DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

10 Novembre 2023

La plastica e la sua seconda vita


AGIPRESS – Il riciclo della plastica è senza dubbio uno dei più importanti presidi a tutela dell’ambiente: i rifiuti di quel materiale, infatti, sono tra i più inquinanti, in quanto “ perlopiù “ non sono biodegradabili. La plastica, pertanto, o non si utilizza o si ricicla: sono queste le semplici regole di base per tentare di contribuire a salvaguardare l’ambiente. Ed infatti le politiche di gestione del ciclo dei rifiuti spingono tanto, ovunque, sul riciclo dei rifiuti in plastica. Differenziare in casa, al momento del conferimento nei cassonetti o in discarica, è un’operazione ormai automatica per tante persone. Ma “la” domanda, che almeno una volta nella vita tutti ci poniamo, è lecita: che fine fa la plastica che noi differenziamo? Viene davvero riciclata? A rispondere, almeno in parte, alle domande che si pongono i cittadini è uno studio, commissionato dall’ Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo a Plastic Consult, società di consulenza attiva da decenni. Il report offre una fotografia molto precisa, raccontando bene ed in maniera comprensibile quale sia il destino della plastica riciclata in Italia. Il rapporto riporta molti dati numerici, che aiutano a chiarire bene la situazione. Il primo è naturalmente quello relativo alla quantità di plastica che viene riciclata rispetto al totale dei rifiuti (in plastica) prodotti. Ebbene, secondo lo studio di Plastic Consult, la percentuale di plastica che viene riciclata in un anno è il 47,2% del totale. Poco meno del 50%. Tanto? Poco? Ovviamente la valutazione va espressa in relazione a tanti fattori, molti dei quali “tecnici”. Alcuni dati che lo studio propone, vanno a chiarire meglio il valore reale di questa percentuale: nel 2021 (i dati provengono da Ispra, l’ Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) la raccolta differenziata ha generato quasi 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici (nel 2017 erano circa 1,3). Entrando ancora di più nei dettagli, si parla di 28,4 chilogrammi l’anno “ in media “ per ogni italiano (32 al Nord, 24 al Sud). Di tutte queste tonnellate, di cui ben il 95% sono imballaggi, il 47,2%, appunto, è stato riciclato.

Stiamo parlando della cosiddetta “plastica seconda vita”, che viene reimmessa nei cicli produttivi contribuendo ad alleggerire l’impatto inquinante dei consumi umani sul pianeta. Un “fronte”, questo, da cui arrivano notizie buone: sempre secondo lo studio di Plastic Consult, infatti, la quantità di plastiche riciclate trasformate in Italia è cresciuta di circa 50.000 tonnellate (cioè +4%), raggiungendo gli 1,3 milioni di tonnellate. Un dato che indica, in maniera più chiara di quello precedente, come in effetti la situazione stia migliorando, se pur lentamente. Ma in cosa vengono trasformate le plastiche riciclate? Innanzitutto in imballaggi: è il settore del packaging quello in cui vengono principalmente impiegati i riciclati. Parliamo del 35% del totale. Segue il settore dell’edilizia, nel quale va a finire il 26% della plastica riciclata. Poi, di seguito, igiene e arredo urbano (13%), casalinghi, mobili e arredamento (10%), agricoltura (circa il 4%) tessile e articoli tecnici (tra il 3 e il 4%).

Ma cos’è che condiziona la diffusione più ampia delle plastiche riciclate? Secondo lo studio i fattori sono vari, e di diversa natura. Si passa da un elemento “tecnico “ legislativo”, e cioè la Plastic Tax, che tarda a produrre effetti tangibili, ai costi: il processo di riciclo della plastica ha un costo che non è più di tanto abbattibile. Il prezzo della plastica “nuova”, invece, può essere gestito in maniera più efficace: questo ovviamente crea un vantaggio nell’utilizzo del materiale vergine, piuttosto che di quello riciclato. AGIPRESS

Alessio Ramaccioni – Stradenuove

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