Il fenomeno cala ma la situazione è ancora grave. Secondo il Global hunger index dal 1990 i livelli scendono del 23% in Africa Subsahariana, del 34% in Asia Meridionale e del 28% nel Vicino Oriente e Nord Africa
AGIPRESS “ MILANO – La fame globale è in calo ma la situazione rimane grave. Dei 120 Paesi analizzati, 3 sono in condizioni estremamente allarmanti (Burundi, Eritrea e Comore), 16 hanno un livello di fame allarmante (tra cui Haiti, India, Mozambico) e 37 sono gravi (tra cui Zimbabwe, Uganda e Kenya). Questi gli ultimi dati emersi dall’Indice Globale della Fame (Global Hunger Index “ GHI) presentato a Milano da Cesvi in collaborazione con ISPI e Link2007, con il patrocinio di Expo2015.
L’Indice della fame a livello mondiale scende dai 19,8 punti del 1990 ai 13,8 del 2013, ma l’Africa Sub Sahariana e l’Asia Meridionale mantengono valori ancora molto elevati con 19,2 e 20,7 punti. Le inadeguatezze sociali e il basso livello nutrizionale, educativo e sociale delle donne sono ancora le cause principali della denutrizione infantile in Asia Meridionale. L’Africa subsahariana presenta un grave livello di fame, ma la stabilità politica, la crescita economica, i successi della lotta all’Hiv, la diminuzione dell’incidenza della malaria, il miglioramento dell’assistenza prenatale, il più ampio accesso all’acqua potabile e alle strutture igienico-sanitarie hanno permesso un lento ma progressivo miglioramento.
L’Indice è uno strumento, calcolato da IFPRI, Welthungerhilfe e Concern, che combina tre indicatori: la percentuale di popolazione denutrita, il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni e la percentuale di bambini sottopeso sotto i 5 anni, attribuendo un punteggio a livello mondiale, regionale e nazionale. Ogni anno il GHI propone un approfondimento tematico che aiuta ad analizzare la fame come fenomeno multidimensionale. Tema del 2013 è la Resilienza Comunitaria alla denutrizione.
“L’incapacità di far fronte a shock e fattori di stress come alluvioni, terremoti o aumento dei prezzi è una delle ragioni chiave della povertà in cui vivono le popolazioni vulnerabili” afferma Giangi Milesi, Presidente Cesvi. “Una comunità è resiliente” continua il Presidente del Cesvi “quando è capace di prevedere i rischi, migliorare le sua capacità di risposta agli shock e di adattamento nel medio-lungo periodo adottando nuove strategie agricole e valorizzando le risorse locali.”
Cesvi è il curatore italiano dell’Indice Globale della Fame 2013. Il rapporto è stato presentato in contemporanea mondiale in Italia, Francia, Germania, USA, Inghilterra, Irlanda e Belgio, grazie alla collaborazione di Alliance2015, un network europeo di 7 ONG di cui Cesvi fa parte dal 2002. Quest’anno l’Indice Globale della Fame è stato presentato grazie al contributo della Commissione Europea, del Comune di Milano e di Coop Lombardia.
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