Alla luce degli ultimi avvenimenti, qual è la situazione del settore farmaceutico in Italia?
Difficile guardare il bicchiere mezzo pieno quando le buone notizie sono molto poche. L’Italia è di nuovo ultima nelle previsioni della Commissione europea di crescita del PIL per il 2020. Un +0,3% che può essere ulteriormente logorato dagli effetti ancora imprevedibili del coronavirus.
Le (poche) buone notizie vanno però esaltate e soprattutto dovrebbero diventare il paradigma per provare a ridefinire l’agenda di Governo. Con tutto il rispetto per i tavoli tematici della Presidenza del Consiglio e per l’orizzonte di legislatura al 2023, facciamo intanto leva su quanto è in grado di darci qualche soddisfazione.
E’ il caso della farmaceutica, settore ormai stabilmente anticiclico, unico con il segno più in tutti i bollettini ISTAT degli ultimi anni sia in termini di valore della produzione sia in termini di esportazione. L’Italia ha ormai stabilmente superato la Germania e i farmaci qui prodotti curano pazienti nei quattro angoli del pianeta. Una notizia ancora più sensazionale nel momento in cui tutti invochiamo a gran voce il primato della scienza e dei vaccini contro il rischio di pandemia dalla Cina. Anche gli stessi che fino a poco tempo fa vedevano negli scienziati degli stregoni e nelle case farmaceutiche dei demoni del profitto. Ma questa è la rapidità delle emozioni, come recita il bel libro di William Davies, “Stati nervosi”.
Per tutte queste ragioni, oggi la farmaceutica merita di più.
Innanzitutto in termini di attenzione dal Governo e, più in generale, dalla politica. Un settoere che per sua natura genera ricerca, innovazione, buona occupazione e il bene per tutti più prezioso, la salute, dovrebbe essere al primo posto dell’agenda politica. L’Italia peraltro è un unicum mondiale, grazie alla presenza bilanciata di aziende a capitale italiano e internazionale. Abbiamo cosଠraggiunto lo scorso anno i 33 miliardi di valore della produzione, con una quota di export pari all’85%; 67mila addetti (+10% in 5 anni) e 200 tra fabbriche e centri di ricerca.
Merita più attenzione anche da parte del sistema delle imprese. Confindustria si appresta al rinnovo dei vertici e probabilmente a varare una nuova governance. La farmaceutica deve essere al centro del programma di governo del nuovo presidente e della sua squadra. In questo senso, va dato atto a Licia Mattioli di aver dedicato spazio e attenzione anche nel suo programma a questo settore, con una visione lucida ed una sensibilità anche su tematiche tecniche ma crucuali per la sostenibilità del comparto delle scienze della vita nel medio “ lungo termine.
Infine, merita più attenzione da parte della sua stessa rappresentanza. Può apparire paradossale, ma dalla finestra e dai corridoi della politica si avverte da tempo un certo scollamento tra l’efficacia e la capacità di presidio di Farmindustria e le storie spesso straordinarie delle imprese e degli imprenditori che ne fanno parte. Il mondo “ e l’Italia in particolare “ sono cambiati drammaticamente in pochi anni. Il passo del cambiamento è troppo rapido per mantenere lo status quo.
Se ci sarà piena convergenza su un’agenda condivisa, la farmaceutica e più in generale le scienze della vita possono diventare il motivo per cui in Italia, anche in futuro, varrà ancora la pena investire, fare ricerca, studiare, lavorare.