AGIPRESS – Le polveri sottili non sono biodegradabili né biocompatibili quindi sono patogene. Gravi sono le responsabilità dell’uomo sulla loro formazione che sta rapidamente cambiando le condizioni ambientali del pianeta. Pensiamo solo a città come Nuova Delhi, tra le più inquinate al mondo, dove con l’arrivo del freddo tornano drammatici i livelli di superamento dei limiti, 40 volte superiore al limite massimo, tanto da indurre il governo a prendere misure estreme come la pioggia artificiale. Intanto la scienza continua a lanciare allarmi per la salute umana. Uno studio coordinato dal Cnr-Isac e svolto in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e le Università ˜Bicocca’ e la ˜Statale’ di Milano, dimostra, infatti, che l’esposizione a nanoparticelle da traffico veicolare in ambiente urbano può generare risposte pro-infiammatorie nell’epitelio polmonare anche a basse concentrazioni di materiale particolato fine, le cosiddette polveri sottili. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports. “La metodologia, da noi messa a punto nel 2017 per la prima volta, si basa sull’esposizione diretta di cellule bronchiali umane in campo (laddove è possibile caratterizzare online il PM2,5, in questo caso in Pianura Padana), ed è stata sviluppata per studiare gli impatti sulla salute alle basse concentrazioni di particolato fine”, spiega Francesca Costabile, ricercatrice del Cnr-Isac.
I risultati indicano che esiste una significativa probabilità che le risposte pro-ossidative e infiammatorie possono essere alte (aumentando quindi il rischio di malattie polmonari) a concentrazioni molto basse di PM2,5 se queste sono accompagnate da alte concentrazioni di monoparticelle e composti tossici. “Quindi, a basse concentrazioni di PM2,5, le nanoparticelle possono fungere da ˜cavallo di troia’ nel polmone per alcuni composti tossici e, di conseguenza, aumentare le probabilità di malattie polmonari” conclude la ricercatrice. Le situazioni che attivano tale meccanismo sono quelle che conosciamo bene: durante le ore di punta del traffico veicolare, ad esempio, subito dopo una forte pioggia che, solitamente, tende a ripulire l’aria dalle ˜particelle grandi’, e ad abbassare la concentrazione di PM2,5. Lo studio propone raccomandazioni per nuove linee guida sul PM2,5, che potranno essere di supporto alla stesura della nuova normativa sulla qualità dell’aria. Una nuova mappa visuale europea della qualità dell’aria urbana, messa a punto da poco, serve a consentire di verificare i livelli di inquinamento atmosferico a lungo termine nella propria zona di residenza. Infatti, in molte città europee l’inquinamento atmosferico è problema grave, che rappresenta un rischio reale per la salute. L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha perciò presentato una mappa visuale della qualità dell’aria nelle nostre città . AGIPRESS
Maria Grazia Ardito – Stradenuove