DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

2 Febbraio 2023

LA STECCA DEL “TENORE DI VITA”: TROPPE SPESE PER IL MAGGIO

Il commento di Marcello Mancini.

AGIPRESS – Per dirla con una battuta: il tenore di vita stecca. Trattandosi di musica, del Teatro del Maggio di Firenze, ci può stare. C’è questo eterno cortocircuito virtuoso tra i soldi che non bastano mai, ma sono necessari per elevare il livello degli spettacoli, che con un successo maggiore dovrebbero aumentare gli incassi che, a loro volta servono a garantire all’ente l’abito da sera. Allora è giusto investire in varie forme, se il fine è il miglioramento della qualità del Maggio? E fino a che punto, visto che, come dice il governatore della Toscana Eugenio Giani, l’amministrazione deve essere oculata, rigorosa, e deve rendersi conto che bisogna rispettare le regole della gestione delle risorse pubbliche? Il Teatro del Maggio non trova pace. Fra spese (eccessive?), tagli e scarsi finanziamenti, scioperi rientrati a poche ore dalla <prima>, ora è percorso anche da un brivido giudiziario: il soprintendente Alexander Pereira indagato per peculato dalla Procura fiorentina. Gli enti lirici non se la passano bene da diverso tempo, nonostante l’aiuto dei privati, evidentemente anche questi insufficienti. Negli ultimi vent’anni, il Maggio è passato attraverso bilanci pesantemente in rosso, commissari straordinari chiamati a tamponare l’emergenza e, beninteso, l’inaugurazione di un nuovo Teatro nella zona della famosa Leopolda.

Il dilemma è se il Maggio sta vivendo al di sopra delle proprie possibilità , certo in perenne rincorsa verso uno standard che è chiamato a rispettare per tenere il passo della sua tradizione e della concorrenza con i principali teatri italiani; ovvero se le risorse si potrebbero gestire in maniera più rigorosa, rinunciando a qualche ricevimento, promozionale ma dispendioso, o risparmiando su qualche viaggio in business, per non arrivare sempre, prima o poi, sull’orlo della crisi. Non c’è stagione dagli anni Ottanta a questa parte, che il Teatro fiorentino non abbia pianto sui propri bilanci. Probabilmente a ragione, per via di finanziamenti scarsi, ma anche di stipendi faraonici, poi drasticamente ridotti. Gli enti lirici sono sistematicamente alle prese con grandi difficoltà finanziarie. E anche nel caso del Maggio, bisogna riconoscere che stona la disinvoltura con la quale spesso vengono spesi tanti soldi. Anche per allestire grandi spettacoli senza poi realizzare un ritorno di incassi che confortino gli investimenti. Purtroppo non ha pagato abbastanza la scelta sociale, che ha avuto i suoi risvolti positivi perché ha diffuso la musica verso quei settori fino a oggi trascurati, con spettacoli di qualità e a prezzi popolari. E’ stato un investimento culturale riuscito, non abbastanza una crescita dal punto di vista economico. La strada da intraprendere è quella di abbassare il livello dello show business. Forse. Come si fa nelle famiglie più parsimoniose. AGIPRESS

di Marcello Mancini

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