Ma a rimetterci sono gli italiani che ci hanno creduto. Il commento di Marcello Mancini.
AGIPRESS – Matteo Renzi è ormai un personaggio divisivo. Dove lo metti crea scompiglio e tutti si chiedono che strategia si nasconda dietro una scelta, all’apparenza anche la più innocua. La dietrologia si muove di pari passo con lui e qualche volta rischia di distorcere anche le decisioni più semplici. Credo per esempio che pochi siano davvero convinti che anche la direzione di un quotidiano – l’ultima trovata dell’ex premier con <Il Riformista> – sia un’opzione fine a se stessa. Di certo Renzi è uno che non può star fermo, non si accontenta di vivere dietro le quinte, non accetterà mai di abdicare al protagonismo che è l’essenza della sua vita. Le sue prime biografie, mai smentite, raccontavano di un Matteo adolescente che anche nelle partite di calcio in parrocchia pretendeva di vincere sempre, e se questo non accadeva, non accettava la sconfitta, ma portava via il pallone perché nessuno potesse più giocare. Diciamo capriccioso, ma di qualità .
Anche questa volta il cammino dell’ex premier si è interrotto traumaticamente dopo pochi mesi. Che il ticket con Carlo Calenda fosse una mera operazione elettorale, per unire le forze e guadagnare qualche poltrona alle ultime elezioni, era evidente. Ma molti simpatizzanti, e quindi elettori, ci sono cascati. Quel progetto l’avevano preso maledettamente sul serio, e ora scoprono che era un inganno. Renzi e Calenda devono tuttavia consentici una domanda: trovano che sia giusto questo loro modo di far politica? Sono lontani i tempi in qui il giovane Renzi prometteva una nuova via, <rottamava> i giochetti da prima repubblica, sbeffeggiava i vecchi tromboni che si ostinavano a prendersi gioco dei cittadini. E teorizzava un altro mondo, che all’epoca – appena dieci anni fa – seppe affascinare. Tante brave persone deluse, a sinistra e anche a destra. Un’illusione entusiasmante, durata lo spazio di una stagione inghiottita dalla sua bulimia. Calenda non si è comportato diversamente, anche se ora si incolpano a vicenda di aver tradito la buona fede dell’altro.
Renzi, sembra chiaro, cerca un’altra strada – l’ennesima – per dare un senso alla sua prospettiva politica, ad oggi piuttosto povera. Calenda si è accorto che Renzi è un peso e che insieme non andrebbero da nessuna parte, come dimostrano i risultati elettorali. Meglio giocare da solo e provare ipotesi alternative che insieme non sarebbero possibili. Quello che non mi piace sono i pretesti a cui ricorrere per liberarsi di Renzi, come quello che di eliminare la <Leopolda>, che non mi pare una grande mossa politica. Sarebbe più onesto ammettere di aver sbagliato e andare ognuno per la sua strada. Possibile che nessuno di loro pensi a quanti elettori stanno ingannando e a cui sarebbe meglio raccontare la verità .
Voltarsi indietro e confrontarsi con se stessi è un’abitudine poco praticata in politica, specialmente nella nostra. Eppure sarebbe piuttosto semplice capire e ammettere quanto entrambi siano in fuorigioco. Suggerisco una riflessione: qualunque sia la loro prossima mossa, chi avrà la voglia di seguirli da qui in avanti nelle rispettive (dis-) avventure? Renzi sta cercando di esplorare un percorso nuovo (non gliene restano molti), benché da sempre guardato con complicità : cioè diventare leader del centrodestra. Se non <IL> leader, magari cercare un ruolo da protagonista, poniamo come candidato sindaco alle prossime elezioni per Palazzo Vecchio. Dopotutto su quel fronte non sembra di vedere grandi alternative e quell’ 8/10 per cento di cui è accreditata Italia Viva a Firenze, può essere decisivo per battere il centrosinistra. Un ritorno alle origini che molti potrebbero apprezzare, al netto della simpatia per l’uomo, che tuttavia resta – a mio parere – un politico di valore.
Calenda si sta preparando a dialogare con il Pd di Schlein, dialogo che gli sarebbe impossibile avendo Renzi accanto. Potrebbe accogliere riformisti imbarazzati dalla nuova leadership e formare una nuova coalizione non estranea ai dem. E questa è forse la mossa principale a cui sta pensando. Il resto è solo attesa, di vedere come andrà a finire.
di Marcello Mancini – AGIPRESS