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13 Gennaio 2023

Il vino come un pacchetto di sigarette? Nuoce all’Europa, non alla salute

Il via libera della Commissione all’Irlanda: uno scontro ideologico fra culture e religioni.

di MARCELLO MANCINI

AGIPRESS – Cosa inventarsi per aumentare la diffidenza dei cittadini europei verso l’Europa. Cioè quella che dovrebbe diventare – anzi: dovrebbe già essere – la Grande Madre che vigila e decide nell’interesse comune di tutti i popoli del Continente e le nazioni che ne fanno parte. Accettare che il vino sia considerato alla stregua di un pacchetto di sigarette è quanto di più assurdo possa essere concepito dalla mente politica. <Nuoce gravemente alla salute>. Più facile che nuocciano certe decisioni, che travolgono la nostra storia. Un passo devastante, compiuto dall’Unione europea che ha consentito all’Irlanda di scrivere sulle etichette delle bottiglie un avvertimento di attenzione. Oltre il business, che è il primo pensiero laico al quale ci si aggrappa, il vino è un elemento della cultura cristiana e della religione che anima Paesi come l’Italia, la Francia, la Spagna e il Portogallo. Culture neolatine che si scontrano con quelle anglosassoni nelle quali l’orientamento alcolico è sbilanciato verso altre bevande come la birra.

Si tratta dunque di un conflitto fra culture, non solo enogastronomiche, che minacciano di produrre effetti disastrosi sul nostro mercato, sulle nostre abitudini e – non sembri esagerato – anche sulle nostre anime. Direi quasi uno scontro fra religioni, per il significato che <la vigna del signore> riveste nei vangeli e nell’allegoria della cristianità . Ricorderete che papa Ratzinger appena eletto, in piazza San Pietro si definଠun <umile lavoratore nella vigna del Signore>. Dove la <vigna> è una delle immagini che le Sacre Scritture e la teologia utilizzano per indicare il popolo di Dio.

Questo sciagurato precedente minaccia quindi la stabilità religiosa e non soltanto quella economica. Il via libera all’Irlanda, ancorché ingiustificato, rischia di aprire una strada pericolosissima, che consente ad altri Paesi di percorrere iniziative simili, con conseguenze inimmaginabili per l’export di Paesi come il nostro. L’Europa, invece di insinuare sospetti, avrebbe dovuto incoraggiare il consumo di un prodotto sano, generato con procedimenti puliti, che non fa male alla salute, al netto degli abusi a cui tutti i prodotti alimentari sono esposti. In questo modo, invece, si lascia spazio a interpretazioni ideologiche sul fatto che si sia trattato di un resa dei conti politica su problemi di gestione dei prodotti alcolici. Se c’è margine per un ripensamento, come fanno capire anche alcuni eurodeputati italiani, è bene che la Commissione europea faccia tutto quanto è possibile per tornare indietro. Oltre al mercato, è in gioco la credibilità dell’Unione. E – perché no – anche l’equilibrio spirituale. AGIPRESS

di Marcello Mancini

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