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28 Giugno 2024

Oltre 3.000 specie aliene minacciano gli ecosistemi italiani

AGIPRESS – Con un costo per l’economia nazionale stimato superiore al miliardo di euro, sono oltre 3.000 le specie aliene che minacciano gli ecosistemi italiani. Un dato allarmante che rende ancora più urgente l’azione per contrastare l’invasione di queste specie e gli effetti del cambiamento climatico sugli ambienti di transizione, come lagune e zone costiere. Se ne è parlato venerdì 28 giugno all’Auditorium di Santa Lucia dell’Università di Ferrara, nel corso del workshop nazionale “Biodiversità, specie aliene e cambiamento climatico negli ambienti di transizione”, organizzato dal Tecnopolo di Ferrara, dal Laboratorio Terra & Acqua Tech e dalla Società Scientifica LaguNet.

L’obiettivo dell’evento era riunire ricercatori e stakeholder operanti nei settori dell’ecologia, della biologia e dell’economia dei sistemi acquatici di transizione, per fare il punto sulle ultime conoscenze scientifiche e individuare strategie di gestione efficaci per la tutela di questi ambienti fragili. “Le lagune – ha spiegato la Professoressa Cristina Munari del Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche ed Agrarie di Unife e membro del Comitato Direttivo di LaguNet – sono sistemi complessi che forniscono importanti servizi ecosistemici, protezione del litorale, habitat e cibo per animali migratori e residenti. Esse ospitano habitat di tipo prioritario ai sensi della Direttiva Europea 92/43/CEE (Habitat). Sono ambienti estremamente produttivi, ma sottoposti a forti pressioni dovute sia alle attività antropiche (turismo, pesca, acquacoltura, sviluppo urbano, ecc.), sia al cambiamento climatico. A ciò si aggiunge la crescente invasione di specie aliene, come il granchio blu, che rappresenta una delle minacce più eclatanti. La diffusione di queste specie aliene è spesso favorita dal cambiamento climatico”.

Nello specifico delle lagune del Delta del Po, la presenza di specie aliene è elevatissima. Per esempio, oltre il 90% della biomassa macroalgale presente è costituito da specie aliene, che sono in questi ambienti più competitive rispetto alle macroalghe autoctone. Le Gracilarie aliene, alghe rosse ormai predominanti nelle lagune adriatiche, coi loro pigmenti sono in grado di effettuare la fotosintesi quasi al buio, e le acque generalmente torbide all’interno delle lagune sono per loro ambiente ideale che le avvantaggia rispetto alla flora autoctona. Le specie aliene di invertebrati sono altrettanto abbondanti, arrivando a costituire oltre il 30% della diversità lagunare. L’attività di ricerca condotta a Ferrara ha inoltre recentemente permesso di identificare ben 4 specie di invertebrati alieni, 2 anellidi policheti e 2 crostacei, finora mai segnalati nel Mediterraneo. Infine, la minaccia rappresentata dal granchio blu pare non essere più la sola:, nuove specie di granchi nuotatori di notevoli dimensioni hanno fatto la loro apparizione nelle acque dell’Adriatico settentrionale. Sono il Portunus segni e il granchio crocefisso Charybdis feriata: un ulteriore pericolo per gli allevatori e i pescatori, perché estremamente voraci, di grandi dimensioni e capaci di notevoli spostamenti grazie alla capacità di nuotare.

“Il tasso di invasione è in crescita, anche grazie al cambiamento climatico, e ci aspettiamo di veder comparire altri organismi – conclude Munari-. Comprendere i fattori che influenzano la loro invasione, e studiarne ecologia e biologia nei nuovi habitat, è fondamentale per controllarne l’espansione e, ove possibile, trasformare questa minaccia in un’opportunità economica.”

AGIPRESS

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