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10 Novembre 2014

NEUROSCIENZE – Cervello, svelata la genesi dei neuroni dello striato

Lo studio, pubblicato oggi da Nature Neuroscience, e svolto dal gruppo di Elena Cattaneo dell’Università degli Studi di Milano, riguarda la regione del cervello che degenera nella Còrea di Huntington

AGIPRESS – MILANO – Ci sono voluti 4 anni di ricerche di 17 ricercatori da 6 gruppi di 2 paesi europei per capire di più su come si formano i neuroni dello striato, la regione del cervello che degenera nella Còrea di Huntington, una malattia neurologica ereditaria oggi senza cura. Il risultato, ottenuto dal gruppo coordinato da Elena Cattaneo dell’Università degli Studi di Milano, viene reso pubblico oggi, sulla rivista scientifica Nature Neuroscience. “Abbiamo bisogno di capire di più su come si formano i nostri tessuti e le nostre cellule per comprendere perché si ammalano e costruire strategie che ne rallentino o impediscano l’insorgenza”. Spiega Cattaneo.

LO STUDIO, che ha visto come primi autori Marco Onorati, ora all‘Università di Yale negli U.S.A. e Valentina Castiglioni, oltre alla partecipazione dell’Ospedale San Paolo di Milano, dell’Istituto Scientifico San Raffaele, dell’Università di Cambridge nel Regno Unito, mirava a identificare la mappa molecolare e funzionale che caratterizza la maturazione dei neuroni striatali nel cervello umano, i neuroni che degenerano nella Còrea di Huntington. Nelle fasi precoci dello sviluppo del cervello le cellule staminali sono localizzate in una zona che circonda i ventricoli. Si è scoperto che, da subito, quelle che genereranno i neuroni striatali umani presentano un codice molecolare identificativo che poi transita verso un secondo codice molecolare acquisito dalle cellule mentre si allontanano dalla zona proliferativa per popolare lo striato. Un terzo codice identificativo viene acquisito nel momento in cui le cellule raggiungono la zona dello striato dove risiederanno.

LE STRADE SONO MOLTE – I ricercatori hanno potuto seguire per la prima volta queste tre fasi del percorso partendo da embrioni umani di 2 settimane fino a 22 settimane di vita fetale. Si tratta di materiale post-mortem prezioso messo a disposizione della ricerca universitaria nell’ambito di progetti valutati e approvati e a seguito di autorizzazioni da parte dei rispettivi comitati etici. “Questo studio è stato avviato con un piccolo finanziamento da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) che ci ha permesso di ottenere dati preliminari attorno ai quali abbiamo costruito un’idea di progetto europeo insieme a molti altri colleghi. A livello internazionale la competizione tra le idee è elevatissima. Erano anni che puntavano a quel risultato con un impegno ingente della loro nazione. Con lo studio pubblicato su Nature Neuroscience ci rivolgiamo ad un’altra tipologia di neuroni, quelli spinosi-medi dello striato che degenerano nell’Huntington. Ne abbiamo setacciato la genesi, la progressione, la maturazione. Ora possiamo “aggiungere” queste informazioni alle cellule staminali in vitro al fine di indurle a generare neuroni striatali il più possibile simili a quelli che abbiamo nel nostro cervello. Bisogna sempre insistere sulla conoscenza. In laboratorio sono in corso 20 progetti paralleli sull’Huntington, utilizzando ogni strategia razionale che sia stata positivamente valutata. Le cellule staminali sono una strada. Come per molti altri laboratori seguiamo più strade contemporaneamente. Non possiamo basarci su una sola” – prosegue Cattaneo.

SERVONO FONDI NAZIONALI PER RICERCA – “La mia preoccupazione sta nel fatto che il nostro Paese sembra avere abdicato al dovere di perseguire e investire in conoscenza in tutte le sue forme. Se pensiamo alla ricerca, non c’è più un singolo bando dedicato alla ricerca di base. E’ drammatico. Questi sono invece essenziali per costruire i primi passi di tante nuove linee di ricerca che possono domani essere competitive nella sfida europea e mondiale dei bandi internazionali. E sono essenziali per gli scienziati che cominciano ora, affinché possano costruirsi una credibilità scientifica e quindi essere chiamati a partecipare come partner a questi grandi progetti europei, invece di vedere reclutati sempre i giovani trentenni tedeschi o inglesi. Senza fondi nazionali per la ricerca di base si distrugge la nostra possibilità di competere con le élites mondiali nella formazione della conoscenza. E non riusciamo a riconquistare i fondi europei come invece potremmo”.

Agipress

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