DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

9 Maggio 2023

I medici italiani favorevoli all’uso della tecnologia

Particolare ottimismo per intelligenza artificiale (25%), dispositivi IoT (20%) e sistemi robotici (19%).

AGIPRESS – Intelligenza artificiale, realtà aumentata e virtuale, metaverso, dispositivi IoT e robot: sono solo alcune delle recenti innovazioni che hanno già trovato applicazione in campo sanitario, tanto che il 45% dei medici italiani afferma di avere già utilizzato almeno una di queste tecnologie a supporto della propria professione. Ma quali sono le innovazioni con maggior potenziale nella prassi clinica? Quanto sono hi-tech i medici della Penisola? La risposta a queste e altre domande arriva da MioDottore “ piattaforma leader in Italia nella prenotazione online di visite mediche – che ha condotto uno studio con l’obiettivo di far luce sulla percezione e sull’atteggiamento dei medici di medicina generale e degli specialisti italiani nei confronti di strumenti e soluzioni altamente tecnologici applicati al campo sanitario.

Più di 8 medici su 10 credono nel potenziale della tecnologia applicata alla sanità . I più favorevoli sono professionisti del Sud. Secondo quanto emerso dall’indagine di MioDottore tra i professionisti della sanità vi è un diffuso ottimismo nei confronti di soluzioni hi-tech: l’86% dei medici si dichiara a favore delle ultime innovazioni tecnologiche e crede nel loro potenziale in ambito sanitario. D’idea diametralmente opposta è solo il 2% degli operatori sanitari intervistati, che ritiene che le conseguenze negative della tecnologia superino quelle positive quando usata nella prassi clinica. Particolarmente bendisposti verso l’impiego di strumenti innovativi sono i medici del Sud Italia: qui la percentuale dei professionisti favorevoli alla tecnologia in campo sanitario supera la media nazionale, arrivando al 92% dei rispondenti. Ma quali sono le innovazioni considerate più utili in medicina? Gli operatori del settore intervistati da MioDottore vedono un grande potenziale soprattutto nell’intelligenza artificiale (25%), nei dispositivi IoT, (20%) e nei sistemi robotici (19%), seguono soluzioni di realtà aumentata (16%) e virtuale (12%).

Il 45% dei medici italiani ha già utilizzato soluzioni hi-tech nella prassi clinica. I vantaggi? In primis, interventi chirurgici più precisi (19%) e terapie più personalizzate (18%). Dallo studio condotto da MioDottore sembra che quasi 1 medico italiano su 2 possa definirsi un “early adopter”: infatti, il 45% dei professionisti afferma di aver già utilizzato soluzioni altamente innovative in campo clinico. Nello specifico, le tecnologie già adoperate sono soprattutto i dispositivi IoT, come tracker e altri sensori indossabili, e i sistemi robotici (impegnate rispettivamente dal 39% e 37% dei rispondenti che già hanno fatto uso di strumenti di health tech), seguite dalle soluzioni di intelligenza artificiale (27%). E non mancano i benefici riscontrati: i medici intervistati hanno infatti riconosciuto come tali strumenti abbiano permesso loro di svolgere interventi chirurgici più precisi (19%), di progettare piani terapeutici più personalizzati (18%) ed effettuare diagnosi più rapide e accurate (15%); al tempo stesso, la tecnologia ha anche consentito ai professionisti coinvolti nell’indagine di MioDottore di ottimizzare il tempo lavorativo (13%). Che l’health tech possa avere ricadute positive per il sistema salute è un’idea diffusa anche tra quei medici che ancora non hanno utilizzato nessuno strumento innovativo a supporto del lavoro clinico. Dai dati di MioDottore, infatti, emerge che più della metà (52%) di chi non ha ancora fatto uso di soluzioni altamente tecnologiche nella prassi medica vorrebbe farlo “ in primis testando soluzioni di intelligenza artificiale (38%) e di realtà aumentata (37%) “ in quanto convinti che siano strumenti in grado di impattare positivamente sull’attività chirurgica (42%), diagnostica (35%) e terapeutica (31%).

Come promuove l’uso della tecnologia nella sanità italiana? Secondo i medici servono programmi di formazione ad hoc (35%) e cooperazione con aziende innovative (20%). Da quanto emerso dall’indagine di MioDottore pare però che vi siano ancora alcune barriere quando si parla dell’introduzione delle nuove tecnologie nella prassi clinica. Quasi un terzo (32%) dei professionisti intervistati paventa soprattutto il rischio che un uso massivo di soluzioni hi-tech possa compromettere la relazione medico-paziente e portare a percorsi di cura standardizzati (28%). Una possibile motivazione a tali preoccupazioni forse risiede nell’idea che introdurre nuovi strumenti tecnologici nel percorso terapeutico possa interferire con le dinamiche di fiducia e con lo scambio di informazioni che caratterizzano l’attuale rapporto con gli assistiti. Eppure, in Paesi come gli Stati Uniti si ricorre proprio ai mondi virtuali, alla robotica e, più in generale, alle alte tecnologie per il trattamento di diversi disturbi multidimensionali, tra cui ansia e depressione, proprio perché capaci di abilitare un modello più interattivo di trattamento, con ha vantaggi non solo in termini di efficacia, ma anche relazionali, come maggiore empatia e dialogo tra medico e paziente.

Che l’esperienza diretta delle tecnologie possa quindi alleviare i timori dei professionisti sanitari? Sembrerebbe di sà¬. Analizzando, infatti, le risposte di coloro che hanno già adoperato soluzioni di health tech, la percentuale di operatori sanitari che temono che gli strumenti altamente innovativi possano peggiorare la relazione medico-paziente o favorire la standardizzazione dei percorsi di cura si riduce sensibilmente, fermandosi al 13% degli intervistati. Ma cosa serve dunque per spazzare via i dubbi e favorire l’health tech? Secondo i medici coinvolti nella ricerca di MioDottore, affinché la tecnologia possa effettivamente essere applicata in medicina su larga scala sono imprescindibili due elementi chiave: da un lato, una formazione adeguata e continua dei professionisti della sanità circa le ultime innovazioni (45%), dall’altro, una più stretta collaborazione tra professionisti e aziende tecnologiche (29%).

“Dalla nostra ricerca si denota come i professionisti della sanità italiana siano bendisposti verso l’uso di strumenti e soluzioni altamente innovativi e consapevoli dell’impatto positivo degli stessi sull’attività chirurgica, diagnostica e terapeutica. Al tempo stesso, permangono alcuni dubbi che possono però bloccare un’effettiva rivoluzione tecnologica della medicina, qualora non vengano prontamente chiariti. Come? Rispondendo in maniera puntuale dalla richiesta di formazione e di cooperazione con l’industria che arriva proprio dai medici italiani. È dunque necessario che il Paese, le aziende e il sistema salute collaborino per la co-creazione di proposte di valore, che devono concretizzarsi non solo in strumenti hi-tech aderenti alle effettive esigenze di medici e pazienti, ma anche in percorsi di formazione ad hoc per il personale sanitario: due aspetti essenziali per promuovere l’health tech in Italia. Noi di MioDottore ne siamo consapevoli e continueremo a innovare e a favorire un dialogo aperto tra e con i medici, i cittadini-pazienti e i decision maker affinché il futuro della sanità italiana possa rispondere pienamente alle necessità dei suoi protagonisti”, dichiara Luca Puccioni, CEO di MioDottore. AGIPRESS

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