AGIPRESS – Alle prese con temperature estive sempre più calde il personale medico tedesco raccomanda l’introduzione della siesta. Fare un “riposino” a metà giornata, come è in uso in alcuni paesi del Sud Europa, eviterebbe di lavorare negli orari più critici con notevoli vantaggi per la salute. Durante la scorsa estate oltre 4000 persone sono morte per il caldo in Germania, dimostrando che non solo l’area mediterranea del continente ma anche altre zone più a nord sono esposte a forti ondate di calore. Conseguenza del cambiamento climatico, riconoscono gli esperti. Se fino a qualche anno fa le temperature estive nei paesi dell’Europa centrale e settentrionale oscillavano tra i 30 e i 35 ° C, adesso l’intervallo è diventato 35-40° C (in Baviera la scorsa settimana si sono registrati 38,8°C!)
Anche in queste zone, insomma la fa da padrone il caldo estremo protratto per più giorni e notti accompagnato dall’afa e siccità , cause di danni alla salute, all’ambiente e all’economia. È proprio per affrontare queste condizioni climatiche difficili ed evitare gli effetti nocivi del caldo sulla salute. che il presidente dell’Associazione federale dei medici nel servizio sanitario pubblico (BVà–GD), il dott. Johannes NieàŸen ha avanzato la proposta di ripensare le abitudini lavorative nel suo paese introducendo la siesta, la pausa concentrata tra l’ora di pranzo e il primo pomeriggio. Il ragionamento alla base è semplice: nei caldi mesi estivi è buona abitudine alzarsi presto, lavorare la mattina e fare la siesta a metà giornata, per massimizzare efficienza e produttività al lavoro. Con temperature elevate infatti frequenti diventano i problemi di concentrazione, in particolare se a causa di queste si sono trascorse notti insonni. Oltre a consigli tradizionali come utilizzare negli uffici ventilatori sufficienti, indossare abiti leggeri, bere abbastanza acqua e nutrirsi poco e spesso durante il giorno, ha avanzato un’altra soluzione per chi lavora da casa “in modalità agile” : il pediluvio.
Origini e curiosità della siesta. Da dove viene il termine siesta? Di chiare origini spagnole deriva dal latino “sexta”, con riferimento alla sesta ora del giorno, mezzogiorno per i romani, la parte della giornata più calda. Per “siesta” tuttavia non si intende solo il riposo vero e proprio, ma anche una semplice pausa dal lavoro più o meno lunga “ di solito tra le 13-14 e le 17. Riposarsi in questa fascia oraria consente di recuperare le energie per poter affrontare la restante parte del giorno in modo attivo. Tuttavia nei paesi in cui è praticata tra cui alcuni dell’area del Mediterraneo, in particolar modo Spagna e Portogallo, che hanno contribuito a diffonderla anche in America latina. Ma non solo: il riposino post- prandiale è comune anche nel Sud Italia, Croazia, Grecia e in Medio Oriente e Asia. Conosciuta come tradizione iberica, la “siesta” è un rituale diffuso anche nel Sud dell’Asia, in primis in Cina dove è chiamata “btah-ghum” ossia “il riposo dopo il riso”. L’origine di questa espressione è legata a l’abitudine nelle scuole di Taiwan degli studenti possono riposare per i 30 minuti successivi al pranzo, usualmente, a base di riso. Anche in Giappone è un tradizione consolidata se si pensa che alcuni uffici ancora oggi hanno le stanze ad oc per garantire agli impiegati la possibilità di riposare dopo pranzo.
Gli effetti della siesta. Diverse ricerche di settore sottolineano come riposare non oltre 30-40 minuti nel pomeriggio sia una sana abitudine. Un recente studio condotto dall’American College of Cardiology ha evidenziato alcuni importanti vantaggi del pisolino pomeridiano tra cui: riduzione dello stress, miglioramento della concentrazione, aumento dell’attenzione, aiuto alla memoria, buon umore. Seppure molti, da ultimo l’Associazione federale dei medici nel servizio sanitario pubblico decantino questi benefici delle pennichelle pomeridiane, i pareri sono controversi. Secondo una recente ricerca cinese condotta da scienziati della Xiangya Hospital Central South University, chi fa pisolini regolari il pomeriggio ha un rischio maggiore di soffrire di ipertensione e ictus.
Il team di ricerca cinese è giunto a queste conclusioni dopo aver analizzato i dati di 500.000 persone di età compresa tra 40 e 69 anni che non avevano mai avuto un ictus o sofferto di ipertensione. È emerso che chi faceva pisolini frequenti o abituali aveva un rischio del 12 percento superiore di sviluppare pressione alta e del 24 percento superiore di avere un ictus rispetto a chi non lo faceva. Eppure le sieste non sono da demonizzare: non sarebbero queste le dirette responsabili di certe patologie ma il fatto di ricorrervi per compensare la scarsa durata del sonno notturno, quello inferiore alle 7-8 raccomandate dalla Organizzazione Mondiale della Sanità ); sarebbe quest’ultima infatti la causa dello sviluppo di malattie cardiovascolari, come l’ipertensione e l’infarto del miocardio. Controversie a parte, non è chiaro se in Germania la siesta entrerà a regime: il ministro della Salute Karl Lauterbach pur accogliendo con favore l’idea e riconoscendone l’utilità in particolare per alcune categorie di professioni ha dichiarato chiaramente di non voler coinvolgere il governo, lasciando la decisione sull’adozione o meno della proposta alle aziende e ai dipendenti. Ciò che sembra certo invece è che riposare nel pomeriggio facendo attenzione a non superare i limiti indicati dagli esperti non fa male. E allora cominciamo a prendere l’abitudine durante le ferie e, se possibile, manteniamola anche durante l’anno. AGIPRESS
Pamela Preschern – Stradenuove