DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

15 Maggio 2023

L’economia europea reagisce al difficile contesto mondiale


AGIPRESS – Il calo dei prezzi dell’energia, l’allentamento delle strozzature nell’approvvigionamento e un mercato del lavoro vigoroso hanno sostenuto una crescita moderata nel primo trimestre del 2023, dissipando i timori di una recessione. Questo inizio d’anno migliore del previsto porta le prospettive di crescita dell’economia dell’UE all’1,0% nel 2023 (0,8% nelle previsioni intermedie d’inverno) e all’1,7% nel 2024 (1,6% nelle previsioni d’inverno). Le revisioni al rialzo per la zona euro sono di entità analoga, con una crescita del PIL attualmente prevista all’1,1% nel 2023 e all’1,6% nel 2024. Sull’onda delle persistenti pressioni sui prezzi di fondo, anche l’inflazione è stata rivista al rialzo rispetto alle previsioni d’inverno, nella zona euro al 5,8% nel 2023 e al 2,8% nel 2024. Il calo dei prezzi dell’energia migliora le prospettive di crescita. Secondo la stima flash preliminare di Eurostat il PIL è cresciuto dello 0,3% nell’UE e dello 0,1% nella zona euro nel primo trimestre del 2023. Stando ai principali indicatori, la crescita dovrebbe protrarsi nel secondo trimestre.

L’economia europea è riuscita a contenere l’impatto negativo della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, facendo fronte alla crisi energetica grazie a una rapida diversificazione dell’approvvigionamento e a un considerevole calo dei consumi di gas. I prezzi dell’energia nettamente più bassi si stanno trasmettendo all’economia, riducendo i costi di produzione delle imprese. Anche i consumatori stanno registrando un calo delle bollette energetiche, ma i consumi privati sono destinati a rimanere contenuti, dato che la crescita delle retribuzioni resta al di sotto dell’inflazione. Poiché l’inflazione rimane elevata, le condizioni di finanziamento sono destinate a inasprirsi ulteriormente. Sebbene la BCE e le altre banche centrali dell’UE siano prossime, secondo le previsioni, alla fine del ciclo di aumento dei tassi di interesse, le recenti turbolenze nel settore finanziario potrebbero aumentare le pressioni sul costo del denaro e sulla facilità di accesso al credito, rallentando la crescita degli investimenti e colpendo in particolare quelli nell’edilizia residenziale.

Dopo il picco del 2022 l’inflazione complessiva ha continuato a diminuire nel primo trimestre del 2023 in presenza di una forte decelerazione dei prezzi dei beni energetici. Si sta rivelando più persistente, però, l’inflazione di fondo (l’inflazione complessiva al netto dei beni energetici e dei prodotti alimentari non trasformati): in marzo ha raggiunto un massimo storico del 7,6%, ma secondo le proiezioni diminuirà gradualmente nel periodo oggetto delle previsioni, man mano che i margini di profitto assorbiranno le maggiori pressioni salariali e che si inaspriranno le condizioni di finanziamento. La stima flash di aprile dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo per la zona euro, pubblicata dopo la data limite di queste previsioni, indica un calo marginale del tasso di inflazione di fondo, lasciando presagire che potrebbe aver raggiunto il massimo nel primo trimestre, come previsto. Su base annua l’inflazione di fondo nella zona euro dovrebbe attestarsi in media al 6,1% nel 2023, per poi scendere al 3,2% nel 2024, rimanendo al di sopra dell’inflazione complessiva in entrambi gli anni oggetto delle previsioni.

Il tasso di disoccupazione nell’Unione ha toccato un nuovo minimo storico del 6,0% nel marzo 2023 e i tassi di partecipazione e di occupazione sono a livelli record. Le previsioni indicano una reazione solo lieve del mercato del lavoro dell’UE al rallentamento dell’espansione economica. Secondo le proiezioni, quest’anno la crescita dell’occupazione sarà pari allo 0,5%, con un successivo calo allo 0,4% nel 2024. Stando alle previsioni, il tasso di disoccupazione rimarrà appena al di sopra del 6%. La crescita delle retribuzioni ha subito un’accelerazione dall’inizio del 2022, ma finora è rimasta ben al di sotto dell’inflazione. Si prevedono aumenti salariali più sostenuti a causa del persistere di condizioni tese sui mercati del lavoro, dei forti aumenti dei salari minimi in diversi paesi e, più in generale, delle pressioni da parte dei lavoratori per recuperare la perdita di potere d’acquisto.

Un’inflazione di fondo più persistente potrebbe continuare a limitare il potere d’acquisto delle famiglie e determinare una risposta più incisiva della politica monetaria, con ampie ramificazioni macrofinanziarie. I nuovi episodi di tensioni finanziarie potrebbero comportare un ulteriore aumento dell’avversione al rischio, determinando un irrigidimento dei criteri per la concessione dei prestiti più pronunciato di quanto ipotizzato nelle previsioni. Un orientamento espansivo della politica di bilancio alimenterebbe ulteriormente l’inflazione, contrastando gli interventi di politica monetaria. Potrebbero inoltre sorgere nuove difficoltà per l’economia mondiale a seguito delle turbolenze del settore bancario o in relazione a tensioni geopolitiche più ampie. Guardando agli aspetti positivi, un andamento più favorevole dei prezzi dell’energia porterebbe a un calo più rapido dell’inflazione complessiva, con ricadute positive sulla domanda interna. Continua infine a persistere l’incertezza derivante dal protrarsi dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

AGIPRESS

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