DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

27 Marzo 2014

SCOMPENSO CARDIACO – Solo in Toscana 7 mila casi ogni anno, speranze dalla ricerca

Una sindrome invalidante, potenzialmente letale, che colpisce quasi 200 mila persone in Italia ogni anno. Dalla ricerca, nuove speranze di trattamento per la riduzione dei sintomi e della mortalità

AGIPRESS “ CORTONA (AREZZO) – Improvvisa sensazione di annegamento, rapido aumento di peso dovuto all’accumulo di liquidi in tutto il corpo, battito cardiaco irregolare: sono questi i sintomi più frequenti dello scompenso cardiaco acuto. Sindrome invalidante, per la quale il cuore perde progressivamente la capacità di pompare in modo adeguato il sangue nell’organismo e che può avere conseguenze letali.

IL FENOMENO – Dei pazienti colpiti, il 3-4 % non sopravvive al primo episodio, il 20-30% muore nell’arco di un anno, il 70% entro 5 anni. Lo scompenso cardiaco acuto è ancora più aggressivo di alcuni tumori avanzati, infatti, considerando la finestra temporale di 5 anni, ha un tasso di mortalità doppio rispetto alla mortalità dovuta al tumore al seno (35%) ed è superiore a quella causata dal tumore all’intestino (65%). Un fenomeno in crescita – si tratta della più comune causa di ospedalizzazione per i pazienti con più di 65 anni – che in Italia registra quasi 200 mila casi ogni anno, 7 mila solo nella regione Toscana. Oggi, finalmente, dalla ricerca arrivano nuove speranze di cura.

“Lo scompenso cardiaco acuto è una malattia che ha numeri molto alti e in crescita. Nel nostro ospedale abbiamo dai 150 ai 200 ricoveri l’anno.” “ spiega Franco Cosmi, responsabile del reparto di Cardiologia dell’Ospedale Santa Margherita di Cortona “ “A preoccupare sono anche i dati relativi alle riospedalizzazioni: nella nostra struttura il 25% dei pazienti è costretto a ritornare in ospedale entro un anno”.

LE CAUSE – Oltre all’infarto, le più comuni cause che possono condurre a un episodio di scompenso acuto sono aritmia, ipertensione, danno permanente alle valvole cardiache, aterosclerosi, eccesso di alcol. I numeri confermano che si tratta di una patologia che non va sottovalutata. Oltre ad un forte impatto sulla qualità della vita del paziente anche gli sforzi economici a carico della famiglia e del nostro Servizio Sanitario Nazionale non sono affatto indifferenti, se si considera che questi ultimi sono la seconda voce di costo per ricoveri dopo quelli per le gravidanze.

TRATTAMENTI – Nonostante la crescente incidenza degli ultimi anni dello scompenso cardiaco acuto, le modalità di trattamento sono rimaste invariate. ” Quando il paziente arriva al Pronto Soccorso in preda ad un attacco “ spiega Cosmi “ il protocollo base consiste nel ridurre la dispnea e la congestione del corpo attraverso la somministrazione di ossigeno e diuretici. Di fatto però negli ultimi anni, non sono stati fatti grandi passi in avanti nelle modalità di trattamento di questa malattia.”

LA RICERCA – La ricerca tuttavia continua a lavorare per di ridurre i sintomi, proteggere gli organi e abbattere le riospedalizzazioni e la mortalità . “Anche la nostra struttura è coinvolta nella sperimentazione. Negli scorsi anni abbiamo partecipato allo studio su una nuova molecola, serelaxina, al fine di valutare se fosse in grado di ridurre sia la sintomatologia in fase acuta che la mortalità ” “ commenta Cosmi “ “I risultati sono stati positivi e anche in parte inaspettati. A breve, partirà una seconda fase dello studio, con l’obiettivo di confermare i primi risultati” “ conclude Cosmi. Accanto alle terapie farmacologiche, per fermare la crescente incidenza dello scompenso cardiaco acuto, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, un ruolo importante è giocato dalla prevenzione, come sottolinea Cosmi: “Uno stile di vita sano che preveda l’attività fisica e una dieta equilibrata per il controllo del peso sono cruciali soprattutto in quei soggetti che vengono considerati a rischio”.

Agipress

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