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20 Marzo 2025

L’Intelligenza artificiale spaventa i giovani: 8 su 10 vorrebbero studiarla

AGIPRESS – L’Intelligenza artificiale fa sempre più paura agli studenti, che perciò chiedono in massa di poterla studiare a scuola: 8 su 10 vorrebbero che l’IA fosse introdotta come una competenza curricolare da sviluppare durante le lezioni. Uno scenario che probabilmente è figlio di un uso sempre maggiore – per 1 su 2 è “molto frequente” – delle varie IA generative come scorciatoia per risolvere problemi e realizzare elaborati. A svelare questa dinamica è l’edizione 2025 di “Dopo il diploma”, la ricerca condotta da Skuola.net insieme ad ELIS – realtà no profit specializzata in attività di orientamento, formazione e inserimento professionale – su un campione di 2.500 alunni delle scuole superiori.

Un dato, su tutti, evidenzia questo clima di preoccupazione. Rispetto all’indagine svolta dodici mesi fa, i “timorosi” sono aumentati di circa il 10% – oggi sono il 60% degli intervistati – seppure con varie gradazioni: il 31% ritiene che ogni settore sia a rischio, mentre un altro 29% pensa che l’impatto sarà rilevante, ma non interesserà tutti gli ambiti economici. Il restante terzo del campione – poco meno del 30% – vede nello sviluppo tecnologico un’occasione per la nascita di nuove professioni, in sostituzione di altre destinate a diventare obsolete. Che sia il timore o l’interesse a muoverli, comunque i ragazzi hanno una richiesta ben precisa da indirizzare alle istituzioni: far diventare l’IA oggetto di studio, al centro di lezioni ad hoc. Lo chiede oltre l’80% degli alunni intercettati dall’indagine: il 41% vorrebbe che diventasse argomento obbligatorio, il 40% lo renderebbe un contenuto di studio facoltativo. Meno di 1 studente su 5, dunque, pensa che l’argomento dovrebbe restare fuori dalle aule scolastiche. Intanto, in attesa che l’ultima frontiera della rivoluzione digitale entri nei piani didattici, sempre più studenti stanno facendo pratica con lo strumento, sia dentro che fuori dalla scuola. Il 51% dichiara, infatti, di sfruttare una o più risorse basate sull’IA generativa – come ChatGPT, giusto per citare la più famosa – “molto spesso” o “spesso”. Un numero, anche questo, lievitato da un anno all’altro: nel 2024 ci si fermava al 34%. A fronte di una platea quasi raddoppiata di giovani che usano spesso e volentieri l’IA, perciò, si sono praticamente dimezzati quelli che non l’hanno mai fatto: sono passati dal 25% al 16%.

Per cosa si chiede supporto, soprattutto, all’algoritmo? Sbaglia chi pensa che gli studenti le utilizzino solo per copiare. Perché circa la metà degli intervistati dichiara di interpretarlo principalmente come assistente per le ricerche o come compagno di studi, dal quale ottenere maggiori spiegazioni o dal quale farsi interrogare per verificare la preparazione. Circa 1 su 3, invece, usa l’IA per correggere i propri elaborati, per crearne di nuovi o per farsi dare qualche suggerimento su strategia e metodo di studio. Mentre al di fuori dell’ambito didattico, l’IA è giudicata utilissima per compiere ricerche di vario genere (40%), per avere consigli pratici su come fare le cose (36%), per generare testi, immagini o video per uso personale (25%). Per molti utenti, però, questo dialogo con l’algoritmo avviene al buio. Visto che circa la metà di quanti lo interpellano con una certa frequenza non si premura di formarsi adeguatamente per farlo. Solo il 29% degli intervistati segue periodicamente corsi o tutorial online su come usare al meglio l’Intelligenza Artificiale. Peraltro, questo è l’unico dato che resta pressoché invariato rispetto a un anno fa: nel 2024 lo faceva il 28%. Ancora peggio vanno le cose in ambiente scolastico: appena 1 studente su 10 ha avuto modo di prendere familiarità con l’IA assieme ai propri docenti. Un altro terzo abbondante (35%) lo ha fatto giusto saltuariamente. Questo spiega perché così tanti ragazzi la vorrebbero far entrare in classe.

“L’Intelligenza Artificiale – fa notare Pietro Cum, Amministratore Delegato di ELIS – è il tema sul quale stiamo rivedendo da tempo i nostri programmi didattici, come il Corso di Laurea in Ingegneria Digitale in collaborazione con il Politecnico di Milano. Per gli stessi motivi, stiamo sperimentando anche i percorsi di orientamento, aggiornamento e formazione che coinvolgono direttamente il personale delle aziende del nostro Consorzio, che peraltro stanno suscitando un ottimo riscontro. Segno di un bisogno di sapere che dalla scuola si estende alle università e alle stesse imprese. Pensando, in particolare, agli studenti di scuola superiore, trovo affascinante che l’IA abbia portato nel loro orizzonte digitale una novità e un’esigenza di conoscenza così stimolante, sulla quale si stanno concentrando sempre più curiosità, aspettative e una giusta dose di preoccupazione”.

 

 

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