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11 Ottobre 2017

Il cancro non è una patologia della modernità , la scoperta sulle mummie rinascimentali

Su Lancet Oncology una ricerca dei paleopatologi dell’Università di Pisa sulle mummie della corte aragonese di Napoli

AGIPRESS – PISA – Le genti del passato si ammalavano di cancro? Il tumore è una patologia che affligge solo il mondo moderno? Sono domande che ormai da decenni si pone la comunità scientifica a causa del progressivo aumento di incidenza di diverse neoplasie tra la popolazione attuale. Ha provato a dare una risposta l’equipe della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa diretta dalla professoressa Valentina Giuffra che, in un articolo pubblicato sulla rivista internazionale ˜Lancet Oncology’, ha fornito un nuovo e sorprendente dato che confuta ciò che finora si è sempre ipotizzato, ovvero che il cancro sia una malattia del mondo attuale, causata dall’inquinamento o dallo stile di vita moderno. Gli studiosi infatti, analizzando con moderne tecniche istologiche, immunoistochimiche e molecolari le decine di mummie rinascimentali conservate nella sacrestia annessa alla chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, sono riusciti ad identificare ben tre casi di neoplasia maligna in individui tra i 55 ed i 70 anni: un carcinoma basocellulare (ovvero un tumore cutaneo) che ha colpito il volto del duca Ferdinando Orsini di Gravina (circa 1490-1549), un adenocarcinoma avanzato del retto nella mummia del re Ferrante I di Aragona (1424-94) ed un adenocarcinoma del colon in fase iniziale di infiltrazione nella mummia del principe Luigi Carafa di Stigliano (1511-76).

FREQUENTE ANCHE IN PASSATO – “Sono scoperte estremamente importanti perché non solo rappresentano tre dei cinque tumori maligni dei tessuti molli mai diagnosticati in paleopatologia – afferma il professore Gino Fornaciari, da decenni impegnato sullo studio delle mummie napoletane – ma sono stati tutti diagnosticati in una stessa ristretta popolazione, quella della corte aragonese della Napoli rinascimentale a cavallo tra il ˜400 ed il ˜500″. Si scopre cosଠche, se nel piccolo gruppo di undici mummie (dieci uomini ed una donna) tre soggetti svilupparono un tumore maligno, otteniamo una prevalenza di malattia neoplastica del 27%, un dato assai vicino al 31% riscontrato nei paesi industrializzati moderni. “Possiamo ipotizzare che nel passato il cancro sia stata una malattia relativamente frequente tra gli individui oltre i 55 anni, almeno per le classi elitarie del Rinascimento che vivevano più a lungo e che potevano permettersi abitudini alimentari e stili di vita non distanti dalle nostre”, conclude il dottore Raffaele Gaeta, coautore della pubblicazione. L’articolo di Lancet – spiega una nota – dunque può essere un nuovo punto di partenza per lo studio della carcinogenesi del passato, ma solo ulteriori future indagini paleopatologiche potranno definitivamente risolvere quello che viene definito ˜il problema del cancro nell’Antichità ‘.

NELLA FOTO – I tumori dei tessuti mummificati dei membri della corte aragonese. A-Adenocarcinoma rettale di Ferrante I infiltrante lo stroma fibroso (ematossilina-eosina, 100X). B-Adenocarcinoma polipoide del colon di Luigi Carafa con invasione del peduncolo, indicata dalla freccia (anti-Pan Citocheratina, Ventana®, 250X). C-Carcinoma basocellulare di Ferdinando Orsini con pattern solido destruente l’osso lamellare e con la tipica ˜palizzata’ cellulare, indicata dalla freccia (Van Gieson, 120X)

Agipress

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