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20 Giugno 2024

FIBROMI UTERINI, IL 25% DELLE DONNE NE SOFFRE. LE NUOVE TECNICHE

AGIPRESS – Una donna su quattro in età riproduttiva soffre di fibromi uterini (dati osservatorio GIMBE) e, di queste, circa il 10% viene sottoposta a trattamento chirurgico e in Toscana, per il trattamento della fibromatosi uterina, il 5,9% della donne nel 2020 ha subito un intervento di isterectomia, asportazione dell’utero. Per fortuna, In molti casi, le moderne tecniche mini-invasive permettono di curare i sintomi dei fibromi, senza dover ricorrere all’asportazione dell’utero. I miomi uterini, o fibromi, sono processi espansivi benigni dell’utero molto comuni. Se sono numerosi e voluminosi, possono provocare pesantezza e gonfiore pelvico, sanguinamento mestruale prolungato, ciclo irregolare o di durata troppo lunga, perdite intercorrenti tra i cicli mestruali, problemi di infertilità, difficoltà a portare a termine una gravidanza e discomfort sessuale, sintomatologia dolorosa associata all’atto sessuale. Al giorno d’oggi, le tecnologie disponibili permettono di trattare la miomatosi uterina sintomatica con varie mini-invasive come l’embolizzazione e la termoablazione, riducendo al minimo i tempi di ricovero e il fastidio post-operatorio. Le procedure vengono eseguite in sedazione, in day hospital o con un breve ricovero. “L’embolizzazione – spiega il Dott. Claudio Raspanti, Specialista in Radiologia Interventistica, che si occupa del trattamento mini-invasivo della miomatosi uterina sintomatica e ha eseguito attività clinica e di ricerca presso il St. George’s Hospital di Londra – consiste nella riduzione del flusso sanguigno diretto ai miomi, ottenuta mediante l’iniezione di piccole particelle nelle arterie uterine, mentre la termoablazione consente il trattamento mirato dei singoli fibromi: il risultato è una sensibile riduzione volumetrica dei miomi e la regressione della sintomatologia associata”. A Villa Donatello è possibile eseguire questi interventi, grazie alla presenza di tecnologie all’avanguardia: un angiografo di ultima generazione, equipaggiato con potenti software di ricostruzione delle immagini, che garantisce i massimi standard di sicurezza per l’embolizzazione, ed ecografi di alta gamma che consentono un controllo ottimale durante la termoablazione dei fibromi uterini. Ogni caso viene valutato da un’equipe multidisciplinare di radiologi interventisti e ginecologi, per offrire l’opzione terapeutica più adatta. “Nei casi di donne giovani che vogliono andare incontro a una gravidanza ad esempio – spiega ancora il Dott. Raspanti – è dimostrata una superiorità della miomectomia classica per via laparoscopica, per ottenere i migliori risultati anche in termini di fertilità. L‘embolizzazione da questo punto di vista è un po’ meno efficace, per cui solitamente viene riservata a donne con fibromi multipli o fibromi di grosse dimensioni, che hanno già avuto figli, che sono più prossime alla menopausa o che comunque non hanno un desiderio di maternità, per le quali l’alternativa sarebbe una isterectomia”. AGIPRESS.

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