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31 Luglio 2023

Enterovirus nei neonati, cosa c’è da sapere

Casi anche in Italia, allarme OMS.

AGIPRESS – Sono ormai diversi i Paesi europei che hanno notificato all’OMS casi di enterovirus Echovirus 11 (E-11) tra i neonati da quando la stessa organizzazione mondiale ha lanciato l’allarme, tra questi anche l’Italia. Mentre l’OMS fa sapere che “Ulteriori indagini e risposte di sanità pubblica sono in corso di attuazione in ciascuno di questi Stati membri” e invita “le strutture sanitarie che si prendono cura dei neonati a familiarizzare con i segni e i sintomi dell’echovirus e mantenere la vigilanza per potenziali infezioni ed epidemie associate all’assistenza sanitaria”, ASM ONLUS attraverso il proprio comitato scientifico si impegna a diffondere notizie e informazioni utili a tal fine. Cos’è? Come proteggere i nostri bambini? Lo spiega il Dott. Gianluca Lista, Direttore della Struttura Complessa di Neonatologia, Patologia e Terapia Intensiva Neonatale all’Ospedale Buzzi di Milano, nonché membro del Comitato Scientifico di ASM.

Cos’è l’ Enterovirus? Come si manifesta? L’Enterovirus “non polio” è un gruppo di oltre 100 virus a RNA, responsabili della maggior parte delle infezioni virali nei neonati, che possono essere anche molto pericolose. Le infezioni da Enterovirus sono più frequenti durante l’estate e in autunno nei climi temperati, come il nostro in Italia. La trasmissione dell’infezione avviene attraverso le mani contaminate dal virus del personale di assistenza sano o dalle persone ammalate. La porta d’ingresso è la bocca e da lଠsi diffonde all’apparato gastrointestinale e ai linfonodi. La sintomatologia talvolta è assente, altre volte paucisintomatica (febbre, esantema cutaneo, diarrea, inappetenza), talvolta molto grave, perchè i neonati hanno basse difese immunitarie.

Perché è pericoloso? La bassa capacità di difesa immunitaria e le scarse riserve nutrizionali, rendono il neonato un soggetto a rischio di infezioni gravi. Infatti l’enterovirus può colpire anche il fegato (provocando un’epatite e alterando la coagulazione), oppure il sistema nervoso centrale (con meningoencefalite, convulsioni, alterazioni del tono muscolare, ecc.) o il cuore (con una miocardite).

Cosa è possibile fare per proteggere i bambini? Bisogna essere molto scrupolosi nell’igiene delle mani come operatori sanitari, raccomandando questa indicazione anche ai caregivers (in primis i genitori) ed evitando che i neonati stiano a contatto con soggetti ammalati e a rischio di essere portatori del virus (soggetti febbrili, con diarrea, per esempio).

Cosa fare nel caso si manifesti? Va curata la sintomatologia (per esempio, la febbre) e vanno “reintegrate” le perdite idriche con adeguata nutrizione ed idratazione. Nel caso sia impossibile idratare e nutrire per bocca il neonato, sarà indispensabile provvedere ad un temporaneo apporto endovena dei nutrienti. È chiaro che quando il neonato presenta febbre persistente, letargia, difficoltà all’alimentazione, dispnea, ipo o ipertonia, deve essere visitato dal pediatra che verificherà la presenza delle temute complicanze sopracitate e l’eventuale ospedalizzazione del piccolo.

Altri consigli utili per le famiglie e/o per le strutture sanitarie? L’igiene scrupolosa delle mani è sempre indicata in ambito ospedaliero e nell’assistenza di soggetti fragili in famiglia, come sono ad esempio i neonati. La promiscuità va sempre evitata, in inverno per le infezioni respiratorie virali e nelle stagioni più calde appunto per i virus gastrointestinali.

AGIPRESS

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