Una famiglia su tre ha modificato le spese alimentari, tre su quattro hanno ridotto quelle per ristoranti e pizzerie. Il 56% ha rinunciato a libri, cinema e teatro, il 67% ha ridotto gli esborsi per vacanze e divertimenti
AGIPRESS “ FIRENZE – Meno soldi a disposizione delle famiglie e, di conseguenza, meno consumi. Insomma, la gente spende meno, molto meno. E per il futuro le aspettative non sono migliori. Sono questi, in estrema sintesi, i risultati del questionario promosso da Federconsumatori “Cambiamento degli stili di vita e dei consumi in tempo di crisi”, progetto cofinanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Il report è stato presentato oggi, martedଠ22 ottobre, a Firenze, alla Sala delle Feste di Palazzo Bastogi, in via Cavour. Sono intervenuti Giuseppe Minigrilli, presidente Federconsumatori Toscana, Alessio Gramolati, segretario generale Cgil Toscana, Ivan Malevolti, consulente Federconsumatori, Claudio Vanni, Unicoop Firenze, Salvatore Allocca, assessore regionale e Rosario Trefiletti, presidente Federconsumatori. Lo studio si basa su un campione di 2.464 risposte, 1.240 maschi e 1.224 femmine: il 10,8% ha tra i 16 e i 30 anni, il 31% ha più di 60 anni, il 57,5% ha tra 31 e 60 anni. Di tutti questi, la metà è laureata o diplomata. Il campione comprende gran parte del mondo delle professioni (studenti, disoccupati, casalinghe, dipendenti privati o pubblici, autonomi, professionisti, pensionati).
I RISULTATI
Per il 75% in questi anni il tenore di vita e il potere d’acquisto della propria famiglia è peggiorato. Di conseguenza, più dell’80% ha modificato anche di molto i propri consumi. Più del 50% rinunciando all’acquisto di alcuni beni e servizi o acquistando prodotti di minor costo e non di marca. Con la conseguenza che una famiglia su tre ha modificato sensibilmente i consumi alimentari e che tre su quattro hanno ridotto le spese per ristoranti e pizzerie, mentre il 56% ha rinunciato a libri, cinema e teatro e il 67% ha diminuito gli esborsi per vacanze e divertimenti. Altri effetti collaterali: il 72% si è buttato sulla grande distribuzione a discapito dei negozi tradizionali, e il 34% ha iniziato ad acquistare direttamente dal produttore. C’è anche un 12% che in diversa misura ha fatto ricorso ad aiuti sociali (mense e distribuzione di prodotti alimentari). Capitolo internet: il 58% non fa acquisti online, mentre un 14% lo fa oltre sei volte l’anno (con una soddisfazione dell’affare del 68%).
LE PROSPETTIVE
Per il 62% le condizioni economiche in futuro peggioreranno ulteriormente, mentre quasi il 70% ha dovuto ricorrere (spesso o qualche volta) ai suoi risparmi anche per spese non importanti, sotto la retribuzione mensile. Uno su cinque ha poi dovuto chiedere prestiti per tirare avanti, e uno su quattro si fa aiutare significativamente dai famigliari. Ma la crisi può essere un’occasione per ridurre gli sprechi e stimolare comportamenti più consapevoli e meno consumistici? Il 50% risponde di “sଔ (“totalmente” o “abbastanza”), l’altro 50% di “no” o “poco”.
Agipress