AGIPRESS – Scorie dell’Ast da usare per rifare le strade: un progetto di riutilizzo delle scorie prodotte dalla lavorazione dell’acciaio inox nello stabilimento dell’Ast di Terni avviato grazie alla Regione Umbria e con il supporto tecnico scientifico del Centro Sperimentale Stradale Anas di Cesano e con la supervisione di ARPA Umbria. Il campo prova è eseguito dall’impresa Pavi Srl con materiale (filler artificiale) fornito da Tapojarvi Italia Srl. Il nuovo asfalto permette di abbattere l’impiego di materiali naturali vergini e perciò l’impatto
sull’ambiente, in una visione di sostenibilità economica e ambientale per il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni e l’ottimizzazione dei processi di economia circolare. L’ideatore di tutto ciò è l’Assessore alle Infrastrutture e Trasporti Regione Umbria, Enrico Melasecche. Abbiamo parlato con lui, per sapere di più su questo progetto in atto verso il riuso consapevole delle risorse.
Assessore come è nato il progetto?
Uno dei tagli fondamentali per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente e soprattutto anche la parte di competitività di una delle più importanti industrie italiane che producono acciai speciali, ovvero l’Ast acciai speciali Terni, è proprio quello dell’immissione in discarica delle scorie. Si producono infatti, circa 400.000 tonnellate l’anno di scorie che ovviamente stanno diventando un problema. Le
discariche non bastano più, per cui l’iniziativa della Regione Umbria, nata esattamente un anno e mezzo fa, è volta a valutare con approfondimenti scientifici la possibilità di riutilizzo delle stesse scorie.
Ci dice qualcosa in più?
Da tempo l’acciaieria Ast speciali Terni, fin da quando era proprietà del gruppo Thyssenkrupp e non del gruppo Arvedi come oggi, aveva aperto un rapporto con la Tapojarvi, una società finlandese particolarmente esperta nel trattamento delle scorie. All’interno dello stabilimento Ast di Terni è stato realizzato un altro piccolo stabilimento, con un costo di circa 40 milioni di investimenti da parte dell’azienda finlandese, per de metallizzare le scorie e riutilizzarle nelle pavimentazioni stradali. Non soltanto, dunque, un recupero di metalli come nichel e il cromo che hanno un valore notevole, ma anche una notevole riduzione di rifiuti da portare in discarica. Dall’utilizzo sperimentale delle scorie auspichiamo si possa giungere ad un utilizzo sistematico nelle pavimentazioni stradali, come avviene già da anni, ad esempio, in Finlandia.
La Regione come ha avviato il progetto?
La Regione ha preso in mano la situazione, cercando di mettere in contatto e facilitando i rapporti fra Anas, Arpa e Tapojarvi, tutti gli attori di questa vicenda, perché ovviamente l’argomento è delicato, lo comprendiamo, dal momento che riguarda l’ambiente.
Fino ad oggi è stata steso per quasi 1 km il tappetino e il binder nella strada statale Val Nerina. E questo un anno fa circa.
Ad oggi, le prime analisi hanno dato esito positivo. Adesso Anas ha chiesto la fresatura di questo tappetino per esaminare la reazione di questo materiale, in modo da vedere cosa accadrà quando in seguito al deterioramento dovrà esser riutilizzato in ulteriori bitumazioni.
Una sostenibilità ambientale a tutto tondo, perché?
Nel caso in cui dovesse essere totalmente positivo verrà inserito nei capitolati Anas di tutta Italia. Il prodotto usato attualmente è il Filler, una sorta di polvere, perché le scorie hanno due aspetti organolettici questa specie di polvere e un prodotto granulare tipo breccia. Attualmente la sperimentazione sta avvenendo solo per il Filler, in futuro proseguiremo anche per altri materiali. Al momento, le aspettative sono notevoli perché si andrà ad eliminare gradualmente le cave.
Questo progetto conferma che sviluppo industriale e sostenibilità possono camminare di pari passo?
Assolutamente, anzi direi che si integrano l’uno sull’altro.
Ha progetti futuri in merito alla sicurezza e all’ambiente?
Tantissimi riguardo le strade, viadotti, gallerie e ferrovie. Per quanto riguarda le strade, insieme ad Anas, stiamo cercando di migliorare notevolmente le pavimentazioni stradali. Ad esempio, la E45 è quasi completata al 95% con pavimentazioni stradali drenanti con il sottofondo fresato di 60 cm, ricostruite con calcio e cemento che danno una durata di circa vent’anni. Anche questo è risparmio ambientale, perché vuol dire non doverle rifare continuamente. Un altro progetto in cantiere, sempre con Anas, sono le nuove barriere brevettate con tubazioni sottostanti al centro delle strade statali che drenano l’acqua e danno la certezza che in caso di pioggia abbondante non ci sia l’effetto aquaplaning, tema fondamentale di sicurezza e ambiente. Inoltre, sto chiedendo che almeno tutte le gallerie, specie quelle di lunga percorrenza, vengano dotate di collegamento telefonico. Perché in caso di incendio, ad esempio, i cittadini non possono scendere dalla macchina e in mezzo al fumo andare a cercare la colonnina SOS, quando oggi invece, molto più semplicemente, in pochi secondi ci si può collegare al 112 informando del disastro in corso. È una questione di sicurezza, a livello governativo ci deve essere questa volontà nel risolvere e affrontare anche questo problema. Io credo che, una buona dose di volontà e la scientificità sono l’unico modo per conseguire risultati apprezzabili e duraturi. Agipress