Dalla seduzione americana alla nostalgia di casa. Non solo cinema. Fotografa, scultrice e¦politica. Di MARCELLO MANCINI
AGIPRESS – Il Novecento si chiude con ventitrè anni di ritardo. Non si può non considerare Gina Lollobrigida fra i protagonisti del secolo breve. Luminoso esempio di italianità nel mondo. Bellezza, arte e sogni. E’ stata molte cose, la <Lollo>. Attrice, certo. Ma avendo attraversato almeno tre generazioni di connazionali, l’ultima non si ricorderà nemmeno che negli anni Cinquanta fu protagonista di un film che la farà entrare nel mito del cinema: Pane amore e fantasia. Diventò la Bersagliera, a fianco di Vittorio De Sica. E per questo sarà ricordata, cioè per l’interpretazione della bella e povera popolana, a cui per due volte ha dato il volto e il prorompente corpo che turbò i sonni dei giovani italiani del Dopoguerra. Alla terza pellicola disse no, e il suo posto verrà preso dall’eterna rivale Sophia Loren.
Non solo attrice, però. E’ stata fotografa, la <Lollo>, scultrice, disegnatrice e, infine, perfino politica. A quasi 95 anni, per non smentire questa sua esuberante trasgressione senza età , nel settembre scorso si è candidata come capolista al collegio uninominale del Senato, a Latina, per <Italia sovrana e popolare>, spinta dal suo avvocato, l’ex magistrato Antonio Ingroia. Perché? <Non sono matta, mi candido perché stufa delle liti dei politici. Mi piaceva Gandhi>, sentenziò alla sua maniera.
Gina Lollobrigida ha interpretato da protagonista quasi un secolo di storia e storie. Voleva essere ricordata soprattutto come artista. In effetti si è cimentata in molteplici discipline delle Arti, intese in senso maiuscolo. Con un ruolo mai marginale. Nell’epoca d’oro, quando la bellezza italiana in tutte le sue forme e manifestazioni, affascinava l’America dopo le scoperte degli anni di guerra, fu al centro di un corteggiamento planetario e firmò un contratto in esclusiva con il produttore miliardario Howard Hughes. Ma la nostalgia dell’Italia prevalse sulla seduzione del successo Oltreoceano, che visse soprattutto come una gabbia dorata. E tornò a casa, a una dimensione più familiare però non meno trionfale. Imponendo appeal e forme da <maggiorata>, cosଠsi definiva all’epoca il suo tipo di bellezza.
E’ stata una donna libera: il suo fascino le consentiva di fare solo scelte che le piacevano, come quella di sbattere la porta del mondo dello spettacolo nel 1975. Salvo poi ripensarci qualche anno dopo. Famosi ed esibiti sui rotocalchi di ogni epoca anche i suoi flirt, o presunti tali, su cui si favoleggiò, con la complicità di un numero di corteggiatori sterminato. Da Fidel Castro ( ma lei ha sempre smentito una relazione con il là¬der maximo) a Orson Welles. Dal cardiochirurgo Christian Barnard, celebre per aver effettuato il primo trapianto di cuore al mondo nel 1967, a Rock Hudson, l’attore di Hollywood che poi si rivelò omosessuale. Ma era difficile distinguere tra gli amori autentici e quelli costruiti dallo star system, con i più famosi personaggi che affollavano i rotocalchi negli anni Sessanta e Settanta. Nella sua lunghissima vita la <Lollo> si è potuta permettere di dare giudizi taglienti, su quanti transitavano, o venivano fatti transitare, nella sua luminosissima galassia (di Barnard disse: <Non fu un gentiluomo>). E le sue esternazioni, facevano sempre notizia, seppure in quegli anni non si chiamassero ancora gossip. Comprese le ultime, più recenti relazioni con uomini molto più giovani di lei, sulle quali si sono intrecciate anche vicende giudiziarie alimentate dalla notevole differenza di età .
Un personaggio planetario che però non si è mai lasciata considerare una <diva>, come si può dire di Maria Callas o anche di Sophia Loren. Perché le è sempre rimasta attaccata addosso l’immagine della popolana di Pane amore e fantasia, la Bersagliera sfrontata che seduceva il giovane e impacciato carabiniere. Icona di una regale semplicità che non perse nemmeno quando interpretò la Fata Turchina di <Pinocchio> alla Tv. Altro personaggio che resterà nei sogni di una generazione. Che aveva ancora voglia di illudersi sperando in un’Italia diversa. E magari migliore.
di Marcello Mancini