Le risposte dello specialista in Dermatologia dott. Franco Paciolla dell’Istituto Medlight di Firenze.
(AGIPRESS) – In Italia sono oltre 12 mila i casi di melanoma cutaneo registrati in un anno da AIOM, con un trend d’incidenza annuale in costante aumento da anni, e che si assesta ora intorno ad incremento del 3-4 percento rispetto all’anno precedente. All’atto pratico, circa l’1% della popolazione italiana svilupperà un melanoma nel corso della propria vita. Numeri importanti per una patologia che, se riconosciuta in tempo e intercettata tempestivamente, può essere curata con esiti molto positivi. Fondamentale resta la prevenzione. Ne abbiamo parlato con lo specialista in Dermatologia dott. Franco Paciolla dell’Istituto Medlight di Firenze a cui abbiamo posto alcune domande.
Quali sono le cause e i fattori di rischio del melanoma cutaneo? Sono 4 sono le principali tipologie di melanoma cutaneo: il melanoma a diffusione superficiale (nel 70% dei casi), lentigo maligna melanoma, melanoma lentigginoso acrale ed infine il più aggressivo che è il melanoma nodulare. Il Melanoma è un tumore maligno della pelle che origina dai melanociti, cellule che producono la melanina, pigmento che protegge la pelle dai raggi dannosi. E’ un tipo di tumore particolarmente infido poiché può insorgere in qualsiasi parte del corpo, sulla pelle integra oppure ove sono nei presenti sin dalla nascita/infanzia o comparsi nel corso degli anni. Importantissima è la diagnosi precoce poiché il melanoma può crescere molto velocemente dando metastasi ai linfonodi e a numerosi altri organi e portando successivamente a morte. Statisticamente, le persone che presentano numerosi nevi displastici sono a maggiore rischio di sviluppare melanomi. A livello medico viene associata un’anamnesi familiare di melanoma (due o più parenti stretti con melanoma) per capire quanto il peso del fattore ereditario possa incidere nello sviluppo di un melanoma.
Cosa fare se un neo si modifica? Fra i segni da valutare attraverso visite annuali di controllo sui nei, vi è senza dubbio la loro evoluzione: se le dimensioni di un neo, precedentemente stabile, aumentano o ne compaiono di nuovi dopo i 35-40 anni, sono elementi che possono attivare un campanello d’allarme. Grazie all’osservazione del neo è possibile verificare se l’aspetto è da ritenersi nella norma o meno. Infine, anche il numero dei nei presenti sul corpo è un elemento importante: possono infatti essere presenti da pochi ad oltre 100 nei displastici.
Un neo può trasformarsi in melanoma, come accorgersene? Talvolta non è banale distinguere tra nei displastici e melanoma, soprattutto se quest’ultimo si trova in fase iniziale. Ai miei pazienti ripeto costantemente quanto l’arma della prevenzione sia fondamentale in questo tipo di tumore cutaneo: generalmente una visita di controllo dermatologica permette di esaminare i nei con un dermatoscopio che li ingrandisce e ne osserva le strutture interne non visibili altrimenti ad occhio nudo. E’ vitale, dunque, non aspettare la comparsa di segnali d’allarme più seri che facciano pensare alla presenza di melanoma, quali: prurito, sensibilità , sanguinamento, formazione di croste, gonfiore, comparsa di essudato, ulcerazione e colore blu-nerastro. Per stabilire la diagnosi, generalmente il medico interviene rimuovendo l’intera lesione.
Quale consiglio si può dare per fare prevenzione? Il consiglio che generalmente do ai miei pazienti è quello di “conoscere la propria pelle”. Sapere infatti che fototipo di pelle abbiamo, proteggerla in modo adeguato ed esaminarla regolarmente; sono tutte prassi che permettono di minimizzare il rischio di sviluppare melanomi. L’ideale sarebbe infatti “esaminarsi” mensilmente dotandosi di uno specchio ed una buona fonte luminosa per analizzare letteralmente le parti interessate da capo (un asciugacapelli può aiutarci se ci sono nei sul cuoio capelluto) ¦ a piedi (non dimentichiamoci la pianta e gli spazi fra le dita)! Farsi aiutare da un familiare o da un’altra persona nelle parti del corpo più difficili da osservare da soli può essere utile. Qualora il medico accerti la presenza di nei displastici è necessario osservare maggiori precauzioni. In tal caso infatti, oltre all’auto-esame, il supporto e il controllo periodico con il medico diventa fondamentale, soprattutto in caso di nei che presentino segni sospetti, sintomi o variazioni.
E come comportarsi con l’esposizione al sole in estate? In linea generale occorre prendere il sole gradualmente, soprattutto alle prime esposizioni. Gli individui con fototipo medio-alto, di carnagione scura, si scottano più raramente ma, dopo un anno di pausa, la quantità di melanina potrebbe non essere ancora sufficiente a proteggerli da un eritema. I soggetti con fototipo più basso, di carnagione chiara, necessitano, oltre che di gradualità all’esposizione, anche di creme protettive ad alto fattore di protezione solare (es. 50+) che nei primi giorni saranno da applicare più volte al giorno (anche se water resistant), evitando ulteriori sostanze profumate sulla pelle per lasciare agire la sola protezione solare. Via via che la pelle inizierà a pigmentarsi e noteremo finalmente l’abbronzatura del nostro corpo, i tempi di esposizione al sole potranno man mano aumentare, cercando sempre di evitare le ore centrali della giornata (es. dalle 12 alle 16).
AGIPRESS