AGIPRESS – FIRENZE – Un osservatorio regionale dell’immigrazione capace di raccontare il fenomeno migranti in Toscana come realmente è, con dati obiettivi, oltre che approfondire in maniera scientifica l’impatto che hanno sul tessuto economico toscano le persone che arrivano da altri Paesi. Il via alla costituzione dell’osservatorio è stato annunciato nell’ambito del convegno organizzato da Regione Toscana, Irpet e Anci al Teatro della Compagnia di Firenze dal titolo “Immigrazione, Impresa, Lavoro – Scenari di una Toscana in trasformazione” al quale hanno partecipato gli assessori regionali alla presidenza Vittorio Bugli e al lavoro e formazione Cristina Grieco, il vicedirettore di Irpet Nicola Sciclone, il direttore di Anci Toscana Simone Gheri, oltre a rappresentanti delle associazioni di categoria, dei sindacati e del Terzo Settore. “Stiamo proponendo una sfida che in realtà è un’operazione di governo “ ha detto l’assessore regionale Vittorio Bugli – . Con l’osservatorio sull’immigrazione la scelta che abbiamo fatto è di cominciare a rispondere raccogliendo e analizzando dati. Non impressioni, sensazioni quindi, ma dati raccolti in modo serio, sistematico e rigoroso utile a governare bene le cose nell’interesse della Toscana. Per questo, con IRPET, abbiamo chiamato a raccolta gli istituti di ricerca che da anni si occupano di questo tema a livello nazionale, che sono osservatori di tipo sociale e economico, perché ci sia restituito un quadro chiaro: quanto pesa nel Pil il lavoro degli stranieri. Alle categorie economiche chiediamo poi quali sono le loro necessità “. E sul lavoro, l’assessore regionale Cristina Grieco nel suo intervento ha detto che “bisogna fare sistema per ottimizzare le risorse e questo lo possiamo fare “ ha spiegato – proprio tenendo conto dei dati e mettendo in campo politiche sinergiche per l’accoglienza e per l’integrazione ma anche per la formazione, nell’ambito delle politiche attive del lavoro. I dati ci dimostrano che la componente straniera è una grande opportunità , anzi un elemento irrinunciabile,per la tenuta del nostro sistema produttivo e di welfare”.
“Ormai da qualche anno Anci Toscana supporta la Regione in un percorso molto delicato “ ha quindi osservato Simone Gheri direttore Anci Toscana – che si può affrontare efficacemente solo attraverso la sinergia tra tutti i soggetti interessati, coinvolgendo anche i sindaci. In Toscana il sistema dell’accoglienza funziona ancora; e anche se negli ultimi tempi sono cambiate alcune cose, dobbiamo usare il buon senso e governare il fenomeno, cercando di superare le paure, che non servono a nessuno. I Comuni toscani possono avere posizioni diverse, ma l’obiettivo comune è quello di conoscere la situazione effettiva e quanto questa impatti sul sistema economico, in modo da migliorare le condizioni di lavoro non solo di chi arriva da altri paesi, e magari accetta condizioni non idonee, ma di tutti. Anci c’è e lavorerà su questo con la Regione e con i soggetti con i quali ci siamo confrontati stamani”. “L’idea – ha spiegato Nicola Sciclone vicedirettore di Irpet – è quella di tracciare un quadro con tutti i pesi delle varie fattispecie perché ciascuna è portatrice di diverse opportunità o di diverse criticità che vanno ben valutate per ben impostare le politiche del governo regionale. Spesso il termine “straniero” e “immigrato” viene usato senza sapere che questo termine racchiude categorie molto diverse. Ci sono stranieri regolari, che sono circa 408mila; ci sono gli stranieri che stanno nelle strutture di accoglienza, circa 13mila di cui circa12mila quelli nelle strutture di accoglienza organizzate dalle prefetture, e poi ci sono i cosiddetti clandestini con permesso scaduto, o senza permesso o che transitano semplicemente dalla Toscana ma sono diretti altrove. Una stima di questo ultimo spaccato molto variegato è complicata ma si aggira attorno alle 35-38mila unità , cioè l’1% della popolazione presente. Di fronte a questi numeri, fare di tutta l’erba un fascio è un errore. Anche fra i regolari ci sono differenze fra chi ha un permesso di soggiorno di lunga scadenza o non destinato a scadenza, cioè il 67% degli extracomunitari, e chi invece ce l’ha soggetto a scadenza e cioè il 33%. Restituire un quadro chiaro è la base fondamentale per iniziare a governare il processo dei prossimi anni”.
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