di Stefano Bisi
AGIPRESS – La sua vita è un’avventura. Provo a raccontarla nelle pagine di un libro, “Le dittature serrano i cuori”, pubblicato dalla casa editrice Betti. Nei miei lunghi anni di appartenenza alla massoneria avevo sentito spesso parlare di Giovanni Becciolini, trucidato a Firenze il 3 ottobre del 1925 nella “Notte di San Bartolomeo”, tanto da farmelo diventare un personaggio familiare e amato. Scrivendo della vicenda umana di questo massone, antifascista e repubblicano, ho scoperto le storie della moglie Vincenza Di Mauro e del figlio Bruno. Le loro vite sono un romanzo, “il Romanzo dei Becciolini”.
Nel 2015 Giovanni è stato proclamato gran maestro onorario del Grande Oriente d’Italia, alla memoria, perché il passato non si deve dimenticare. Il 2025 è l’anno del centenario della morte. Ho provato a descrivere da cronista quella tragica notte in cui vennero colpiti a morte anche Gustavo Console, Gaetano Pilati e quattro operai di cui non si conoscono neppure i nomi. Ora tocca agli storici scrivere la storia e alle istituzioni celebrare quella tragedia.
A ricordare quella notte c’è una lapide al mercato centrale, nascosta dalle ingombranti bancarelle e quasi illeggibile, a ricordare che lì venne ucciso e trucidato Giovanni Becciolini. Viveva a una decina di metri di distanza, in via dell’Ariento al numero civico 10 (oggi è il 18), con la moglie Vincenza Di Mauro e il figlio Bruno che era nato il 26 giugno, due settimane dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti. Sul luogo dell’omicidio nel 1980 è stata posta dal Comune di Firenze quella lapide in ricordo del martirio. Erano già passati 55 anni. Le foto di quel giorno immortalano il sindaco Elio Gabbuggiani, il consigliere comunale Lando Conti, l’onorevole Pasquale Bandiera e il segretario del Pri fiorentino Giuseppe Lax. Oggi, a fatica, si leggono quelle poche parole che pesano come grosse pietre sulle nostre coscienze. L’associazione Fratellanza Fiorentina, con un accordo firmato all’inizio del 2024 con l’amministrazione comunale, si è impegnata a restaurare quella lapide dimenticata:
i fiorentini ricordano
l’aggressione omicida
della crudeltà fascista
che ne’ pressi di questo mercato centrale
colpì Giovanni Becciolini
non uccise i suoi ideali di libertà.
Non hanno dimenticato, e non poteva essere che così, i familiari di Becciolini, in particolare la vedova Vincenza Di Mauro che ha raccontato in più occasioni quella notte tra il 3 e 4 ottobre 1925 in modo dettagliato, con grande partecipazione emotiva ma sempre con lucidità. Ha avuto una parte importante nella vita del martire, di cui ha condiviso le battaglie e i rischi fino all’ultimo e ne ha onorato la memoria con tutti i mezzi. (Stefano Bisi)
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