DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

11 Settembre 2020

VERONA E IL VENETO AI VERTICI DELLA PRODUZIONE ITALIANA DI TABACCO DI QUALITA’: “SERVONO MISURE DI EQUITA’ FISCALE PER IL SETTORE PER GARANTIRE UN FUTURO CERTO ALL’INTERA FILIERA”

La provincia di Verona si conferma nel 2020 il principale polo tabacchicolo della regione con quasi 3 mila ettari impiegati e una produzione che supera le 12.000 tonnellate. Maggiore equità fiscale, equiparando la tassazione del tabacco riscaldato a quella delle sigarette tradizionali, per salvaguardare la filiera del tabacco e della sua trasformazione, porterebbe nelle casse dello Stato risorse preziose in una fase di grande incertezza per l’intero settore. Sono queste alcune delle osservazioni emerse dallo studio di Competere e condivise da alcuni dei principali attori del settore in visita all’azienda F. Priuli di Oppeano

La tabacchicoltura nella Regione Veneto contribuisce alla creazione di 1.200 posti di lavoro e ha un valore annuale stimabile tra i 36 e i 50 milioni di euro. Nonostante la filiera tabacchicola italiana abbia dovuto confrontarsi con importanti cambiamenti che hanno avuto un impatto significativo sulla produzione, la coltivazione del tabacco a livello locale assume ancora oggi una dimensione rilevante sotto il profilo socio-economico. Anzi, al netto di importanti ridimensionamenti subiti negli ultimi 20 anni, il Veneto si è rivelata un’area tabacchicola resiliente alle condizioni avverse. Del tabacco italiano, Veneto in particolare, il mercato apprezza l’elevata qualità del prodotto e l’acquisto del tabacco “Made in Italy” viene anche tutelato grazie ai protocolli d’intesa che avvengono sotto la tutela politica del Mipaaf.

Sono questi alcune delle osservazioni contenute nello studio realizzato dal think-thank Competere, patrocinato dalla Regione Veneto, che mira ad analizzare il mercato e la filiera tabacchicola con un particolare focus sul Veneto che oggi è una delle regioni più produttive in Italia e rappresenta circa il 28% della produzione nazionale di tabacco greggio, con oltre 15.000 tonnellate di output. Lo studio è stato illustrato nel corso di una visita all’azienda F. Priuli di Oppeano (Verona) alla quale hanno preso parte l’Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto Giuseppe Pan, il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, il Presidente di Italtab Vincenzo Argo e l’Amministratore delegato e Presidente di British American Tobacco Italia Roberta Palazzetti.

“Dallo studio realizzato da Competere in collaborazione con la Regione Veneto emergono dati di cui siamo orgogliosi. La filiera tabacchicola veneta si conferma un vero e proprio valore aggiunto del ˜tabacco made in Italy’ e un apprezzato presidio di competitività dell’agroindustria italiana. Ciò detto, anche il Governo e le Istituzioni nazionali devono fare la loro parte per garantire sostenibilità e resilienza alla tabacchicoltura veneta. Lo squilibrio fiscale tra prodotti tradizionali del tabacco e prodotti del tabacco riscaldato ha fortemente penalizzato alcune filiere tabacchicole, come quella veneta, a scapito di altre. Alle Istituzioni nazionali chiediamo di sostenere la filiera del tabacco locale in modo semplice e senza aggravi per il bilancio pubblico, attraverso un riequilibrio della fiscalità tra le normali sigarette a combustione e quelle a tabacco riscaldato, che attualmente godono di un regime fiscale agevolato, tra l’altro in assenza di evidenze scientifiche in merito ad un minor danno per la salute. In questo modo, lo Stato ricaverebbe risorse preziose da destinare alla filiera dei nostri produttori in una fase di grande difficoltà per il settore”, ha dichiarato Giuseppe Pan, Assessore all’agricoltura della Regione Veneto.

La coltivazione del tabacco nella regione è concentrata soprattutto nella provincia di Verona con 67 aziende. Seguono Vicenza con 35 siti produttivi, Padova con 30, Venezia con 19 e Treviso con 9. La provincia di Verona si conferma nel 2020 il principale polo tabacchicolo della regione con quasi 3 mila ettari impiegati e una produzione che supera le 12.000 tonnellate. Al secondo posto di una virtuale classifica si colloca la provincia di Vicenza, con grande distacco rispetto a quella di Verona (406 ettari coltivati e 1602 tonnellate di produzione) e al terzo posto si trova quella di Padova, con 248 ettari e 1046 tonnellate.

“Il comparto del tabacco conta in Italia circa 2.000 aziende che danno lavoro a 50.000 addetti (in prevalenza donne) e si sviluppa in oltre 15.000 ettari concentrati in quattro aree geografiche in cui la coltivazione è parte importante sia dell’economia locale, sia dell’eccellenza tecnologica del Paese. Siamo di fronte a un settore che, nonostante la contrazione dei volumi produttivi del 25% in dieci anni, ha saputo mantenere la sua vitalità , facendo della sostenibilità , della qualità e dell’aggregazione i suoi punti di forza. Per evitare un pericoloso declino del comparto, e dare al contempo un futuro alle sue imprese, occorrono scelte politiche ed economiche mirate”, ha commentato Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura. “Per questo è necessario coniugare le diverse esigenze, rafforzare la volontà delle manifatture a continuare ad investire in Italia, e aumentare la nostra produzione, che è anche garanzia di assoluta eccellenza e di occupazione. Per mantenere attiva la filiera bisogna pertanto intervenire per tradurre le dichiarazioni di disponibilità di acquisti di tabacco per tutte le varietà e rinnovare gli accordi di programma con il Mipaaf con impegni di acquisto pluriennali.

Riteniamo importante che le scelte politiche ripensino, o quanto meno riequilibrino, le misure fiscali per salvaguardare tutta la trasformazione tabacchicola, le entrate per lo Stato – 14 miliardi di euro di gettito – a cui vanno aggiunti i benefici generati dall’occupazione di tutta la filiera e del relativo indotto”, ha concluso Giansanti.

“I 20 milioni di euro investiti quest’anno da BAT nella tabacchicoltura italiana, per un totale di quasi 200 milioni dal 2011 ad oggi, rappresentano chiaramente la centralità del Belpaese nelle nostre strategie. Il Veneto, in particolare, ha per noi una valenza strategica, assicurando una materia prima di qualità e una filiera altamente competitiva”, ha sottolineato Roberta Palazzetti, Presidente e Amministratore Delegato di British American Tobacco Italia e Area Director Sud Europa.

“Anche per i prossimi anni vogliamo che l’Italia sia il nostro partner privilegiato per l’acquisto di tabacco. E’ però necessario consolidare con il Governo e le Istituzioni un percorso condiviso di sviluppo e di investimento, per assicurare la sostenibilità del nostro settore insieme all’equità e all’equilibrio fiscale tra i prodotti del tabacco tradizionali e quelli a tabacco riscaldato “ su cui oggi grava solo un quarto delle tasse sulle sigarette, eliminando qualsiasi ingiustificato privilegio nella tassazione che non sia supportato da evidenze scientifiche relative al minor rischio o al minor danno, sancite dalle autorità pubbliche competenti in materia di salute pubblica come il Ministero della Salute o l’OMS”, ha concluso Palazzetti.

Se si guardano i dati riguardanti la resa per ettaro negli ultimi sette anni la regione Veneto mostra una crescita costante passando da 3,5 tonnellate per ettaro nel 2014 a 4,1 nel 2020. Rispetto alle altre regioni tabacchicole italiane (Campania e Umbria), il Venteo è l’unica area dove si è sviluppato questo trend, un dato che fa dunque emergere chiaramente il punto di forza del settore che negli anni è stato in grado di migliorare costantemente, rendendo il tabacco una coltivazione ad elevata produttività . Nell’ultimo decennio tutte le province venete hanno vissuto un incremento delle rese, raggiungendo nel 2020 i livelli massimi, di cui ha beneficiato tutta la regione.

Sul piano socio-economico, il valore generato dalla coltivazione del tabacco è stimabile intorno ai 36,5 milioni di euro nell’anno 2019, in leggera flessione rispetto al biennio precedente. Il numero delle aziende presenti sul territorio è rimasto sostanzialmente invariato: 127 nel 2017 e 125 nel 2019. Segno anche questo di una sostanziale stabilità del mercato del tabacco greggio e del contesto di riferimento a livello regionale. Per quanto riguarda l’impatto sull’occupazione, il numero degli addetti nell’anno 2019 ha raggiunto le 1000 unità . L’intero settore, includendo anche la prima trasformazione e la manifattura, coinvolge 1200 lavoratori.

“Gli investimenti di British American Tobacco in Veneto riescono ad assicurare la vendita del nostro tabacco di qualità , garantendo il sostegno economico a migliaia di famiglie produttrici di tabacco, che continuano a dare il proprio contributo a una filiera che ha un forte impatto sul tessuto economico e sociale nazionale e locale”, ha dichiarato Vincenzo Argo, Presidente di Italtab.

“Tuttavia, riteniamo che serva una strategia pluriennale che garantisca la sostenibilità e la redditività dell’intero settore nel lungo periodo. In questi anni non sono mancati i momenti di confronto anche con la Regione Veneto, ed ecco perché oggi chiediamo al Governo nazionale un’azione congiunta che possa dare una risposta concreta rispetto alle esigenze espresse dalla manifattura BAT sul tema dell’equità fiscale tra tabacco riscaldato e tradizionale e alle aspettative di stabilità di un intero comparto, in primis attraverso la sottoscrizione degli accordi pluriennali per l’acquisto del tabacco tra MIPAAF e manifatture nazionali”, ha concluso Argo.

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