AGIPRESS – La crisi del clima ci costa almeno 16 milioni di dollari l’ora, secondo gli scienziati. È quanto emerge da uno studio condotto dal professor Ilan Noy, della Victoria University di Wellington, in Nuova Zelanda, in collaborazione con la collega Rebecca Newman. Lo studio, pubblicato sulla rivista, Nature Communications, ha rilevato costi medi di 140 miliardi di dollari l’anno dal 2000 al 2019, ma la cifra varia in modo significativo di anno in anno. Addirittura, gli ultimi dati mostrano costi per 280 miliardi di dollari nel solo 2022. Per la prima volta, quindi, una ricerca ha calcolato i costi materiali da attribuire direttamente al riscaldamento globale causato dall’uomo. E sembra anche che la valutazione sia piuttosto ottimistica.
Gli autori hanno prodotto le stime combinando i dati delle perdite economiche con quelli su quanto il riscaldamento globale abbia peggiorato gli eventi meteorologici estremi, tra cui emergono quelli che hanno determinato maggior impatto le tempeste, le ondate di calore (16%), ma anche inondazioni e siccità (10%). I due terzi dei costi dei danni derivano dalla perdita di vite umane, mentre il restante terzo dalla distruzione di beni, di immobili e proprietà . Nello studio si stima che negli ultimi 20 anni siano state almeno 1,2 miliardi le persone morte a causa della crisi climatica. A ogni vita è stata attribuito un valore statistico pari a 7 milioni di dollari, facendo una media delle cifre usate come riferimento negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Ma i ricercatori sottolineano peraltro che la mancanza di dati, in particolare nei Paesi a basso reddito, significa che è molto probabile che le cifre siano sottostimate. Del resto nel calcolo non sono inclusi i costi climatici aggiuntivi, come quelli dovuti al calo della resa dei raccolti e dall’innalzamento del livello del mare. E lo stesso Noy afferma che considerare solo il danno economico causato alle infrastrutture dei Paesi ricchi, distorcerebbe pesantemente le stime dei costi, e “che i costi potrebbero essere di molto superiori a quelli della ricerca” come ha dichiarato al Guardian, visto che gran parte dei danni di derivazioni da eventi metereologici estremi colpiscono in particolare i Paesi più poveri. Inoltre, non è stato possibile recuperare il numero esatto di persone vittime dei disastri: è il caso delle stime sui decessi causati dalle ondate di caldo, disponibili in Europa ma non nel resto del mondo. AGIPRESS
Maria Grazia Ardito – Stradenuove