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28 Marzo 2018

Imperfezioni della pelle, per 8 persone su 10 creano insicurezza e depressione

Gli inestetismi legati all’epidermide, tra cui le lesioni pigmentate, scatenano una sofferenza psicologica associata per 8 persone su 10. Il 18% soffre anche di disturbi d’ansia e il 10% di depressione. Un problema che colpisce indistintamente uomini e donne, dai 18 ai 50 anni e dal quale neanche i divi del cinema riescono a “sfuggire”

AGIPRESS – FIRENZE – Psiche e dermatologia non sono mai state cosଠvicine. Secondo una tesi condivisa da molti psicologi, infatti, la pelle è lo specchio del nostro mondo interno e se presenta imperfezioni, soprattutto in punti ben visibili, rischia di compromettere seriamente i rapporti sociali e la nostra autostima. Un problema complesso, che coinvolge indistintamente sia uomini che donne e porta a pensare che, molto spesso, all’azione del dermatologo si debba associare quella dello psicologo. Infatti l’80% dei pazienti dermatologici ha anche una sofferenza psicologica associata, mentre il 18% soffre di disturbi legati all’ansia e il 10% arriva perfino alla depressione. Dati, questi, confermati da una ricerca che ha coinvolto 13 paesi europei, tra i quali l’Italia, e da uno studio condotto dall’Università di Genova, in collaborazione con l’Università di Torino, presentato recentemente dalla Società italiana di Psicodermatologia (Sidep) e citato dal quotidiano ˜La Repubblica’, lo scorso gennaio. Tale studio ha dimostrato proprio che i pazienti con patologie croniche come psoriasi, dermatite atopica, alopecia e vitiligine sono incapaci di esprimere le proprie emozioni, oppure soffrono di ansia e depressione. Questo perché la “qualità ” della pelle è uno degli elementi su cui si basano l’autostima ed il benessere della persona.

Ne sanno qualcosa perfino i divi del cinema, costretti spesso a ricorrere a particolari trucchi o escamotage per nascondere le imperfezioni. Non sono poche, infatti, le star di Hollywood che inseriscono nei loro contratti una clausola che prevede l’utilizzo del beauty work, ovvero il ricorso alla tecnologia per ritoccare digitalmente i volti e riportare indietro le lancette dell’orologio. Una sorta di chirurgia estetica fatta al computer, per non rivelare che nella vita reale anche i divi del grande schermo mostrano la loro età effettiva. C’è poi chi, al contrario, deve accentuare di proposito inestetismi e imperfezioni, per rendere ancora più spaventosi alcuni “cattivi” del cinema. Come dimenticare, ad esempio, le profonde rughe e cicatrici di Darth Vader, mostrate nell’episodio VI di Star Wars? O le piaghe di Regan MacNeil, la bambina del film “L’Esorcista”? Entrambi presentano una pelle tutt’altro che invidiabile. E infatti l’Università del Texas, che nel 2017 presentò un particolare studio sulla situazione dermatologica di una serie di famosi antagonisti della storia del cinema, dichiarò che “associare determinati disturbi a figure diaboliche può contribuire al diffondersi di pregiudizi verso le persone reali che ne soffrono”. Ma se gli attori di Hollywood possono contare sull’aiuto degli effetti speciali, la stessa cosa non può accadere per tutti gli altri, costretti in molti casi ad affidarsi al make up. Una soluzione che, tuttavia, non risolve il problema, ma serve solo a coprirlo temporaneamente.

“Quando la pelle è interessata da imperfezioni o da vere e proprie patologie – spiega Loris Pinzani, psicologo e psicoterapeuta – la persona può sentirsi colpita nella rappresentazione che ha di se stessa, con ricadute sul piano emotivo e la comparsa di un senso di frustrazione, rabbia e tristezza”. Uno stato di malessere che colpisce giovani e adulti, dai 18 ai 50 anni, senza distinzione di genere, anche se tendenzialmente le donne accusano un maggior livello di stress e disagio, rispetto ai coetanei maschi. Un’altra categoria interessata da questo fenomeno è quella degli adolescenti, che già vivono un momento delicato perchè, spesso con conflittualità , scoprono un corpo “nuovo”. La prima soluzione “a portata di mano”, per nascondere alcuni inestetismi è il make up che però ha il grosso limite di coprire momentaneamente il problema.

Cosa si può fare, allora, per rimuovere questi inestetismi e riacquistare il benessere interiore? “L’unica soluzione efficace e definitiva è il laser “ commenta il dott. Davide Tonini, medico chirurgo specializzato in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica presso l’Università di Milano “ Questi inestetismi, infatti, necessitano di tecniche molto specifiche, affinché si possa trattarli con risultati eccellenti. In questo senso uno dei sistemi più all’avanguardia è la tecnologia “Asset”, sviluppata da Renaissance. Si tratta di un particolare dispositivo laser che è in grado di rimuovere le lesioni pigmentate (macchie) in una singola applicazione, indipendentemente dalla loro estensione. Grazie a tre particolari manipoli, in grado di lavorare su varie estensioni di macchie, è possibile rimuoverle in pochi minuti, senza l’utilizzo di pomate anestetiche e senza dover tornare più volte dal medico, come invece richiedono altri trattamenti laser. Il paziente non prova alcun dolore”. “Le lesioni che è possibile trattare con questa tecnologia “ continua il dott. Tonini “ sono varie e comprendono melasmi, macchie dell’età o macchie lentigo solari, ovvero quelle macchie causate da una scorretta esposizione al sole e che si sviluppano in particolari zone come volto, mani, décolleté, collo, e spalle. È per questo motivo che sempre più persone si rivolgono allo specialista: essendo le macchie il primo segno di invecchiamento di una persona, sono moltissime quelle che vogliono rimuoverle, per dare alla loro pelle un aspetto sempre sano e giovane”.

AGIPRESS

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