AGIPRESS – FIRENZE – Una realtà presente sul suolo fiorentino a partire dal 1915 e fondata a Napoli nel lontano 1886: l’azienda farmaceutica Menarini inizia negli anni ’60 la sua espansione, sia geografica che settoriale: la prima conquista è l’Europa, che ne è rimasta il cuore produttivo, per passare poi al Centro America, all’Asia. Oggi, con grande orgoglio, dichiara di essersi guadagnata l’accesso nel mercato farmaceutico statunitense, quello più all’avanguardia – in termini di tecnologia e innovazione – al mondo. Nel 2023 Menarini ha venduto ben 16 miliardi di compresse, ricavandone un fatturato pari a 4.375 miliardi di euro (↑5,3% rispetto all’anno precedente), e ha seguito la sua filosofia, ovvero fare a meno delle banche e reinvestire gli utili, in particolare nei progetti portati avanti dai nove centri di Ricerca & Sviluppo, agendo “mosse coerenti ma coraggiose”.
INCONTRO ANNUALE E STRATEGIA AZIENDALE – A presiedere la conferenza, l’azionista e membro del Board Lucia Aleotti e l’amministratrice delegata Elcin Barker Ergun, ruolo che ricopre ormai da settembre 2019 dopo vent’assi di esperienza nell’industria farmaceutica. Ecco la traiettoria strategica che l’azienda intende intraprendere: rafforzare la propria presenza negli Stati Uniti e nell’oncologia, dove è entrata a gamba tesa nel 2020 con l’acquisizione dell’azienda biofarmaceutica Stemline realizzando i farmaci Tagraxofusp per il trattamento di neoplasie liquide ed Elacestrant per quello del tumore al seno metastatico, entrambi approvati dall’EMA e dall’FDA rispettivamente nel 2021 e nel 2023. È per questo che Aleotti alla domanda su eventuali nuove assimilazioni risponde che Menarini eviterà quella “bulimia espansionistica” che non l’ha mai caratterizzata. Una parte di responsabilità è dovuta anche all’inflazione: tra le differenze di cambio – che si sono fatte sentire in Turchia – e la crisi nel Mar Rosso, i costi di produzione, di stoccaggio e di trasporto dei farmaci hanno subìto una maggiorazione, arrivando anche ad un aumento del 250%, per tutto quello che riguarda gli spostamenti tra Europa e Asia. Da tenere in considerazione, inoltre, che i prezzi dei farmaci non possono essere aggiustati in conseguenza alle variazioni di mercato, perché fissati con i governi, e sono spinti al ribasso per offrire una maggiore accessibilità.
I PROGETTTI DI RICERCA – Ergun, invece, si concentra sui progetti di ricerca. Menarini, aprendosi all’oncologia, non ha dimenticato le patologie cardiovascolari – ancora la prima causa di morte – per cui sta lavorando su due farmaci che sono alla fase tre della sperimentazione e che, sperando, vedremo arrivare presto sul mercato e neppure la nuova emergenza della resistenza microbica agli antibiotici, per la quale muoiono milioni di persone ogni anno. Rimane ovviamente importante la prevenzione, vale a dire non abusare in maniera sconsiderata di antibiotici, ma le persone che sviluppano infezioni che non riusciamo a fermare hanno bisogno di un aiuto repentino, di nuovi farmaci efficaci contro le barriere batteriche. Entrambe le referenti concordano sulla necessità di un intervento da parte delle autorità, un cambio di policy per sviluppare un modello simile a quello dei farmaci orfani – ovvero quei medicinali utili per la cura di patologie rare che non hanno sufficientemente mercato per ripagare il loro sviluppo – poiché l’ideale, per l’appunto, sarebbe diminuire i numeri di persone infette da batteri resistenti. La più influente tra le nuove frontiere della scienza è l’intelligenza artificiale, la quale ha tra i suoi campi d’applicazione anche l’industria farmaceutica. Menarini, comunicano Aleotti ed Ergun, ha stipulato da poco un accordo con un’azienda che sviluppa farmaci grazie alla intelligenza artificiale generativa, attiva soprattutto contro il cancro. Con la nostra conoscenza dei processi tumorali, l’AI riesce a trovare dei nuovi target da attaccare e delle molecole adatte, nello specifico, a questo scopo. AGIPRESS