DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

25 Febbraio 2024

Giù le mani dalla polizia. Ecco perchè

AGIPRESS – Giù le mani dalla polizia, per favore. Siamo stufi di vedere attaccate le forze dell’ordine e non chi contravviene alle leggi dello Stato. L’art.18 del Tulps (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) prevede, a carico dei promotori e degli organizzatori di manifestazioni pubbliche non autorizzate, una contravvenzione punita con l’arresto fino a sei mesi e con l’ammenda da euro 103 a euro 413. Cioè, “si va nel penale”! Come mai lo Stato prevede una sanzione penale a fronte dell’esercizio di una libertà costituzionale? Per chi non lo avesse capito, forse è bene ripetere ciò che è valido per ciascuno di noi, che abbiamo la fortuna di vivere in uno Stato democratico: le tutele per chi non manifesta sono superiori a quelle di chi manifesta in modo non autorizzato, a prescindere dalle legittime (e vieppiu’ se illegittime) motivazioni.
Le forze di polizia hanno il “dovere” di proteggere tutti ma, a maggior ragione, persone deboli e beni dello Stato che possano essere bersaglio, anche casuale, di azioni violente. Ed è “violenza” anche tentare di andare dove un’Autorità dice che non puoi andare.
Segnalo sommessamente che costituisce “violenza” tentare la stessa azione se la manifestazione è stata autorizzata (come peraltro nel nostro Paese avviene, fortunatamente, nel 90 per cento dei casi). Altrettanto ovvio l’uso legittimo della forza concesso alle sole forze dell’ordine, che sono pagate (poco e male) per questo. E che sono indagabili per eventuali abusi. Ma se l’abuso è quello di rispondere alle violenze suddette, mi spiace, non ci siamo. L’alternativa? Stare a casa oppure, meglio, farsi autorizzare ed essere pacifici, proprio come chi passeggia nei dintorni delle manifestazioni pubbliche.

Prof. Avv. Ranieri Razzante
Consulente della Commissione Parlamentare Antimafia
Docente di Tecniche di gestione dei rischi di riciclaggio – Università di Bologna
Docente di Tecniche e regole della cybersecurity – Università Suor Orsola Benincasa

AGIPRESS

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