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3 Marzo 2025

PICCOLI BORGHI CRESCONO. LA SFIDA DI ALIANO CAPITALE

il commento di MARCELLO MANCINI

C’è una gara che pochi conoscono, ma che esalta le bellezze del nostro Paese e traccia un cammino futuro di sviluppo. E’ quella che si gioca in questi giorni fra grandi città e borghi remoti, per diventare Capitale italiana della cultura per il 2027. Da Brindisi a Gallipoli; da La Spezia a Pompei; da Savona ad Alberobello; da Pordenone a Sant’Andrea di Conza; da Reggio Calabria ad Aliano. Fra i centri favoriti, proprio Aliano, piccolo comune della Basilicata, in provincia di Matera, famoso per aver accolto al confino durante il regime fascista, Carlo Levi, l’autore del celebre libro <Cristo si è fermato a Eboli>.

Aliano è una comunità piccola ma vivace, che proprio dal seme lasciato negli anni Trenta da Levi, è riuscita nel tempo a far crescere le sue prospettive culturali e sociali, ampliando i suoi orizzonti e, soprattutto, ha saputo costruire un modello da seguire anche per altri piccoli comuni italiani. Non è soltanto un investimento turistico, quello di Aliano, ma proprio la rivalutazione di una terra che per molti decenni del secolo scorso, ha sofferto la povertà, il disagio sanitario e, per molti versi l’arretratezza che ha caratterizzato la terra del Meridione.

Oggi Aliano è una piccola gemma incastonata in un paesaggio di burroni, crete, aspri saliscendi, che però va oltre le sue bellezze naturali. Perché esprime un festival stabile di cultura e di iniziative, e rappresenta un teatro di vita vera: ha musei e mostre permanenti, soprattutto ha la volontà della sua gente che crede nel recupero della propria identità.

Perciò si è candidata a Capitale della cultura, come già aveva fatto nel 2018 e nel 2024, con l’obiettivo di promuoversi, ovviamente, però anche di esportare e far conoscere ancora di più i successi ottenuti in questi anni. La figura di Carlo Levi ha fatto da apripista per la straordinaria efficacia del messaggio che lo scrittore e artista torinese ha trasmesso alla cultura italiana e alla storia del nostro Paese, dal fronte dell’antifascismo di cui è stato fra i protagonisti. <Aliano Capitale> sarebbe anche un riconoscimento a quel ceto culturale che dai disastrosi anni della guerra è emerso come gigante della libertà e della democrazia.

Ma il motivo di <Aliano Capitale> è anche un riscatto dei piccoli borghi sulle grandi città, e un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul fenomeno dello spopolamento e prendersi cura del territorio come bene comune.

Un territorio fragile, che ha vissuto sulla propria pelle il senso dell’abbandono, esposto a eventi climatici che spesso provocano disastri. Ai quali però si pone rimedio con difficoltà. Queste piccole terre del Sud possono diventare attori fondamentali nella lotta contro fenomeni estremi attraverso la gestione sostenibile delle acque, la riforestazione e il recupero di antichi percorsi rurali.

La corsa per diventare Capitale è il confronto fra i centri urbani più conosciuti, dove il turismo di massa trova già strutture adeguate e una programmazione vasta; e le piccole aree interne, spesso segnate dall’isolamento e dal rischio della fuga degli abitanti, ma depositarie di tradizioni secolari.

E’ una competizione simbolica, prima ancora che economica, e dimostra che la spinta a rinascere non può più ignorare le potenzialità delle comunità interne, speso a torto ritenute <marginali> . La Convenzione Europea del paesaggio, firmata a Firenze 25 anni fa, stabilisce che ogni territorio ha il diritto di essere tutelato non solo per il proprio valore storico, ma anche per il contributo che offre al benessere collettivo.

Perciò <Aliano Capitale> è una sfida coraggiosa e anche un simbolo di coesione civile.

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