Archeologia, natura, Mar Rosso.
AGIPRESS – L’Arabia Saudita si apre al turismo grazie a “Vision 2030“, il piano (oggi è in atto la fase 2, quella 20121-2025) studiato nel 2016 dal principe ereditario Mohammed bin Salman e dalla sua classe dirigente, per rendere il Paese entro il 2030 una delle maggiori attrazioni mondiali, e avere come reddito, grazie ai visitatori, un’alternativa all’estrazione del petrolio. Ciò significa poter visitare ora interessanti città , un’area archeologica unica, e a breve disporre di una serie di resort per ogni esigenza sul Mar Rosso. Il visto per l’Arabia Saudita si può fare online. Le turiste possono circolare senza indossare l’abaya (l’abito nero che copre la donna saudita dalla testa ai piedi), l’unica accortezza richiesta sono gonne sotto al ginocchio e t-shirt non troppo scollate. Da non dimenticare un costume da bagno perché i resort nel deserto hanno belle gradi piscine e sul Mar Rosso ci sono ottimi stabilimenti balneari.
Un itinerario classico prevede l’arrivo a Ryad -la capitale- alla zona archeologica nel deserto, e il rientro in Italia da Jeddha. Ryad, 6 milioni di abitanti, ha eleganti edifici color sabbia del deserto, ed è suggestivo vederli dai 300 metri del Kingdom Centre, una torre di 30 piani, con una galleria a vetri che consente una grandiosa vista sulla città . Per un salto nel passato si può visitare il forte Musmak (regno di Abdullah bin Rashid, 1895), che ospita un museo della storia della città . Ma Riyad è anche divertimento: al Boulevard Riyadh City, fulcro della Riyadh Seasons con musica e spettacoli, ci si va in famiglia o con gli amici: la piazza ha grandi digitali, ci sono ristoranti e negozi, e le fontane multicolori danzano a tempo di musica.
A un’ora di aereo da Ryad si atterra all’aeroporto di AlUla (primo patrimonio mondiale dell’UNESCO dell’Arabia Saudita), la porta del deserto a poco più di 20 km da Mada’in Saleh, nota anche come Hegra, che nel II sec. a.C fu la seconda città nabatea più ricca e potente, dopo Petra in Giordania. Hegra è uno straordinario tuffo nel passato: si estende su oltre 13 kmq, ci sono 131 tombe scavate nella roccia, (la più famosa è incompiuta, Qasr Al-Fareed o il “castello solitario”) e una curiosità : la Face Rock, una roccia che ricorda il profilo di un viso umano. Vicina sorge Dadan, importantissima nel I millennio a.C., capitale del regno di Dadan e poi del Regno di Lihyan, nota per le sue tombe nella roccia, la più famosa è la Tomba dei Leoni. La vicina Jabal Ikmah, detta anche Rock Art, è importantissima per lo studio della lingua araba, perché sulle rocce vi sono centinaia di iscrizioni in aramaico, dadanitico, tamudico, minaico e nabateo. Curiosa è la vicina Elephant Rock, o Jabal AlFil, una roccia alta 52 metri, a forma di elefante con la proboscide poggiata su un tronco, e cambia colore a seconda del sole e dell’illuminazione che gli viene data. Vicina troviamo un’altra meraviglia, questa volta ad opera dell’uomo: è Maraya Concert Hall, un edificio a forma di cubo alto 26 metri rivestito con 9.740 mq di specchi che riflettono il deserto e le rocce intorno. Ospita concerti ed eventi, ed è stata progettata da Florian Boje dello studio di progettazione Giò Forma di Milano. Infine, verso il tramonto è bello arrivare a Harrat Viewpoint, un alto punto panoramico in pietra lavica nera dal quale si gode una fantastica vista su Dedan e sull’oasi di AlUla. Ci si gode il panorama bevendo un tè, seduti sui comodi divani con vista sulla vallata, o utilizzando i telescopi.
Infine, si rientra in aereo a Jeddha, 4 milioni di abitanti, porto commerciale sul Mar Rosso. Elegante, è la città dell’arte, famosa per la Corniche di 30 km, con sculture di Henry Moore e Mirò, e la fontana Re Fahd, la fontana più alta del mondo. Da vedere la Città Vecchia con le bellissime case del periodo ottomano, dalle terrazze chiuse chiamate “mushrabiyah”, con intagli nel legno di tek, per permettere la circolazione dell’aria e, alle donne di casa, di vedere all’esterno senza essere viste. Le case sono costruite con un impasto fatto di corallo e argilla. Sempre nel quartiere vecchio c’è il suq, con negozietti di ogni genere. Un ultimo saluto a Jeddha avviene lungo la costa, per raggiungere uno degli approdi di yacht che portano a fare un indimenticabile snorkelling. E nei ristoranti vista mare si gusta un un tripudio di pesce freschissimo.
Per dormire, a Ryad il Fairmont Riyad è un 5 stelle nel Business Gate Complex, vicino dall’aeroporto internazionale King Khaled. Ha 298 spaziose camere e suite, 5 ristoranti, un centro congressi con 4.500 mq di spazi per riunioni. A Jeddha, sul Jeddah Waterfront, Shangri-La Jeddah ha 203 eleganti camere e suite, 17 appartamenti di lusso, 4 ristoranti e lounge. Cosa accomuna questi due alberghi? La gentilezza del personale e un buffet mattutino ottimo. E le notti nel deserto? L’Habitas Alula Resort Al-Ê¿Ula è un 5 stelle a 24 km dalle Tombe di Mada’in Salih., 96 camere con un patio, ben climatizzate, e nel bagno ben due docce, una è all’esterno, vista montagne. La struttura – si circola con auto o bici elettriche- offre un centro spa, una piscina esterna ed è a 25 km dall’aeroporto di AlUla. Nel resort di lusso Banyan Tree Alhula le 47 luxury villas sembrano grandi vele posate sulla sabbia, sospese fra deserto rocce e cielo. Le più grandi hanno la piscina privata. Suggestiva la piscina del resort, in un piccolo canyon. Notevole l’area fitness. Il ristorante offre specialità locali e Thai. AGIPRESS
di Gloria Ciabattoni