AGIPRESS – In base ai dati Istat 2023 la regione Trentino Alto Adige, con oltre 27 mila ettari coltivati (oltre il 48 % del totale) con circa 13 milioni di quintali (59% del totale), è al vertice della produzione di mele in Italia, con la provincia di Trento al secondo posto dopo quella di Bolzano con poco meno di 10 mila ettari e 5 milioni di quintali prodotti. A dar credito all’ importanza che il settore riveste per la regione e per l’ economia nazionale è la presenza di alcune realtà cooperative, una delle quali è certamente il Consorzio Melinda, nato a Cles in Val di Non nel 1989, al quale afferiscono 3532 produttori raggruppati in 16 cooperative situate in Val di Non e Val di Sole che su una superficie di circa 7290 ettari garantiscono una produzione media annua di oltre 40000 tonnellate.
Numerose le realtà cooperative, tra queste Melinda particolarmente attenta alla sostenibilità . La realtà trentina da anni è impegnata nel rendere il più sostenibile possibile produzione e politiche, facendo diventare questa attenzione alla sostenibilità un valore imprescindibile di sviluppo e marketing. In particolare a dare risalto alle politiche green e rappresentare un vero fiore all’ occhiello per l’ azienda è lo stoccaggio dei frutti che avviene in celle ipogee a 300 metri di profondità all’ interno di gallerie nelle Dolomiti dove sono state create 34 celle, lunghe 25 metri in grado di stoccare fino a 1000 quintali di mele in grado di garantire la conservazione in atmosfera controllata. La struttura ipogea, ricavata nelle cave di Riomaggiore, è frutto di un idea che risale al 2012, partita dalla verifica degli effetti di alcuni materiali di costruzione delle grotte su i parametri da attenzionare per la conservazione delle mele, quali perdita di peso, caratteristiche organolettiche, sistemi di tenuta dell’atmosfera controllata.
Questa modalità di conservazione rapportata ai magazzini tradizionali permette di intervenire positivamente su diversi fattori. Innanzitutto sulla riduzione dei costi energetici che vengono abbattuti fino al 60% sfruttando le proprietà isolanti della roccia e all’ assenza dei picchi di temperatura estivi e autunnali, e alla sua costanza durante l’ anno, ma anche sui consumi idrici grazie all’ integrazione del ciclo del freddo con i serbatoi di accumulo ipogeo per l’ acqua irrigua, che acqua può essere utilizzata per asportare il calore estratto dagli impianti frigo. In questo modo è possibile disporre di grandi volumi per pre raffrescare le mele, tali da permettere lo svolgimento di questa fase in circa 24 ore, fino al raggiungimento della temperatura ottimale di conservazione prima che le mele vengano inviate in cella e garantire una idonea shelf life. Altro aspetto importante è legato al fatto del non utilizzo e allo smaltimento di materiali isolanti non necessari in quanto sostituiti dagli effetti positivi della roccia stessa.
Per fare dei paragoni “calzanti” in termini di risparmio, quello idrico equivale all’ utilizzo di 10 piscine olimpioniche, in termini di spazio a 10 campi di calcio, a materiale isolante pari al contenuto di 85 tir e alla corrente elettrica necessaria per 13 mila famiglie. Dal PNRR un aiuto alle pratiche di sostenibilità di Melinda, ed in particolare allo stoccaggio. Una delle fasi della filiera delle mele, probabilmente la più delicata, sotto l’ aspetto della sostenibilità economica ed ambientale e dei parametri tecnici ai quali deve rispondere, è rappresentata dallo stoccaggio che deve avvenire in apposite celle frigorifere e nel caso trentino interessa le già citate strutture ipogee. Per questo il Consorzio ha deciso di intervenire sulla sostenibilità di questa fase riuscendo a sfruttare un fondo a valere sul PNRR afferente alla misura M2, “rivoluzione verde e transizione ecologica”, componente C1, “economia circolare e agricoltura sostenibile” investimento 2.1 “sviluppo della logistica per i settori agroalimentare, pesca ed acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo”, nella cui graduatoria finale è risultata al secondo posto con novantadue punti permettendole di ottenere una agevolazione di oltre 4 milioni di euro, che rappresentano il 40% dei 10 milioni di euro necessari per la realizzazione dell’ opera, il cui varo dovrebbe avvenire nell’ estate 2024.
L’ attenzione dell’azienda è rivolta in particolare al trasporto verso le strutture dedicate, fase durante la quale generalmente si ha un elevato consumo di CO2 che si traduce con la messa su strada di 6 mila tir per una percorrenza complessiva di oltre 12 mila Km ogni anno. In questo modo rendere sostenibile la fase di trasporto delle mele dalla sala di lavorazione situata nel comune di Predaia fino alla miniera di Rio Maggiore rappresenterà una nuova voce nelle pratiche di sostenibilità aziendali. Più in dettaglio il tragitto di 1,3 Km comprensivo di 87 metri di dislivello verrà coperto dalle mele in 4,20 minuti con una velocità di 5 m/s. Mele che saranno trasportate grazie una monofune (una vera funivia) costituita da undici piloni di sostegno, sei dei quali all’ interno di una galleria. che permetterà al prodotto di raggiungere le cave e dopo ulteriori 430 metri la sala di stoccaggio, trasportando 460 bins (i classici contenitori per la frutta), inizialmente con quindici viaggi in un aumento del 30% previsto a regime, incrementando di 40 mila tonnellate il quantitativo stoccate nelle celle sotterranee. AGIPRESS