AGIPRESS – Il World Mental Health Day rappresenta un’occasione per riflettere sull’importanza della salute mentale e sul suo ruolo fondamentale nel nostro benessere quotidiano. Quest’anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità pone l’accento sul benessere dei lavoratori, sottolineando come “ambienti di lavoro sicuri e sani possono agire come un fattore protettivo per la salute mentale”. Secondo l’ETUC – European Trade Union Confederation, circa il 40% dei casi di depressione nell’Unione Europea sono collegati a fattori stressanti legati al lavoro, come una cattiva organizzazione, over work, disponibilità costante, precariato e condizioni di eccessiva pressione lavorativa. Anche i Millennial e la Gen Z sono particolarmente sensibili a queste dinamiche: secondo una ricerca riportata dal World Economic Forum, il 40% della Gen Z e il 35% dei Millennial si sentono spesso stressati, impauriti o ansiosi, con molti che segnalano episodi di burnout.
Proprio in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, il Consiglio Nazionale dei Giovani ha strutturato uno strumento di misurazione unico (Indice di WELL-FARE) che non si limita ad analizzare la semplice equazione tra benessere e salute mentale dei giovani ma, in una prospettiva del tutto innovativa, integra le quattro dimensioni del Benessere Individuale (percezione di sé, salute fisica, motivazioni, capacità di gestire le emozioni), del Benessere Relazionale (famiglia, rapporti amicali, rapporto con la comunità), del Benessere Spaziale (ambiente, sicurezza, qualità dell’abitare) e del Benessere Sociale (partecipazione sociale, adesione ai modelli culturali dominanti, capacità di cogliere le opportunità). “L’indice indica che le relazioni con gli amici sono spesso il primo supporto emotivo, molto più della famiglia, soprattutto per le ragazze, che in numeri percentuali risultano fare più fatica a gestire emozioni e autostima. La centralità dei comportamenti alimentari e dello stile di vita per il benessere psico-fisico – spiega la Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani (CNG), Maria Cristina Pisani – appare ampiamente condivisa e trasversale, risultando il grado di accordo sempre vicino al 90% in tutte le componenti del campione; in particolare quello femminile sembra registrare una maggiore sensibilità. Il dato che mi preoccupa maggiormente è vedere come ancora ci siano difficoltà nel sentirsi ascoltati, integrati e accolti negli ambienti sociali e fisici. Non è un caso che solo il 7,1% dei giovani giudichi “ottimo” il livello di soddisfazione per la qualità dell’ambiente in cui vive (spazi, relazioni, sicurezza, inquinamento), o che per il 21,8% le esperienze/situazioni di isolamento subite abbiano influenzato “molto” negativamente il proprio benessere psicologico con una percentuale che sale al 39,5% quando si indagano gli effetti “piuttosto negativi”. La maggiore preoccupazione che emerge leggendo i dati – prosegue la Presidente del CNG – è invece il ridotto numero di giovani che, pur provando un disagio psicologico, chiede aiuto. Parliamo del 27,9% su un 75% che dichiara di aver sentito il bisogno di un supporto psicologico”.
FOCUS DI APPROFONDIMENTO
Benessere Individuale più basso tra le giovani, pesano l’autostima, la percezione del sé e la capacità di gestire le emozioni – All’interno dell’indice del benessere individuale (il cui valore risulta pari a 65,6/100, che sale a 69,6 tra i maschi contro 62 tra le femmine), il punteggio più alto è assegnato dai giovani intervistati al proprio stato di salute fisica (71), seguito dal livello generale di salute e benessere e dalla soddisfazione per il proprio carattere e personalità (rispettivamente 67,2 e 67,1). Più distanziati gli indicatori relativi al livello di energia e motivazione (punteggio pari a 63,5) e alla capacità di gestire le emozioni (59,4), invece centrali per tutte le funzioni del percorso evolutivo e per una positiva costruzione della dimensione sociale e relazionale. Più in dettaglio, a considerare “ottimo” il proprio livello generale di salute e benessere è il 13,9% del campione, mentre il 48,4% lo definisce “buono” e, il 31,4% “discreto”, mentre residuale risulta la percentuale dei giovani che esprime un giudizio apertamente negativo, definendolo “cattivo” (5,3%) o, addirittura, “pessimo” (1%).
Le relazioni amicali pilastro del Benessere Relazionale dei giovani. Nella famiglia, diffuse difficoltà di ascolto – La dimensione del benessere relazionale è quella che ottiene il punteggio più alto (69,3, che sale a 71,3 tra i maschi, scendendo a 67,5 tra le femmine), tra quelle che compongono l’Indice sintetico di Well-Fare. Anche in questo caso il valore dell’indice risulta più elevato tra i giovani della fascia “30-35 anni” (71,3/100), mentre il campione di 15-19 anni presenta il risultato inferiore (pari a 66,9), con uno scarto di tre punti dagli intervistati di “20-24 anni” (69,7) e di “25-29 anni” (69,0). Tra le sei variabili selezionate per definire il benessere relazionale, la maggiore soddisfazione deriva dalle relazioni amicali (71,1) e dal supporto ricevuto dagli amici (punteggio 73,8), con scarti non marginali rispetto alla risposta della famiglia sia in termini di supporto (69) sia, soprattutto, di ascolto (68); ancora inferiore risulta infine il punteggio assegnato allo “specchio sociale”, cioè all’apprezzamento ricevuto dalla comunità (con un indice pari a 67,6), mentre il risultato più basso (pari a 65) è quello assegnato al livello di integrazione nella società. Il campione maschile registra in tutti i casi indici di soddisfazione superiori alla componente femminile, con valori mediamente superiori a 7 punti; tra le giovani, gli indici risultano quindi decisamente più bassi, avvicinandosi a quelli del campione maschile soltanto in relazione al “supporto degli amici” (con un punteggio pari a 73/100, contro 74,7 tra i maschi). Le maggiori criticità si osservano in relazione all’integrazione nella società (punteggio pari a 64,9) e all’ascolto in famiglia (dove il voto risulta pari a 65,4, a fronte di 70,8 tra i loro coetanei maschi). Passando all’analisi descrittiva dei risultati, a considerare “ottime” le proprie relazioni amicali è un intervistato su 4 (il 24,4%), ovvero una percentuale sostanzialmente analoga a quella che le definisce “discrete” (24,8%). Ben più numerosi risultano gli intervistati che esprimono un livello di soddisfazione “buono” (44,3%), mentre piuttosto marginali risultano le percentuali dei giudizi apertamente “negativi”, che le definiscono cioè “cattive” (4,4%) o “pessime” (2,1%).
Uno spazio sociale accogliente, sicuro e ricco di servizi per consentire il Benessere Spaziale dei giovani – Per quanto riguarda la dimensione del benessere spaziale dei giovani, declinata come giudizio sulla qualità dell’ambiente fisico e sociale in cui vivono, il valore dell’indice emerso tra gli intervistati, pari a 56,9, conferma un punteggio tra i maschi (60,4) nettamente superiore a quello delle femmine (53,7), così come una maggiore soddisfazione tra i giovani del Nord (58,2) rispetto a quelli del Centro (57) e del Sud (55,2).
In termini più analitici soltanto il 7,1% dei giovani giudica “ottimo” il livello di soddisfazione per la qualità dell’ambiente in cui vive (spazi, relazioni, sicurezza, inquinamento, ecc.), mentre la frequenza di quanti lo definiscono “buono” (36,2%) è inferiore a quella del termine “discreto” (38,1%). Infine, quasi un quinto dei giovani esprime una valutazione apertamente negativa, definendo la qualità dell’ambiente in cui vive “cattiva” (14,6%) o “pessima” (4%). Osservando inoltre il peso attribuito dai giovani ai diversi fattori ambientali nel determinarne il livello di benessere, l’offerta di servizi pubblici (trasporti, sanità, istruzione, ecc.) è considerata essenziale, raccogliendo un punteggio medio pari a 91,9 (in una scala da 0 a 100), così come avviene anche per la disponibilità di spazi in cui sentirsi a proprio agio (91,1) e per il fatto di sentirsi al sicuro nel proprio quartiere (88,6). Più distante il punteggio assegnato alla possibilità di vivere in un’abitazione di proprietà (77,7).
La capacità di valorizzare le opportunità cui si è avuto accesso, quale chiave del Benessere Sociale dei giovani – All’interno dell’Indice sintetico di Well-Fare, la dimensione del benessere sociale ottiene un punteggio medio pari a 63,7 (63,1 tra le femmine e 64,4 tra i maschi), collocandosi anch’essa nell’area della “prevalente soddisfazione”. Ancora una volta il risultato più alto è indicato dal campione della fascia “30-35 anni” (66,4), seguita dalla fascia “15-19 anni” (65,3), mentre punteggi medi inferiori si rilevano tra i giovani delle due fasce “intermedie” (62,9 in quella “20-24 anni” e 63,4 in quella “25-29 anni”). Tra i singoli fattori considerati, le maggiori criticità si rilevano per la partecipazione attiva (con un valore pari a 52,8), mentre quasi sovrapponibili, e decisamente più alti, risultano i punteggi attribuiti dagli intervistati alla soddisfazione per le condizioni sociali di partenza (69) e per la propria capacità di valorizzare le opportunità cui si è avuto accesso (69,3). Accanto a quanto sopra evidenziato, i giovani intervistati attribuiscono una forte rilevanza ai modelli sociali/culturali condivisi, definendoli “importanti” con il 67,4% delle adesioni, anche se circa un terzo del campione esprime la valutazione contraria, definendoli “poco” (28,5%) o “per niente importanti” (4,1%). Il 21,8% del campione afferma inoltre che le esperienze/situazioni di isolamento subite (esperienza condivisa da quasi 9 intervistati su 10) hanno influenzato “molto” negativamente il proprio benessere psicologico, mentre per il 39,5% hanno avuto effetti “piuttosto negativi”. Gli effetti negativi dell’isolamento sembrano riguardare più diffusamente le giovani donne, che nel 67% dei casi riconoscono un impatto “molto” o “abbastanza negativo” (contro il 54,9% dei maschi); allo stesso modo, la fascia più colpita risulta essere quella di “20-24 anni”, che nel 64,5% dei casi segnala conseguenze negative derivanti dalle esperienze di isolamento, seguita dal campione di 15-19 anni (60,3%) e di 25-29 anni (60,9%).
UN ATTEGGIAMENTO OTTIMISTICO – Al di là delle criticità sottolineate, i giovani si collocano complessivamente nell’area di una “prevalente soddisfazione” per le diverse dimensioni che definiscono il benessere, esprimendo in termini prospettici un atteggiamento ancora più positivo e di prevalente fiducia. Gli intervistati “prevalentemente” (38,6%) o “totalmente ottimisti” (5,1%) rappresentano infatti la maggioranza relativa del campione (pari al 43,7%, che scende al 38,7% tra le giovani donne, salendo al 49,1% tra i maschi). Il 33,2% dei giovani si dichiara invece “né pessimista né ottimista”, mentre il restante 24,1% (poco meno di 1 intervistato su 4), vede in futuro in termini pessimistici. A manifestare maggiore ottimismo è il campione della fascia 15-19 anni (50,5% delle indicazioni), seguiti dai 30-35enni (46,6%) e dai 20-24enni (44,7%), mentre le più forti criticità si riscontrano tra i 25-29enni, pessimisti nel 25,6% dei casi (e ottimisti soltanto nel 39,5%). Un futuro più positivo è inoltre prefigurato dai giovani del Nord, “ottimisti” nel 45,9% dei casi, a fronte del 42,7% tra quelli del Sud e del 40,6% al Centro. Anche sul fronte delle previsioni nel medio periodo, la maggioranza degli intervistati immagina che la propria condizione tra 5 anni sarà migliore di quella attuale: per il 48,8% sarà leggermente migliore e per un significativo 20,7% sarà “molto migliore”. Soltanto l’8,8% prevede un peggioramento della propria condizione tra 5 anni (11,4% al Sud), mentre un giovane su 5 (il 21,6%) prevede una sostanziale stabilità.
Davide Lacangellera
AGIPRESS