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15 Giugno 2020

Studio CASMEF-Luiss – Il contributo del settore del tabacco alla fase di ripartenza

Secondo uno studio condotto dal centro per gli studi Monetari e Finanziari (CASMEF) dell’Università Luiss Guido Carli, gli interventi volti a ristabilire l’equilibrio fiscale tra le sigarette tradizionali e i prodotti a tabacco riscaldato contribuirebbero ad un aumento di gettito di 500 milioni di euro nel solo 2020

Il Centro Arcelli per gli Studi Monetari e Finanziari (CASMEF) dell’università Luiss Guido Carli ha pubblicato uno studio che analizza lo stato del mercato del tabacco in Italia, con un focus sull’attuale livello di tassazione delle sigarette a combustione e dei prodotti a tabacco riscaldato. Lo studio è stato condotto dai professori Stefano Marzioni, docente presso l’Università N. Cusano e ricercatore del CASMEF-Luiss, Alessandro Pandimiglio e Marco Spallone, entrambi docenti presso l’Università Chieti-Pescara G. d’Annunzio e ricercatori del CASMEF-Luiss.

Oggi in Italia il mercato dei tabacchi lavorati presenta una situazione in continua evoluzione, che vede un sensibile calo della domanda di sigarette a combustione, con valori che si attestano sui 64 miliardi di unità vendute nel 2019 a fronte degli 87 miliardi registrati nel 2010 (un calo del 26,4% in dieci anni). La riduzione della vendita delle sigarette tradizionali è almeno in parte motivata da un costante aumento della tassazione (IVA e accise), che nel 2019 ha raggiunto il 78% del valore di un pacchetto di sigarette di prezzo medio, e un conseguente aumento dei prezzi al consumo. Una tale incidenza della tassazione è certamente giustificata dall’interesse pubblico connesso al consumo di un bene ritenuto dannoso per la salute di tutta la collettività .

Complessivamente nel 2019 le sigarette a combustione hanno rappresentato più del 93% del gettito erariale proveniente dall’intero mercato del tabacco, con un contributo totale di 12,7 miliardi di euro, di cui circa 9,8 miliardi di euro di sola accisa, cui si aggiungono circa 2,9 miliardi di euro di IVA.

Diversamente da quanto descritto per i prodotti a combustione, il comparto delle sigarette a tabacco riscaldato appare invece in forte espansione, tanto che è possibile individuare un trend di aumento che verrà probabilmente confermato anche quest’anno. A pochi anni dalla loro introduzione, avvenuta nel 2014, nel 2019 i prodotti HTP (Heated Tobacco Product) hanno infatti raggiunto una quota di mercato superiore al 5%. Con il settore delle sigarette tradizionali in costante declino, è dunque plausibile che nel 2020 gli HTP possano crescere ancora e raggiungere una quota di mercato del 7% in termini medi annui.

Nonostante il settore sia in forte espansione, il regime fiscale a cui sono sottoposti i prodotti a tabacco riscaldato è sostanzialmente costituito da un’accisa specifica, che nel 2018 era pari al 50% rispetto all’accisa pagata da una sigaretta tradizionale di prezzo medio e che nel 2019 è stata dimezzata fino all’attuale 25%.

Tale scelta ha avuto conseguenze dirette sulle entrate fiscali, visto che ad un deciso aumento delle vendite dei prodotti a tabacco riscaldato (pari al 117%) è corrisposto un incremento del gettito erariale soltanto del 10%, dai 122.2 milioni di euro del 2018 ai 134.3 milioni di euro del 2019.

Un elemento importante del dibattito, inoltre, risiede nell’impossibilità di giustificare la tassazione agevolata sul piano delle finalità di salute pubblica. Allo stato attuale, infatti, in Italia, pur esistendo una rigorosa procedura definita dall’Istituto Superiore di Sanità , non esiste per nessun operatore la possibilità di definire i prodotti HTP a rischio ridotto. Il Governo stesso, quindi, al momento non riconosce alcun beneficio a livello medico-sanitario nel passaggio dal consumo di sigarette a combustione a quello di prodotti a tabacco riscaldato.

Alla luce dell’andamento della domanda di prodotti a tabacco riscaldato, la cui crescita è ancora in fase di accelerazione e che non sembra risentire tanto delle variazioni di prezzo in aumento o in diminuzione, quanto piuttosto di un cambiamento delle preferenze dei consumatori, soprattutto giovani, lo studio evidenzia come sia dunque opportuno portare la tassazione dei prodotti HTP dal 25% almeno all’80% dell’accisa esistente sulle sigarette a combustione di prezzo medio. Infatti, anche assumendo che la crescita del mercato nel 2020 corrisponda alla metà di quella avvenuta nel 2019, il maggior gettito potenziale da accise e IVA si attesterebbe al di sopra dei 500 milioni di euro. Si rileva dunque che un una tassazione dei prodotti a tabacco riscaldato equivalente all’80% produrrebbe un importante incremento di gettito per lo Stato, soprattutto in un momento di estrema necessità come quella attuale, senza che ciò comporti un sensibile calo delle vendite o generi un impatto negativo su un settore in forte crescita.

“In un periodo complesso come quello che stiamo vivendo è fondamentale che le istituzioni predispongano una politica economica chiara, che riduca quanto più possibile gli effetti negativi causati dal blocco delle attività avvenuto nei mesi di marzo e aprile “ ha dichiarato il Prof. Marco Spallone. “A tal proposito un contributo potrebbe provenire dal settore dei tabacchi lavorati, un comparto fondamentale che ogni anno fornisce un gettito erariale rilevante per le casse dello Stato”.

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