DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

6 Gennaio 2023

Un attaccante con il cervello di un centrocampista

Commento di Massimo Sandrelli dal Kenya.

AGIPRESS – Era un attaccante con il cervello di un centrocampista. Gianluca Vialli gustava il gol, ne assaporava l’inconfondibile profumo di assoluto ma non dimenticava mai di far parte di una squadra e dei suoi compagni. Dopo l’esordio a Cremona, il suo destino si compose in blucerchiato: era la Sampdoria di Paolo Mantovani e di Vujadin Boskov. A Genova maturò la sua personalità e dette forma al suo talento. Si trovò con tanti giovani di valore ma come succede nelle più belle storie d’amore capita che incontri la tua anima gemella. Un marchigiano capelli a caschetto e piedi felpati, non facile a fare amicizie, scoprଠche con lui era tutto più facile. Vialli e Mancini si trovarono per non perdersi più. Vissero giorni di entusiasmo e gloria, vinsero con la spavalderia dei giovani. Poi le strade si divisero. Vialli lo volevano tutti ma scelse la Juventus. Non fu un’avventura semplice. Un giocatore “pensante” non si rassegna con docilità a farsi gestire. Comunque anche in bianconero si tolse le sue soddisfazioni. Il suo gol più bello resta quello contro proprio la sua Cremonese, “…il gol in rovesciata è il mio sogno da sempre anche se avrei preferito farlo contro altri…” L’uomo ha però sempre bisogno di stimoli e dopo avere vinto scudetto, coppa Italia, coppa UEFA e Champions, quando si presentò l’occasione non si fece frenare dai dubbi, attraversò la Manica per approdare al Chelsea. Dopo l’allontanamento di Ruud Gullit gli offrono il ruolo di giocatore-allenatore, compito proibitivo per qualunque altro ma non per lui. Il bilancio è straordinario vince coppa d’Inghilterra, coppa di Lega e coppa delle Coppe, poi la Supercoppa Europea contro il Real. Vittorio Cecchi Gori lo chiama, lo vorrebbe a Firenze per sostituire Terim, appena esonerato. Lui, educatamente ringrazia ma rifiuta. “Voglio portare a termine la scelta che ho fatto, prenda Mancini”. Cosଠfu. Vialli fu esonerato dal Chelsea proprio alla fine del 2000. Il tempo poi rimescola tutto. Anche Roberto, dopo i successi in Italia, si fa tentare dalla Premier dove coglierà il primo storico successo vincendo la Premier con il Manchester City. Il destino dei due è comunque legato a doppio filo. Quando Mancini arriva in azzurro, chiama il gemello con sè, lo vuole al suo fianco anche per farlo sentire meno solo di fronte al male appena scoperto. E diventano i gemelli in panchina, in simbiosi come sempre. Si arriva all’avventura dell’Europeo. L’Italia procede e veleggia verso la finale, dove per ironia del destino incontro l’Inghilterra a Wembley. Vialli e Mancini proprio a Wembley avevano perso la finale di Champions con la Sampdoria contro il Barcellona (1992). Entrambi avevano vissuto l’esperienze inglesi con gioie ma anche due esoneri. Insomma era lo stadio più giusto contro gli avversari più giusti. La partita è un alternarsi di emozioni fino ai rigori. Poi la Coppa. E loro due avvinghiati in un abbraccio stretto cosà¬, due cuori in una unica commozione, contro tutti, contro tutto, contro anche quel maligno che stava rendendo gli occhi di Gianluca sempre più mesti. È stato il sogno più bello. Poi la malattia diventa sempre più incurabile. Vani gli sforzi e i tentativi, vane le speranze, fino agli ultimi giorni. Gianluca se ne è andato. Verrà ricordato, giustamente, come un grande campione. Roberto da oggi sarà più solo, come senza una parte del suo sentimento. Il suo gemello è volato via. AGIPRESS

di Massimo Sandrelli

ARTICOLI CORRELATI
Torna in alto