“È passato un anno dall’allarme che abbiamo lanciato alla Camera dei deputati sugli effetti devastanti che la crisi nel Mar Rosso avrebbe avuto sul Made in Italy e, ad oggi, nulla è ancora stato fatto per sostenere un comparto vitale per la nostra economia. I numeri divulgati da Confartigianato certificano che le nostre preoccupazioni erano ben fondate: un crollo dell’export di 1,8 miliardi nel solo settore della moda negli ultimi sei mesi e un calo delle assunzioni del 5,6% sono la fotografia di una nave che sta affondando nel disinteresse generale”. Lo dichiara il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo. “Le esportazioni delle nostre piccole e medie imprese valgono da sole 10,8 miliardi, a partire da 4,2 miliardi per i prodotti alimentari. A soffrire di più in Europa la crisi del Medio Oriente sono proprio le piccole aziende italiane. La loro quota di export manifatturiero diretto nei Paesi extra Ue è pari al 32,7% del totale europeo. Il mercato import ed export via mare vale per l’Italia 254 miliardi di euro. Se questa situazione dovesse protrarsi sarebbe una catastrofe non solo per le piccole e medie imprese ma per l’intera economia italiana. Per questo torniamo a chiedere al governo nterventi concreti e immediati e un tavolo di confronto anche se siamo certi che, ancora una volta, il ministro Adolfo Urso risulterà latitante. Serve l’istituzione di un fondo straordinario per le imprese che esportano il Made Italy, una revisione delle norme europee sul sistema delle etichettature e un riesame delle modifiche apportate al codice doganale a tutela dei prodotti Made in Italy. Salvare il Made in Italy significa salvare il sistema Italia”. AGIPRESS