AGIPRESS – Mentre passeggiate su un’avenue parigina potrebbe succedervi d’incappare in piccoli mosaici colorati. Quell’immagine potrebbe portarvi alla memoria il videogioco anni ’80 ˜’Space Invaders”, l’iconico arcade del 1978 sviluppato da Tomohiro Nishikado. In tal caso vi trovereste di fronte a una delle opere di Franck Slama, in arte Invader, è lo street artist più famoso di Francia. Artista parigino, iniziò “ con lo pseudonimo di Invader “ a riempire, intorno al ’98, le strade della città di mosaici che riproducevano proprio gli alieni del celeberrimo videogame.
Gli Space Invaders vennero scelti per tre differenti ragioni: la prima risiede nella forma pixelata che li contraddistingue, infatti si sposa alla perfezione con la tecnica del mosaico, diventata negli anni quella tipica delle produzioni di Slama. La seconda nel fatto che, essendo “omini digitali” nella forma e nel significato, rappresentano perfettamente il nostro tempo fatto di connessioni, software e hardware. La terza ragione risiede nel periodo in cui l’opera collettiva e diffusa è partita, ossia il 1998, il mondo si apriva infatti alla tecnologia che oggi è diventata necessaria in tutti i settori della quotidianità .
Con la rivista Le Monde, ha chiarito che la sua intenzione non sia mai stata quella di deturpare i posti, bensଠdi portare avanti «un’invasione pacifica e artistica». Sul suo sito spiega che l’obiettivo principale dei mosaici è quello di «liberare l’arte da musei o istituzioni», che a suo dire a volte possono «alienarla», ma anche liberare i videogiochi dai loro schermi e portarli nel mondo fisico. A questo proposito, racconta di essere stato contattato in varie occasioni da Taito, la società giapponese che creò Space Invaders nel 1978, ma senza contese o recriminazioni: «In un certo senso, lavoro con loro, e non contro di loro», dice. «Cerco di capire le città , e chi va in cerca dei mosaici viene portato a scoprirne aspetti diversi e posti interessanti, più ai margini», ha aggiunto.
Parigi resta ancora la città che ospita il maggior numero di opere dell’artista, ma l’invasione ha raggiunto luoghi inimmaginabili e non solo sulla terraferma. Il più alto degli Space Invaders si trova infatti nella stazione spaziale internazionale, nel quale è stato inviato a bordo di un pallone aerostatico, e a scovarlo nel 2016 è stata l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti.
Altri due, invece, sono stati posizionati sul fondo del mare, precisamente su alcune sculture che si trovano nei fondali della baia di Cancun (in Messico). Per avere un quadro completo della diffusione degli Space Invaders basta consultare la mappa ufficiale (https://www.space-invaders.com/world/) pubblicata dallo stesso Frank Slama. La cartina digitale non fornisce informazioni complete sul collocamento dei mosaici, bensଠdei piccoli indizi: sono infatti indicate le città coinvolte (tra cui due italiane, Roma e Ravenna) ma non è specificato quante siano esattamente le opere ospitate in ogni località “ solitamente tra 20 e 50 “ né tantomeno lungo quali strade esse si trovino. L’opera di Invader è infatti pensata per essere una caccia al tesoro “ o meglio, all’alieno “ per far immergere attivamente lo spettatore nel pensiero dell’artista con un’esperienza interattiva oltre che visiva. AGIIPRESS
di Laura Bacchiega