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12 Marzo 2024

Il sistema idrico italiano è fragile, servono investimenti

AGIPRESS – ROMA – Nonostante l’abbondanza di precipitazioni annue, dieci volte superiori al consumo, il sistema idrico italiano si presenta complessivamente fragile, soggetto a crescenti periodi di stress e caratterizzato da inefficienze lungo l’intera filiera. Il tema è stato al centro del dibattito – promosso da Bain & Company in collaborazione con Comin & Partners – tenutosi a Roma, a cui hanno preso parte le principali aziende del settore e i rappresentanti istituzionali chiave per l’ecosistema idrico italiano.

Quattro elementi meritano particolare attenzione:
• le perdite superano il doppio della media dell’UE
• i consumi pro-capite superano la media dell’UE del 35%
• solo il 5% dell’acqua depurata è destinato al riutilizzo, rispetto al 20% della media dell’UE
• il prezzo dell’acqua potabile è del 30% inferiore rispetto alla media UE e le tariffe di autoprelievo agricolo/industriale (ca. 0,04 €/m3) sono inadeguate a stimolare comportamenti virtuosi di consumo.

Risulta dunque imprescindibile analizzare il settore nella sua completezza, considerando che il comparto agricolo rappresenta il 55% dei consumi, seguito dal settore industriale con il 25%, mentre il comparto civile pesa solo per il 20%. L’eterogeneità tra i 7 bacini idrografici e i ricorrenti picchi stagionali, sono i principali problemi da affrontare, con il distretto Padano che emerge come il più critico, con precipitazioni insufficienti a coprire i consumi finali e il deflusso ecologico del bacino. Le criticità attuali – e quelle future, in assenza di interventi adeguati – derivano da un settore complesso e frammentato, che coinvolge numerosi differenti attori, sia a livello locale sia nazionale, ed è soggetto a una regolamentazione da sempre focalizzata principalmente sugli usi civili, che coprono appena il 20% dei consumi totali. Ad aggravare la situazione c’è il rischio legato ai cambiamenti climatici che, con il continuo incremento delle temperature, renderà questa risorsa ancora più scarsa e preziosa, unitamente all’aumento dei consumi (al 2050 previsto in crescita dell’8%) e la riduzione dei deflussi idrici (-7% al 2050).

Per accelerare invece gli interventi nel breve-medio termine, è necessario abbattere barriere storiche attraverso interventi mirati di adeguamento normativo e semplificazione dei processi autorizzativi, superando limiti e carenze con l’introduzione di nuovi incentivi e strumenti di finanziamento. “Suggeriamo quattro azioni pratiche da adottare nel breve termine: l’estensione della governance regolatoria sui consumi totali dei distretti idrografici, ad esempio attraverso un ruolo più incisivo dell’autority. Poi, l’introduzione di contratti standard, con un modello per gestione e investimenti iso-Consip e l’adozione di nuove fonti e tecnologie; ad esempio, sistemi di irrigazione smart e dissalatori. Infine, la promozione della circolarità attraverso l’adozione di meccanismi di riuso sostenuti da certificati blu” ha dichiarato Davide Iorio, Partner e responsabile del Center of Excellence Water di Bain & Company. Infine, bisogna intervenire nel meccanismo energy-water nexus. “Il legame tra energia e settore idrico è molto forte. Da un lato, meccanismi innovativi per il rinnovo delle concessioni idroelettriche permetterebbero di accedere velocemente a risorse per oltre 15 Miliardi di euro destinate ad incrementare la capacità di stoccaggio. Dall’altro, lo sviluppo di una piattaforma PPA-Rinnovabili sosterrebbe la decarbonizzazione dei consumi energetici per 8 TWh/anno, stabilizzandone il costo e facilitando la transizione ecologica del Paese” ha concluso Luigi Corleto, Partner di Bain & Company. AGIPRESS

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