DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

10 Aprile 2025

“Giustizia per la tragedia del Moby Prince”, Giani a Livorno

AGIPRESS – LIVORNO – Anche il presidente della Toscana Eugenio Giani confida e chiede giustizia per la tragedia del Moby Prince. “Centoquaranta morti e nessun colpevole” punta l’indice uno striscione. Nessun colpevole a distanza di trentaquattro anni. “Non può finire così – dice Giani – e accanto al ricordo e alla preservazione della memoria, su cui la Regione come anche la città di Livorno ci sono sempre state in questi anni e ci saranno anche in futuro, è necessario che i responsabili di quella tragedia vengano fuori. La Regione Toscana è vicina ai familiari delle vittime affinché giustizia sia fatta”. “Verità e giustizia”, scritta gialla su fondo rosso, come gridano al sole le magliette indossate da molti.

“Mi sembra che la commisione parlamentare stia proseguendo – si sofferma Giani, commentando con i giornalisti -. E’ necessario agire perché sulla tragedia del Moby Prince sia fatta chiarezza”. Poi aggiunge: “La Regione fin dall’inizio ha dimostrato una particolare sensibilità perché questa tragedia non fosse dimenticata: nell’armadio della memoria nella biblioteca regionale in piazza dell’Unità a Firenze abbiamo voluto che fosse conservata tutta la documentazione perchè questa vicenda non cadesse nell’oblio. Ora si parla di un museo e la Regione è disponibile a dare un’ulteriore mano”.

Il presidente della Toscana ha partecipato nel pomeriggio al corteo che da piazza del Municipio è arrivato fino al porto mediceo. “Mi ha colpito la grande partecipazione, anche di tanti giovani, che si sono stretti in un abbraccio di solidarietà attorno a chi allora perse cari e parenti e la loro empatia con il dolore altrui” commenta. Giovani e giovanissimi, i bambini con le rose in mano, il silenzio intonato dalla tromba di un militare, i gonfaloni dei Comuni (anche da fuori Toscana).

“Essere qui è importante” sottolinea Giani. Dopo il corteo e la cerimonia davanti alla lapide che ricorda le tragedia, l’omaggio alla corona del presidente della Repubblica, la lettura di tutti i nomi delle vittime, la loro età (le più piccole avevano uno e cinque anni) e i territori di provenienza, Giani si è recato sul molo per il lancio delle rose: trentaquattro rose, una per ogni anno trascorso.

Erano infatti le 22.03 del 10 aprile 1991 quando il traghetto Moby Prince entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno. A causa dell’incendio che si sviluppò, alimentato dal petrolio fuoriuscito, e per il fumo che rese l’aria irrespirabile, morirono in 140, ovvero tutti i passeggeri (75) e l’equipaggio (65) con la sola eccezione del giovane mozzo napoletano Alessio Bertrand. I soccorsi tardarono, anche perché in un primo momento tutti i mezzi partiti dal porto di Livorno si concentrarono sulla petroliera. Il mayday del traghetto arrivò debole e disturbato.

Per la perdita di vite umane quello del Moby Prince è stato il più grave incidente che abbia colpito la marina mercantile italiana. Il 28 maggio 1998 la nave, rimasta ormeggiata ne porto di Livorno e posta sotto sequestro, affondò; fu poi recuperata e avviata alla demolizione in Turchia. Solo nel gennaio 2018 è stata pubblicata la relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta. Nel 2021 una seconda commissione ha avviato nuove indagini, arrivando alla conclusione della presenza di una terza nave che avrebbe ostacolato il percorso del traghetto. Ma tanti rimangono i punti mai chiariti del tutto: dalla dinamica esatta dell’incidente alle navi militari statunitensi e di altre nazioni in rada quella notte (e la loro attività) fino all’ombra di altre imbarcazioni sospettate di traffici illeciti tra Italia e Somalia.

AGIPRESS

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