Il commento di Massimo Sandrelli.
AGIPRESS – FIRENZE – Bravi, questi ragazzi viola sono stati davvero bravi. Nella partita più difficile dalla stagione, contro un avversario più ostico che straordinario, hanno fatto l’impresa. I viola hanno dimostrato più forza morale che gioco, più determinazione che tattica, più gambe che testa ma alla fine il risultato è arrivato e si tratta di un traguardo importante: la finale di Conference League, dopo trentatré anni una finale europea. La Fiorentina non godeva del pronostico. La sconfitta subita a Firenze, soprattutto quei due gol beccati con una dose di ingenuità davvero disarmante mettevano la squadra di Italiano nella necessità di recitare una partita perfetta. Lui, il tecnico figlio di emigranti, con quella faccia un po” cosà¬, con quegli occhi sempre vogliosi di scoprire l’impossibile, dalla panchina eccita tutti i suoi, li rimprovera, li blandisce, li tocca, li abbraccia, vorrebbe muoverli come in un videogioco, salta e sembra rimbalzare, prende a calci la banalità e sogna sempre un’impresa. In uno stadio pieno di avversità , la Fiorentina ha capito che la difesa del Basilea soffriva maledettamente sui corner e Nico Gonzalez lo ha capito prima di tutti e puntualmente si è messo come al “capanno” aspettando la preda. Il primo gol ha dato il segnale che niente era impossibile poi, però, il solito difetto. Su un rilancio degli svizzeri Igor si è perduto l’avversario diretto e ne è nato il pari. Per il gioco della somma dei risultati di andata e ritorno, quel pareggio equivaleva all’eliminazione. Italiano ha richiamato immediatamente in panchina Igor sostituendolo con Ranieri. Con Ikonè e Gonzalez che potevano affrancarsi dalla consegna di giocare a “piedi invertiti” (rendendo felici noi umani) la Fiorentina ha continuato a macinare gioco. Più il tempo passava più il Basilea sembrava essere sui ginocchi. Nei tempi supplementari la Fiorentina continuava con la stessa vigoria e loro somigliavano sempre di più ad un pugile suonato che confida nel gong per sedersi all’angolo. Magari, nel loro intimo, confidavano nella lotteria dei rigori. Invece spingi e spingi, è successo. Qualcuno mi disse un giorno: il calcio è uguale ovunque. Si tratta di una banalità ma vero è che le regole del calcio sono sempre le stesse e non parliamo solo di regolamento. Ci sono giocatori che in area di rigore hanno fiuto e altri no. Luka Jovic è un bel talento ma quando deve concludere gli manca sempre un verso, difetta dell’attimo fuggente. Bello a vedersi non è cattivo. Mi ricorda Gianfranco Casarsa. Antonino Barak è uno di quelli che “annusano” la rete. Si fa trovare sempre sulla traiettoria giusta e con il mancino è lesto ma soprattutto fa gol. Cosଠè stato ad un minuto dalla fine. Tutti felici, grande entusiasmo, finalmente quelle generazioni di tifosi viola che, anagraficamente, non hanno mai potuto assaporare il gusto di un’impresa europea potranno sognare. E soprattutto i bambini, come il mio nipotino, potranno esibire la loro maglia viola con orgoglio. Praga val bene tutto questo. AGIPRESS
di Massimo Sandrelli