AGIPRESS – “Temo che sfrutti l’attuale debolezza del nostro Stato che non pone nessuna centralità al contrasto dell’economia mafiosa”. Questa frase di Roberto Saviano a commento del pentimento di Francesco Schiavone, ex capo dei casalesi, non può non lasciare sorpresi (almeno quanto il pentimento del boss). E ciò per due motivazioni, ovviamente tecniche. Innanzitutto, la citazione “Stato”, giuridicamente sbagliata se si guarda alla finalità del commento dello scrittore, che pare volersi riferire all’oggi. Bene, se si parla dello Stato oggi, andrebbe detto “governo”, perché “Stato” comprende, all’evidenza, un ordinamento giuridico con gerarchie delle fonti codificate ed organi di presidio e rappresentanza costituzionali. Per sintesi, leggi, codici, magistratura, polizia giudiziaria, Presidente della Repubblica, Parlamento, Governo. Sono convinto che Saviano non volesse dire che le persone al servizio dello “Stato” non contrastano le mafie e i loro affari, perché il riferimento sarebbe a troppi (sopra citati), e sarebbe un tantino grave, ancorché colposo. La seconda considerazione è ai risultati. Tutti i governi hanno, a vario titolo e con diverse intensità certamente, attuato strategie di contrasto al crimine organizzato. E la riuscita sta proprio nel pentimento di Schiavone. Anche se non dirà nulla ( ma lo lascerei decidere e valutare ai nostri validissimi magistrati antimafia), il 41-bis ha fiaccato molti boss, e così i sequestri di beni e patrimoni. La lotta al riciclaggio ci pone ai vertici delle classifiche internazionali. Formiamo in Italia (anche mio indegno tramite) le polizie di tutto il mondo, che fanno a gara a venire a frequentare i nostri corsi presso gli istituti di eccellenza delle forze dell’ordine. E proprio le relazioni e i report (ne consiglio la lettura) della DNA, della Dia, dell’Uif, dell’Agenzia delle entrate, delle Forze dell’ordine danno evidenze – credo più attendibili di qualsiasi stima di noi tecnici – di sequestri, patrimoni rintracciati all’estero, operazioni di riciclaggio delle mafie stroncate. Certo, potrebbe essere non soddisfacente per la totale destabilizzazione del contesto criminale. Ma chi sta continuando l’opera di Falcone e Borsellino non mi pare sprovveduto, anche quando noi tecnici, politici, giornalisti, studiosi e scrittori sembriamo disattenti. AGIPRESS