DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

19 Dicembre 2022

Ma dopo il Mondiale il pallone resta sgonfio

Una straordinaria finale non ripulisce i problemi del calcio. Soprattutto il nostro.

di Marcello Mancini

AGIPRESS – FIRENZE – Siamo usciti da una finale mondiale in smoking ma con una camicia bianca sporca di fango. Il calcio è in queste condizioni, esaltato da una partitissima epica, eppure schiacciato da macigni che non vuole rimuovere. E anzi ha appesantito con la crisi morale di chi ha accettato soldi a palate da un Paese che ignora (e continuerà a ignorare) i diritti umani, in cambio di benevolenza e buone parole cariche di ipocrisia. Archiviato il Mondiale più controverso della storia (anche se la Fifa e una maggioranza di giornalisti al seguito fanno a gara per dire che è stato <il miglior Mondiale di sempre>, sull’onda dell’entusiasmo per la pirotecnica finale fra Argentina e Francia, è l’ora di tornare a guardare in casa nostra e capire perché l’Italia è stata esclusa da due competizioni di fila, ma non si fa mancare scandali legati a operazioni del mercato calciatori che inquinano ancora di più il movimento.

E a poco vale eccepire sulla marginalità del nostro calcio, dicendo che nel frattempo abbiamo pur vinto un campionato europeo. Suggerirei di fare un esame di coscienza, please. E domandarsi come, per caso, la nazionale di Mancini ha vinto quell’Europeo e che cosa (non) è cambiato nel calcio di casa nostra negli ultimi anni. Le partite del Mondiale hanno congelato quel che è successo prima, soprattutto lo scandalo plusvalenze che ha provocato le dimissioni del presidente e del cda della Juventus. Sarebbe il momento di chiedersi, dopo due dolorose esclusioni, che cosa stanno facendo i padroni del calcio italiano, perché questo doppio incidente, chiamiamolo cosà¬, non si ripeta una terza volta. Che cosa, soprattutto, sta facendo il movimento del pallone per produrre calciatori italiani che possano restituire qualità alla nostra nazionale. La risposta è facile. Niente. Le squadre continuano a pensare al loro tornaconto sportivo, spesso con dubbi risultati, visto il cammino semifallimentare delle nostre rappresentanti anche nelle competizioni europee di club.

Le nostre squadre continuano a non coltivare i loro vivai, insistono nel preferire mezze calzette acquistate sul mercato estero, relegando nelle retrovie i giovani giocatori cresciuti nella provincia calcistica, i cui talenti dovrebbero essere incoraggiati invece di essere dimenticati nei campionati minori. Fino a condurre questi ragazzi, fra i quali potrebbe anche nascondersi un potenziale campione, a mollare l’attività per sopravvenuta depressione. Operazioni che arricchiscono procuratori senza scrupoli ma annichiliscono ragazzini con tanta passione e li male educano alla cultura di un pallone marcio. Il ct Mancini, al quale non attribuisco colpe specifiche nel fallimento pre mondiale, alla disperata ricerca di giocatori italiani da nazionale, ha dovuto scovare calciatori sconosciuti che erano mimetizzati in squadre straniere di cui nessuno aveva sentito parlare. Pur essendo il personaggio più esposto, credo che non sia sua la responsabilità degli ultimi insuccessi. Qualcosa vorrà dire se Mancini ha dovuto schierare, nelle sfortunate qualificazioni al mondiale in Qatar, gli stessi giocatori che non erano riusciti a qualificarsi per quello precedente, del 2018 in Russia. In un Paese normale, dopo il primo fallimento si ricomincia da zero, si mandano a casa calciatori dal curriculum magari glorioso, ma ormai polveroso, e con coraggio, e pazienza, si riparte. Sono i signori del calcio, pervicacemente avvinghiati alle loro poltrone, a non aver mosso un dito per rivoltare il sistema che già non funzionava da anni. I padroni dei club, poi, sono troppo presi dalla necessità di avere proroghe per far quadrare i loro disastrosi bilanci, o, peggio, sono a chiedere agevolazioni fiscali come non sarebbero concesse a nessuna azienda. E non trovano quindi il tempo di pensare a come dare spazio ai giovani e rischiare un po’. Invece di investire sui ragazzi e aspettare la loro crescita, rovesciano denaro su ex campioni in disarmo, dagli ingaggi comunque altissimi, o su carneadi piazzati da procuratori assetati di guadagno.

E ora, quando ricomincerà la giostra delle qualificazioni al prossimo europeo e poi al mondiale, saremo daccapo. Al Mondiale si sono viste formazioni giovani (un es. l’Inghilterra), che scommettono sul futuro. La stessa Germania, uscita malamente alla fase a gironi, sarà già alle prese con la ricostruzione. L’Italia riprenderà da dove era rimasta, dai tentativi di Mancini che ha provato decine di calciatori in imbarazzanti amichevoli (mentre le altre nazioni si preparavano a Qatar 2022) fra i quali non credo siano emersi fenomeni. E cosà¬, con il solito passo, via perdendo. AGIPRESS

Marcello Mancini

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