Rivestirà sempre di più un ruolo centrale nei servizi sul territorio, negli ospedali, ma anche a domicilio, nel contatto stretto con le famiglie.
AGIPRESS – FIRENZE – Nella Giornata internazionale dell’infermiere proclamata dall‘Organizzazione Mondiale della Sanità che si celebra oggi 12 maggio e che quest’anno ricorda anche i 200 anni dalla nascita di Florence Nightingale, madre dell’infermieristica moderna, il Ministro della Salute Roberto Speranza, ha inviato alla Federazione nazionale degli ordini delle professioni interimistiche (FNOPI) un messaggio di augurio, apprezzamento e, al tempo stesso, di impegno per il riconoscimento della professione. ” Nella prova durissima che l’Italia si è trovata ad affrontare “ ha scritto il ministero nella lettera inviata alla presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli – l’impegno speso per vincere questa sfida ha assunto il volto degli infermieri che, insieme ai medici e agli altri professionisti e operatori sanitari, abbiamo visto in prima linea nei giorni più drammatici”. “Il volto di una professione, e della storia che celebriamo oggi “ prosegue il ministro – sinonimo di vocazione al servizio degli altri. Il vostro lavoro, da sempre essenziale al funzionamento del Servizio sanitario nazionale, mai come in questa stagione ha rivestito, e rivestirà sempre di più, un ruolo fondamentale nei servizi sul territorio, negli ospedali, ma anche a domicilio, nel contatto stretto con le famiglie”. “Un lavoro che va sostenuto – conclude Speranza – con un impegno altrettanto concreto da parte dello Stato per una tutela forte del diritto costituzionale alla salute”.
“Ringraziamo il ministro per le sue parole “ ha commentato la presidente FNOPI, Barbara Mangiacavalli “ e gli assicuriamo che gli infermieri, come è stato da sempre e sempre sarà in futuro, avranno come primo obiettivo del loro agire la salute degli assistiti e il soddisfacimento pieno dei loro bisogni. Soprattutto, come ha ben sottolineato, sul territorio dove le esigenze sono spesso più forti e continue e dove proprio la pandemia ha dimostrato come troppe volte, siano esse Covid o non Covid, le persone restano sole”. “Questo non accadrà mai se gli infermieri potranno essergli vicini: il tempo di relazione per noi è tempo di cura. E per questo il nostro impegno è a non lasciare mai solo nessuno”.
“Ciascuno di noi nel corso della propria vita e della propria storia sanitaria – spiega in una nota l’assessore al diritto alla salute della Regione Toscana Stefania Saccardi – ha incontrato un infermiere o un’infermiera e ha avuto occasione di conoscerne e apprezzarne l’impegno, la professionalità , la generosità , il suo stare sempre dalla parte del paziente. Doti che sono emerse in maniera particolare in questi mesi di emergenza Coronavirus, in cui gli infermieri e le infermiere, assieme alla altre figure del Servizio sanitario, non si sono certo risparmiati per prestare in ogni momento un’assistenza di alta qualità . Tutti abbiamo negli occhi le loro immagini, con i volti segnati dalla fatica e dalle mascherine, instancabili, sempre vicini ai pazienti. Molti infermieri si sono ammalati, qualcuno è morto. La Giornata che si celebra oggi “ e voglio sottolineare che Florence Nightingale era una donna, come sono donne la maggior parte degli infermieri, ed era nata a Firenze “ ci offre l’occasione per dire un grazie particolare a infermiere e infermieri: per quello che hanno fatto e continuano a fare per l’emergenza Coronavirus, ma soprattutto per quello che fanno quotidianamente, ogni giorno dell’anno, in ogni ospedale, in ogni ambulatorio, accanto al letto di ciascun paziente”.
“La nostra è una professioni in cui ‘il prendersi cura’ ne è l’essenza, quindi è chiaro come questo periodo ci abbia messi a dura prova lasciandoci sfide importanti sia dal punto di vista professionale che personale” – spiega Valentina Tucci Infermiere Case Manager AOU Careggi di Firenze che aggiunge: “Ma ci ha costretti a guardare le cose in maniera diversa, perché come professionisti sapevamo che non avremmo mai somministrato ‘il farmaco guaritore’ e che talvolta avremmo intubato pazienti che forse non si sarebbero più risvegliati. Le nostre competenze, i nostri gesti e i nostri sorrisi, passati da vestizioni che spersonalizzano il delicato atto dell’assistenza stessa, e la consapevolezza, come esseri umani, ogni volta entrati in corsia, di lasciare a casa persone care da noi stessi messe potenzialmente in pericolo. In questo periodo più che mai abbiamo lavorato con estrema attenzione e speranza incrementata dai primi pazienti che abbiamo dimesso, e nonostante gli orari tirati, il lavorare con nuovi colleghi, il caldo sofferto all’interno di quelle vestizioni e le visiere appannate a causa della respirazione nelle mascherine, abbiamo sempre messo davanti il coraggio e il sorriso” – conclude.
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