DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

5 Aprile 2023

Il caso Lukaku: rabbia, solo tanta rabbia

Il commento di Massimo Sandrelli.

AGIPRESS – Il caso Lukaku è il solito caso di razzismo¦ Ecco, per i più disattenti, questa vicenda la si sbriga cosà¬. E’ chiaro che il razzismo, in tutte le sue forme, è una delle peggiori e fatali pandemie che possano colpire l’umanità . Una vergogna che non può mai trovare giustificazione nè ieri, nè oggi, nè domani. E in nome del razzismo si sono compiute le più truci nefandezze della nostra storia. Esempi non mancano, dall’Africa, all’Oriente, all’Europa fino alla civilissima America. E lo stesso Lukaku non ha perso tempo inviando il proprio sdegno via social. Detto tutto ciò, e con tutta la solidarietà verso coloro che ancora oggi sono vittime di razzismo, nel caso in specie, forse sarebbe meglio aggiungere qualche riflessione.

Romelu Lukaku, come nel suo stile, è un guerriero, con il piglio e la vigoria del combattente. Non attraversa un bel momento. E’ tornato all’Inter quasi come un ripiego. Su di lui stanno piovendo molte critiche e lui ne soffre tanto. Cosଠquando quasi alla fine ha visto sfuggire quel pallone è piombato con tutta i suoi 94 chili massicci sulla caviglia del povero Gatti, schiantandolo in terra. Fallo, fallaccio che l’arbitro Massa avrebbe avuto il dovere di punire con il cartellino rosso (come da regolamento quando si tratta di interventi violenti). Il tapino non se l’è sentita. Cosଠsolo una semplice ammonizione. Da quel momento i tifosi juventini se la sono presa con Lukaku ma davvero pensate che avrebbero usato fischi meno insistenti se invece del belga di origine congolese, si fosse trattato di un biondo finnico? Nel tifo di calcio un nemico è nemico, senza distinzione di nazionalità e di colore della pelle. Il tifo da stadio fa esplodere il peggio della selvaggia e animalesca crudeltà che l’uomo custodisce nelle sue viscere. Una volta ad un massaggiatore che stava prestando cure ad un giocatore a terra gli urlarono: finiscilo a coltellate¦Certo era un paradosso ma lo stadio è il tempio del paradosso nella gioia e nella tristezza. Non è una giustificazione, per carità ma una realtà , tanto che non di rado le autorità impongono il blocco delle trasferte a seconda del “clima” o del tipo di tifoserie. Il calcio è anche questo.

Lukaku, quindi, pativa e fremeva. Gli è capitato di far gol nei minuti di recupero su rigore e non ha visto l’ora di mostrare a quei tifosi avversi tutto il suo rancore intimandogli il silenzio. Si dice che il calcio è uno spettacolo ma non di frequente si vede un attore mettersi a far polemica con il pubblico¦ E’ venuto giù il mondo. Juventus-Inter, a Torino, con i nerazzurri che acciuffano il pareggio in extremis. La reazione della folla è stato sproporzionata al gesto del centravanti e da lଠè scaturito tutto il resto. L’arbitro, non fosse stato travolto, avrebbe dovuto distribuire cartellini gialli e rossi a man dritta, invece solo poco quasi nulla. Allora bando alla demagogia e alla banalità dei luoghi comuni. Giusto punire quei cori, giusto punire i responsabili, tutti i responsabili, fuori e dentro il campo, nessuno escluso. La definizione di razzismo indica ogni atteggiamento di insofferenza, pregiudizio e discriminazione verso persone che si identificano attraverso la loro regione di provenienza, cultura, religione, etnia, sesso, sessualità , accento dialettale e altro. Qui invece c’è stato solo rabbia, tanta rabbia. AGIPRESS

di Massimo Sandrelli

ARTICOLI CORRELATI
Torna in alto