DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

15 Aprile 2023

Aiutiamo la scienza con il censimento del parrocchetto


AGIPRESS – Bellissimi, svolazzano a centinaia mostrando il loro colore verde sgargiante e con il loro verso riconoscibile fra altri mille uccelli. Prendono d’assalto gli orti della zona e catturano l’attenzione anzitutto dei bambini. Da qualche anno sono diventati sempre più numerosi nidificando sugli alberi di molti centri urbani, nonostante le loro origini, sono i parrocchetti monaci. Questi pappagallini, dal nome scientifico Myiopsitta monachus, stanno spopolando sui nostri territori distribuendosi a macchia d’olio a partire da qualche incauto rilascio, sono una presenza alloctona, dall’impatto molto significativo sugli ecosistemi.

In Puglia la loro presenza si fa molto sentire ed ecco allora che alcune associazioni del luogo, in collaborazione con il CNR, hanno deciso di censirne la presenza sul territorio, per comprenderne la numerosità e la distribuzione delle colonie, attraverso un progetto che coinvolge attivamente i cittadini, “Parrocchetti di Puglia”.

I cittadini tendono una mano alla scienza. È un progetto che fa parte della “citizen science”, ovvero la scienza partecipata dai cittadini. Grazie all’App gratuita INaturalist, ideata dalla California Academy of Sciences e dalla National Geographic Society e facilmente scaricabile online, sarà possibile fornire elementi pratici per realizzare una stima affidabile. Basterà semplicemente fotografare i parrocchetti che si incontrano, o i nidi ben visibili sugli alberi, e caricare immagini e ubicazione sull’App dedicata: www.inaturalist.org/projects/parrocchetti-di-puglia. In questo modo si potrà dare un contributo attivo alla ricerca scientifica su questi animali. Lo scopo del progetto è individuare le aree di nidificazione su tutta la regione, per poi riuscire a quantificare il numero di colonie teoricamente presenti e disegnare i fronti di espansione di questa specie aliena ormai saldamente consolidata anche in Italia. Studiando cosଠil loro metodo di espansione si potranno avviare eventuali strategie di mitigazione del fenomeno, per cercare di rendere meno esponenziale la loro crescita.

Che impatto hanno sul territorio? Non è un caso isolato quello pugliese, in Italia nuclei di parrocchetti monaco sono sparsi un po’ lungo tutta la Penisola, con colonie anche sulle isole. Sembra che la popolazione più numerosa si trovi a Roma, dove nel 2021 è stata stimata la presenza di poco meno di 6mila individui, numero oggi certamente in crescita. L’impatto di una specie aliena cosଠconsistente come questa è da valutare. “Tra le conseguenze significative della sua proliferazione in città ci sono il disturbo diffuso ai cittadini, con le continue vocalizzazioni dei pappagalli, e i danni gli orti, ma anche l’indebolimento del patrimonio arboreo, su cui gravano i nidi dei parrocchetti. Nel 2010 è stata individuata, nella sola Molfetta (ma, con il territorio metropolitano di Bari, anche l’area della provincia Barletta-Andria-Trani è interessata dal fenomeno, ndr) una popolazione di oltre 700 individui. Crediamo che il progetto appena avviato ne censirà ormai diverse migliaia”, spiega l’ornitologo Rosario Balestrieri, tra i ricercatori coinvolti nell’iniziativa. Quello che è noto invece, è che il parrocchetto monaco è un ingordo consumatore di piante coltivate, determinando perdite anche particolarmente rilevanti a piccole e medie produzioni di ortaggi e alberi da frutto. Sotto questo punto di vista, rappresenta quindi una minaccia economica per le attività agricole urbane o adiacenti al territorio cittadino. Danni ulteriori possono essere provocati da questa specie alle alberature ornamentali, dalle quali spesso prendono ramoscelli per la costruzione dei nidi, che a loro volta possono essere talmente pesanti da spezzare i grandi rami su cui poggiano, con conseguenze per la salute della pianta e per la sicurezza pubblica dei cittadini.

Come fermare quest’esplosione di pappagalli? A censimento ultimato, si cercherà di capire come intervenire per porre fine alla proliferazione della specie. Ad oggi, non esiste una strategia condivisa a livello europeo per la gestione di questi animali nei luoghi di introduzione, ma certamente c’è la raccomandazione agli Stati di prevenire ulteriori introduzioni. Nella maggior parte dei casi le popolazioni sono talmente abbondanti e diffuse che risulta difficile mettere in pratica qualsiasi modalità gestionale, per cui la via più praticabile è quella che i cittadini non favoriscono la proliferazione alimentandoli. Si potrebbero anche rimuovere i nidi in costruzione, prima della riproduzione, in modo da ridurre la velocità di espansione della specie sul territorio. Dunque, la sorveglianza attiva dei cittadini è certamente uno strumento importantissimo per monitorare la specie e contribuire non solo alle conoscenze scientifiche, ma anche al contenimento di questa specie problematica. AGIPRESS

di Francesca Danila Toscano

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