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11 Novembre 2016

ISTAT: cala il numero di imprese che innovano

Due terzi delle imprese innovatrici sono presenti in sole cinque regioni, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio

AGIPRESS – FIRENZE – La propensione all’innovazione delle aziende italiane cala, specialmente in quelle medie e piccole. Lo comunica l’ISTAT che spiega come nel triennio 2012-2014 il 44,6% delle imprese con 10 o più addetti di imprese residenti in Italia ha svolto attività finalizzate all’introduzione di innovazioni. Rispetto ai tre anni precedenti (2010-2012), la quota di imprese che innovano scende sensibilmente da 51,9 a 44,6% (-7,3 punti percentuali), calo spiegato in parte rilevante dalla riduzione degli investimenti in innovazioni organizzative e di marketing. La propensione innovativa è in netto calo fra le piccole imprese (41,3%, -8 punti percentuali dal triennio precedente), rispetto alle medie (64,9%, -3,9 punti percentuali), mentre è in contenuta crescita fra le grandi (83,3%, +0,8), per le quali l’innovazione si conferma una caratteristica strutturale. L’Industria è ancora il settore più innovativo con il 50,5% di imprese con attività di innovazione, seguono i Servizi con il 42,2% e le Costruzioni con il 30,5%.

“Un dato che fa pensare quanto la strada verso un processo di innovazione inteso come caratteristica strutturale “ commenta Cristina Corradini di Clelia Consulting azienda toscana che si occupa di processi di sviluppo e cambiamento – specialmente nelle imprese medie e piccole, sia ancora lunga, ma allo stesso tempo sempre più necessaria. Le PMI per crescere “ aggiunge – cosଠcome le grandi imprese, non possono prescindere da un rinnovamento sia dal punto di vista tecnologico che organizzativo, anzi ciò che oggi pensiamo sia davvero strategico oggi “ conclude “ è proprio l‘innovazione e riorganizzazione nei processi interni alle imprese, passo fondamentale per riadattarsi ad un mercato che cambia e che, in ogni caso, offre svariate opportunità . E’ necessario pertanto adottare politiche specifiche per pmi che incentivino l’innovazione, diffondere la cultura all’innovazione, promuovere il sistema in rete per far si che l’innovazione possa avere maggiore probabilità di successo e correlare le start-up ai sistemi d’impresa già esistenti al fine di non perdere la ricchezza dell’innovazione medesima” – conclude.

Sempre secondo l’ISTAT si conferma la tendenza all’adozione di pratiche di innovazione di tipo integrato: il 45,6% delle imprese con attività innovative è stato impegnato nello sviluppo di nuovi prodotti-processi e contestualmente ha introdotto innovazioni organizzative o di marketing; il 46,5% delle imprese innovatrici in senso stretto ha innovato sia i prodotti sia i processi produttivi. Nel 2014 le imprese italiane hanno investito complessivamente 23,2 miliardi di euro per le attività innovative di prodotto-processo, il 4,3% in meno rispetto al 2012. La Ricerca e sviluppo (R&S) rappresenta quasi la metà della spesa complessiva.

La spesa sostenuta per le attività innovative di prodotto-processo è stata in media di circa 6.200 euro per addetto, in lieve diminuzione rispetto al 2012 (6.300 euro). I valori più elevati si sono registrati nell’industria (8.000 euro), in particolare nelle grandi imprese industriali (9.000 euro). Il 23,6% delle imprese innovatrici in senso stretto ha dichiarato di aver beneficiato di incentivi pubblici nel triennio 2012-2014 (era il 20,7% nel triennio precedente). La capacità di innovare attivando forme di cooperazione con altri soggetti è ancora contenuta ma in rapido aumento, riguarda il 19,8% delle imprese (12,5% nel periodo precedente).

Dal Nord al Mezzogiorno si riduce la propensione delle imprese a innovare. Le regioni del Nord continuano a registrare una maggiore capacità innovativa; indipendentemente dalla composizione produttiva, aumenta il gap delle regioni meridionali con il resto del Paese. L’innovazione è ancora fortemente concentrata sul territorio. Due terzi delle imprese innovatrici sono presenti in sole cinque regioni, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio. Le stesse contribuiscono ai tre quarti della spesa nazionale per l’innovazione.

Agipress

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