione del governo, e non trova alcun riscontro. Dobbiamo dirci invece che gran parte delle persone che uccidono sono padri, compagni, ex fidanzati spesso italianissimi, spesso di buona famiglia, in cui si è innescato un meccanismo per cui il corpo della donna è un oggetto. E’ questa la mentalità che dobbiamo combattere”.

“I numeri emersi dal rapporto – sottolinea l’assessora a istruzione, formazione professionale, università e politiche di genere Alessandra Nardini – rendono ancora più evidente che occorre proseguire con decisione il lavoro per prevenire e combattere la violenza contro le donne, partendo dalla consapevolezza che la violenza di genere non è un fatto privato, né un fenomeno emergenziale, né è legata all’immigrazione come anche in questi ultime giorni è stato sostenuto da esponenti del Governo nazionale, ma si tratta di un fenomeno trasversale, che puo’ riguardare tutte, e strutturale, perché affonda le proprie radici nel rapporto storicamente diseguale tra uomini e donne, nella cultura patriarcale che è ancora radicata nella nostra società. Occorre agire su due binari paralleli: da un lato sostenere le donne, le loro figlie e i loro figli nel percorso di uscita dalla violenza, ed in questo le reti antiviolenza territoriali, il cui fulcro sono i Centri Antiviolenza, che risultano fondamentali. In questo percorso, per consentire alle donne di tornare pienamente libere e autonome è centrale garantire loro l’indipendenza economica e abitativa, favorendo dunque il loro inserimento o reinserimento lavorativo; in tal senso mi piace ricordare il bando triennale, finanziato con 3.5 milioni, che vede la collaborazione tra Centri antiviolenza e centri per l’impiego.”
“L’altro binario su cui lavorare -prosegue l’assessora – è senza dubbio quello delle prevenzione, a partire dal promuovere quel cambiamento culturale, necessario e urgente, che ci consenta di affermare rispetto e parità, uguaglianza di diritti e di opportunità.
In questo le famiglie e la scuola giocano un ruolo importantissimo. Sono da sempre convinta che l’aspetto educativo debba coinvolgere tutte le scuole, di ogni ordine e grado, anzi, che si debba partire addirittura dai nidi. Educare al rispetto delle differenze tutte, alla parità, alla non violenza. Non è pensabile che questo tema lo si possa affrontare con percorsi facoltativi, in orario extracurriculare, rivolgendosi solo a studentesse e studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Significa non avere contezza di ciò di cui si parla, come quando si nega che il problema alla base di questo fenomeno sia il patriarcato. Occorre superare pregiudizi, destrutturare stereotipi e ruoli di genere, che sono terreno fertile per disuguaglianze, discriminazioni e violenza contro le donne. È con questa convinzione che in questa legislatura abbiamo insistito moltissimo sull’aspetto educativo, sia nei nostri Progetti Educativi Zonali, sia attraverso percorsi di formazione per chi lavora nelle nostre scuole e nei nostri nidi, sia, soprattutto, attraverso il rifinanziamento, reso stabile, della legge regionale 16/2009 ‘Cittadinanza di genere’ attraverso cui stiamo mettendo in campo tantissimi percorsi di sensibilizzazione nelle scuole dei vari territori toscani. In ultimo voglio rivolgere un appello agli uomini, affinché siano al nostro fianco in questa battaglia, affinché non restino indifferenti,ma siano disponibili anche a mettersi in discussione e ci aiutino a cambiate la cultura del nostro Paese.”

L’assessore al diritto alla salute e alla sanità Simone Bezzini ha sottolineato l’attività che viene svolta in ambito sanitario davanti alla violenza di genere. “Il grande lavoro di squadra per affrontare la violenza di genere che coinvolge la Regione, nelle sue diverse articolazioni, l’Anci e altre realtà associative, vede in prima linea anche tutto l’ambito sanitario. C’è il codice rosa, esperienza pilota a livello nazionale e che puntiamo a innovare ulteriormente, c’è l’attività della rete consultoriale, c’è tutto il campo della costruzione di nuovi modelli di assistenza sanitaria, socio sanitaria e sociale, pensiamo ai medici di famiglia, o alle case di comunità, luoghi dove non solo si erogano prestazioni sanitarie, ma che devono diventare anche funzionali alle attività di prevenzione, di educazione e di cultura.
Tutte queste aree di attività servono sia a contrastare il fenomeno della violenza di genere, sia a mettere in atto una adeguata presa in cura quando il fenomeno si manifesta”.

Cristina Manetti, capo di gabinetto del presidente Giani, ha infine evidenziato il ruolo dell’iniziativa di oggi nell’ambito de “La Toscana delle donne”. “La Toscana delle donne” nasce soprattutto per iniziative come quella di oggi, che ha un valore centrale nel nostro percorso. Infatti, se non promuoviamo un profondo cambiamento culturale, se non entriamo nella scuole, se non lavoriamo anche con gli adulti per cercare di combattere stereotipi purtroppo ancora presenti, i dati che il rapporto ci mostra non scenderanno.
Dobbiamo promuovere un cambiamento di mentalità e di cultura attraverso incontri, attraverso attività artistiche e educative, attraverso politiche che rendano la donna più consapevole, più forte, più libera e in grado riconoscere tutte quelle forme di violenza, anche più insidiose e meno evidenti. “La Toscana delle donne si muove pienamente in questa direzione”.

I DATI evidenziano una crescita esponenziale del fenomeno: oltre ai casi citati dei centri violenza e di accesso tramite codice rosa, cresce il numero delle donne che si rivolgono ai consultori per casi di abuso o maltrattamento e quelle che sono state ospitate in case rifugio. In parallelo aumenta notevolmente anche il numero di uomini che accedono ai Centri per uomini autori di violenza.
Ma vediamo i principali dati emersi nel 2023 insieme a un esame delle strutture coinvolte.

I femminicidi
Nel corso del 2023, in Toscana, sono state uccise per motivi di genere sei donne, di cui due hanno lasciato quattro figli/e minorenni. Il numero di donne vittime di femminicidio dal 2006 al 2023 è dunque 140. il 75% delle vittime sono donne italiane, le straniere sono il 25%. Tale dato, dice il rapporto, rimane coerente anche tra gli uccisori, con un 77% di italiani e un 23% di stranieri.
36 dei 140’ femminicidi sono avvenuti in provincia di Firenze, 16 a Lucca e altrettanti a Pisa, 15 in provincia di Livorno, 12 sia ad Arezzo che a Prato, 11 a Pistoia, 10 a Grosseto, 9 a Siena.

I Centri antiviolenza
I Centri antiviolenza svolgono attività di accoglienza, orientamento, assistenza psicologica e legale alle donne che subiscono violenza, ed ai loro figli; realizzano inoltre azioni di sensibilizzazione e formazione svolgendo attività di raccolta ed analisi dei dati sulla violenza.
In Toscana sono presenti 25 Centri antiviolenza, distribuiti su tutto il territorio regionale. Nel corso degli anni si è assistito ad una ramificazione della loro presenza nel territorio, soprattutto grazie all’apertura di sportelli locali, per un totale di 102 punti di accesso.
Le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza nel 2023 sono state 4.540. Il percorso di uscita dalla violenza è stato avviato nel 2023 da 3.262 donne, 67% italiane e 33% straniere, nel 62% dei casi con figli.

Le Case rifugio
La Casa rifugio è una struttura dedicata a indirizzo segreto nella quale la donna, sola o con i propri figli, e con il sostegno di operatrici formate sulle tematiche della violenza di genere, non solo viene messa in sicurezza ma inizia un percorso complesso di uscita dalla violenza. Sul territorio regionale sono presenti 28 Case rifugio, prevalentemente promosse e gestite da Centri antiviolenza presenti suil territorio, che garantiscono ospitalità per un periodo limitato di tempo, nella maggior parte dei casi fino al massimo di un anno. Nel corso del 2023 sono state ospitate 134 donne con 110 figli (erano state 109 donne e 92 figli nel 2022) per la maggior parte provenienti dell’ambito regionale e segnalate dai servizi sociali territoriali.

I Centri per uomini autori di violenza
Gli uomini che hanno effettuato l’accesso a uno dei 5 Centri sul territorio regionale sono stati 659, con un incremento del 135% rispetto al 2022, per il 70,6% di nazionalità italiana, e circa la metà con un’età compresa fra i 30 e i 49 anni.
L’obiettivo principale del lavoro con uomini autori di violenza è l’interruzione della violenza, l’assunzione di responsabilità e la costruzione di alternative ad essa, al fine di evitarne le recidive. Circa la metà degli uomini ha concluso il percorso nel 2023, il 22,2% degli utenti ha invece abbandonato o interrompe per vari motivi: scarsa motivazione, non idoneità al lavoro di gruppo per problematiche di tipo psichiatrico o similari, incompatibilità orarie, difficoltà linguistiche.

Il Sistema Emergenza urgenza sociale
Il Sistema Emergenza urgenza sociale (SEUS) attivo in 19 Ambiti territoriali toscani su 28 fornisce,
24 ore al giorno e per 365 giorni l’anno, una assistenza immediata per la fase emergenziale attraverso l’attivazione delle professionalità necessarie in situazioni di emergenza-urgenza sociale personale o familiare o eventi calamitosi.
Nel triennio 2020-2023 le aree in cui si registrano maggiori interventi sono quelle della violenza di
genere – nel 2023 sono stati 337 – e della violenza assistita, con 34 interventi.
Il motivo prevalente di segnalazione è il maltrattamento e gli interventi messi in campo hanno riguardato l’inserimento in struttura. La maggior parte delle prese in carico è stata attivata presso Pronto soccorso e Ospedali, seguiti da caserme e stazioni delle Forze dell’Ordine. Per quanto riguarda i soggetti segnalanti, prevale la rete di emergenza urgenza (Pronto soccorso e 118).

Il Centro regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza
Il Centro, attivo nell’ambito dell’accordo di collaborazione tra Regione e Istituto degli Innocenti, raccoglie e monitora i dati su bambini e ragazzi vittime di violenza diretta e di violenza assistita che sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria e presi in carico dal servizio sociale territoriale. I numeri sono in costante crescita. Allargando l’osservazione al quinquennio 2019-2023, si evidenzia un aumento dei casi: per quanto riguarda minorenni vittime di maltrattamenti in famiglia, segnalati agli organi giudiziari, si passa dai 3.431 del 2019 ai 4.573 del 2023, con un’importante incidenza di minori stranieri rispetto alla quota degli stessi nella popolazione residente, pari al 36%. Nello stesso periodo il numero delle vittime di violenza assistita aumenta e passa dalle 2.130 del 2019 alle 2.834 del 2023, con un’incidenza di stranieri pari al 38,2%.

La Rete regionale Codice Rosa
E’ quella che definisce le modalità di accesso e il percorso socio sanitario per le donne vittime di violenza di genere e delle vittime di violenza a causa delle loro condizioni di vulnerabilità o discriminazione. Nel 2023 nei Pronto Soccorso della Regione Toscana si sono registrati 1.951 accessi in “Codice Rosa”, di cui 400 da parte di minorenni.

I Consultori
Le persone assistite dai Consultori nel 2023 per casi di abuso e maltrattamento sono state 920 (erano state 810 nel 2022).

I servizi sociali
Nel corso del 2023 sono state 1.250 le donne prese in cura dai Servizi sociali per casistiche legate alla violenza di genere, mentre sono state 480 le donne per le quali è stato definito un progetto individualizzato di fuoriuscita dalla violenza.

Davide Lacangellera

AGIPRESS

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