DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

25 Giugno 2021

Focus economia della Toscana: le ripercussioni della pandemia su imprese, mercato del lavoro, famiglie

Il calo del prodotto toscano è stato di oltre il 9 per cento nel 2020, più intenso rispetto alla media del Paese.

(AGIPRESS) – Gli effetti della pandemia da Covid-19, delineatasi in Italia dai primi mesi del 2020, si sono diffusi rapidamente anche in Toscana, determinando forti ripercussioni sul sistema economico regionale. In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER), sviluppato dalla Banca d’Italia, il calo del prodotto toscano è stato di oltre il 9 per cento nel 2020, più intenso rispetto alla media del Paese. La riduzione si è attenuata nei mesi estivi per poi intensificarsi nello scorcio dell’anno, in concomitanza con la seconda fase del contagio e con l’introduzione delle nuove misure restrittive. Il quadro migliorerebbe nell’anno in corso, con la progressiva implementazione del piano vaccinale e l’allentamento delle misure restrittive.

FOCUS IMPRESE – Il blocco delle attività produttive non essenziali e le restrizioni alla mobilità messe in atto nelle diverse fasi di evoluzione dell’epidemia, unitamente al forte calo della domanda, hanno avuto gravi ripercussioni sull’economia locale, specializzata in settori particolarmente colpiti dalla crisi, quali la moda e le attività collegate al turismo, soprattutto straniero e delle città d’arte. Nelle imprese industriali la riduzione del fatturato, pari secondo nostre stime al 6 per cento, ha interessato soprattutto quelle più piccole e quelle più internazionalizzate; la diminuzione è stata più intensa nel terziario (-12 per cento). La dinamica flettente ha riguardato anche il settore edile (-5 per cento), nonostante la vivace ripresa dell’operatività osservata nella seconda parte dell’anno. Le vendite all’estero di produzioni regionali hanno registrato una contrazione intensa (-6,2 per cento), in particolare nei comparti di moda e meccanica, seppure nel complesso più contenuta rispetto alla media italiana. A causa dell’elevata incertezza circa l’evoluzione della pandemia le imprese regionali hanno notevolmente ridimensionato l’accumulazione di capitale (-12 per cento secondo nostre stime nel complesso dell’industria e dei servizi), che già da un ventennio sconta un divario sfavorevole rispetto a regioni simili per modello produttivo, a causa della maggiore specializzazione verso settori strutturalmente caratterizzati da un minor tasso di accumulazione e soprattutto della maggiore incidenza di aziende di minori dimensioni e meno internazionalizzate. Il ritorno su livelli di redditività soddisfacenti e il processo di deleveraging, che avevano contraddistinto le imprese regionali nell’ultimo decennio, sono stati interrotti dalla crisi pandemica. Le accresciute esigenze finanziarie, connesse col calo delle vendite, hanno indotto un aumento della domanda di credito, in larga parte soddisfatta attraverso misure pubbliche di sostegno. Ne è derivato un incremento del grado di indebitamento, stante anche l’impatto sul patrimonio di risultati reddituali più sfavorevoli. L’operatività del Fondo di garanzia a favore delle imprese toscane è stata notevolmente ampliata, anche grazie alla rimozione della previgente limitazione regionale alla concessione di garanzie in subordine ai confidi. Gli interventi hanno riguardato soprattutto aziende più piccole, finanziariamente più fragili e operative nei comparti di specializzazione regionale maggiormente colpiti dalla pandemia. Anche a parità di caratteristiche dimensionali, settoriali e di rischio, la propensione a ricorrere al Fondo da parte delle imprese toscane è risultata più elevata di quella nazionale, a motivo anche della maggiore rilevanza di relazioni creditizie pregresse che potrebbero averne facilitato l’accesso.

MERCATO DEL LAVORO E FAMIGLIE – Gli effetti della crisi innescata dalla pandemia sull’occupazione regionale sono stati considerevoli. Il calo degli occupati (-1,3 percento) ha colpito maggiormente la componente femminile (-2,2), il lavoro autonomo (-2,0), i servizi, in particolare commercio, alberghi e ristorazione (-4,8). Il calo nell’occupazione dipendente si è concentrato nella componente a tempo determinato. Per la prima volta dal 2014 è tornata a crescere la quota di giovani non occupati e non in istruzione o formazione (attestatasi nel 2020 al 17 per cento). Il deterioramento delle condizioni sul mercato del lavoro si è negativamente riflesso sul reddito disponibile e sui consumi delle famiglie, interrompendo la fase di crescita in atto da oltre un quinquennio. Nel 2020 il reddito disponibile è calato di circa il 2,8 per cento rispetto all’anno precedente mentre i consumi si sono ridotti dell’11,9 per cento (a prezzi costanti). La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e la povertà sono aumentate durante la pandemia, accrescendo i divari socio-economici; gli interventi pubblici hanno tuttavia contribuito ad attenuarne l’incremento. La ricchezza netta delle famiglie toscane era lievemente salita alla vigilia della pandemia, attestandosi a 8,5 volte il reddito disponibile. Nella componente finanziaria vi è stata nell’ultimo decennio una ricomposizione a favore principalmente delle attività più liquide, accentuatasi nella crisi pandemica. Pur in un contesto di condizioni di offerta favorevoli, il calo dei redditi e dei consumi ha notevolmente rallentato l’indebitamento delle famiglie. Nel primo trimestre dell’anno in corso la dinamica è tornata lievemente ad aumentare. I finanziamenti al consumo sono rimasti pressoché stazionari, a fronte della moderata crescita dei prestiti per l’acquisto di abitazioni (2,4 per cento), sostenuti anche dalle moratorie bancarie. Le erogazioni di nuovi mutui si sono ridotte, frenate dalle mancate compravendite nel primo lockdown; sono invece aumentate le rinegoziazioni per surroga o sostituzione ed è proseguito il processo di ricomposizione verso mutui a tasso fisso. AGIPRESS

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