AGIPRESS – PISA – La mostra fotografica Icons porta a Pisa le icone di Steve McCurry, considerato tra i più importanti maestri della fotografia contemporanea. Steve McCurry nasce a Philadelphia nel 1950, si laurea in storia e cinematografia alla Pennsylvania State University e dopo di che inizia a lavorare, nel 1974, come fotografo per il Today’s Post, che lascia quattro anni dopo per partire per il primo dei suoi numerosi viaggi per l’India come freelance. Con poco più di uno zaino per l’essenziale e uno per i rullini, inizia la sua esplorazione del Paese e della storia di chi lo vive, con la l’assistenza della sua fedele compagna di viaggio, la sua macchina fotografica, dove McCurry dice che “ho imparato a guardare e aspettare la vita: se sai aspettare, le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto”. Dopo mesi di viaggio arriva in Pakistan, dove incontra un gruppo di rifugiati afghani, con cui entra clandestinamente nel loro paese, iniziando una convivenza coi Mujahidin, che lo porterà con la barba lunga e i vestiti tradizionali ad essere il primo a documentare l’invasione russa e l’inizio del conflitto in Afghanistan, conferendogli un volto umano. Da allora McCurry non interromperà più i suoi viaggi, che lo porteranno a raccontare conflitti, culture, tradizioni e storie, che rappresentano il tratto distintivo delle opere di questo fotografo, e che lo porteranno a vincere numerosi premi internazionali, come la Robert Capa Gold Medal e per quattro volte il concorso World Press Photo, e ad essere nominato cavaliere dell’Ordine delle Arti e della Lettere e la Centenary Medal for Lifetime Achievement, conferitagli dalla Royal Photographic Society di Londra.
Nella mostra Icons è possibile, grazie alle sue oltre 90 fotografie esposte, rendersi conto che Steve McCurry è un grande fotografo, abilissimo nel colore, fermo nell’inquadratura, forte nelle proprie scelte espressive, con uno stile che è denso di drammaticità , che predilige fotografare la mattina presto o prima del tramonto, momenti in cui il sole è più basso e la luce meno potente, cosଠda avere ombre più allungate e una luce sul soggetto molto più morbida. Attraverso i suoi scatti McCurry ha sempre voluto trasmettere il volto umano che si cela in ogni angolo della terra che ha attraversato durante i suoi numerosi viaggi, concentrandosi sulle conseguenze dei conflitti, mostrando quello che la guerra imprime al paesaggio e al volto umano, come nella foto dei bambini che giocano con un cannone antiaereo abbandonato a Beirut o il viso del quattordicenne che presidia un posto di blocco sulla strada principale di Kabul. E ancora nella foto che Steve McCurry scattò nel 1984 a Sharbat Gula in un campo profughi vicino a Peshawar, pubblicata nel 1985, che alcuni hanno definito la Monna Lisa della guerra afgana, il cui intento era quello di trasmettere il dolore, le atrocità e le condizioni di vita di quella parte di Mondo, che poi non si discosta da quanto vissuto in altre zone. Molte le zone e i Paesi, in particolare del Sud del Mondo, in cui lo spettatore potrà avventurarsi e viaggiare seguendo il percorso della mostra. Scatti dalla Birmania all’India, dall’Afghanistan al Giappone, dalla Mongolia all’Africa, e all’Italia, raccontando storie di etnie e di culture, ritraendo volti e raccontando le persone, pur essendo presenti nella mostra anche paesaggi, con l’intento di McCurry di portare chi guarda le sue foto a viaggiare con lui e dare uno squarcio sulla complessità del mondo. Un plauso va ad ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni per l’organizzazione e alla cura di Biba Giachetti con il Team Mostre Sudest57. La mostra è Patrocinata dal Comune di Pisa. La mostra sarà visitabile fino al 7 di aprile presso gli Arsenali repubblicani. AGIPRESS
Sara Stefanini – Stradenuove