La grande inchiesta multimediale sullo stato del territorio italiano (by Next New Media), nata dall’alleanza tra Ance, Architetti, Geologi e Legambiente e presentata oggi a Firenze
AGIPRESS – FIRENZE – Sono ben 280 i Comuni toscani esposti a elevato rischio idrogeologico e quasi mezzo milione di persone vive in un’area di potenziale pericolo. Solo negli ultimi 5 anni si sono verificati 275 episodi di dissesto, tra frane e alluvioni. Senza prevenzione e politiche efficaci di mitigazione del rischio idrogeologico questi numeri sono destinati a peggiorare. Ad essere in gioco non è solo la salute del territorio, ma la vita dei cittadini. Sono solo alcuni dei dati raccolti in #DissestoItalia “ Focus Toscana, la grande inchiesta multimediale sullo stato del territorio italiano (by Next New Media), nata dall’alleanza tra Ance, Architetti, Geologi e Legambiente e presentata oggi a Firenze.
TOSCANA TERRITORIO FRAGILE – Con l’obiettivo di fare luce su cause e dimensioni del fenomeno ma soprattutto di proporre soluzioni concrete e condivise, imprenditori, professionisti e ambientalisti hanno deciso, infatti, di unire le loro forze per sensibilizzare politica, istituzioni e opinione pubblica. Un tema fondamentale per una Regione che è tra le più dinamiche e vitali sotto il profilo culturale ed economico ma è particolarmente fragile, come emerge dai nuovi dati Ance-Cresme presentati nel corso della mattinata. Proprio per questo la manutenzione del territorio è, secondo i soggetti promotori, la prima grande opera da realizzare per mettere in sicurezza i cittadini e creare occupazione e crescita economica.
“Velocizzare le procedure di spesa, per poter attuare in tempi brevi quegli interventi preventivi e necessari a mantenere il territorio prima che si rendano indispensabili interventi emergenziali molto più costosi “ sottolinea Vincenzo Di Nardo, vicepresidente Ance -. A quattro anni dal varo del Programma nazionale straordinario di mitigazione del rischio idrogeologico, da oltre 2 miliardi di euro, solo il 22% del valore degli interventi si è tradotto in cantieri. In Toscana i risultati sono migliori, con circa un terzo dei cantieri aperti. Per superare le criticità , l’Ance ha chiesto più certezza nelle risorse e un maggiore coordinamento nazionale per superare la frammentazione delle competenze. Condizioni queste che il nuovo Governo, fin dal suo insediamento, ha indicato come prioritarie. La costituzione di una struttura di missione, che dovrà favorire l’attuazione in tempi rapidi dei progetti già finanziati, va nella giusta direzione per avviare un grande piano di messa in sicurezza del territorio italiano”.
“Serve con urgenza “ dice il presidente dell’Ordine provinciale degli architetti di Firenze, Alessandro Jaff “ un piano straordinario per la manutenzione del nostro territorio, che consenta di mettere in sicurezza la popolazione e il patrimonio immobiliare. Per questo, rivolgiamo un appello alle istituzioni a tutti i livelli. Non si può più aspettare. Altra questione da affrontare in tempi brevi è l’adeguamento, fino ad arrivare alla ricollocazione, degli immobili già situati in aree ad alta pericolosità idrogeologica, che le amministrazioni locali e regionali dovrebbero incentivare con strumenti urbanistici adeguati e meccanismi di premialità . Tra le priorità delle istituzioni infine non dovrebbe mancare il sostegno all’attività agricola, prezioso presidio del territorio. Ma soprattutto è necessaria una definitiva presa di conoscenza del fatto che sono il nostro comportamento e il modo in cui gestiamo il territorio a determinare il grado di sicurezza del nostro habitat. Dunque è necessaria la massima attenzione agli aspetti idrogeologici e il definitivo abbandono della logica del condono. È questo un punto che diamo spesso per acquisito e per scontato, ma su cui non possiamo abbassare la guardia”.
“Pensiamoci prima “ dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana -. Questo è il senso del convegno di oggi. E’ inutile e soprattutto indegno piangere lacrime di coccodrillo dopo, quando si è ormai nella catastrofe. La crisi climatica, che ha reso purtroppo frequenti le calamità in campo idrogeologico, c’impone una svolta epocale nella pianificazione e nella salvaguardia del territorio. Basta col consumo di suolo rurale. Basta con l’urbanizzazione delle aree di pertinenza fluviale. Basta con la cattiva urbanistica! Occorre delocalizzare tutte quelle costruzioni in area ad alta pericolosità , che sono ancora una minaccia per le popolazioni insediate. Di più: dobbiamo rendere cogenti e conosciuti dai cittadini, i Piani di Emergenza dei Comuni, per arrivare ad una convivenza razionale col rischio da dissesto. Non è possibile perdere altro tempo, di fronte a quella che si potrebbe configurare come la più grande opera pubblica di cui ha davvero bisogno il nostro Paese!”.
“Un secolo di stravolgimenti sociali, economici e culturali ci ha portato a trascurate la manutenzione ordinaria ed il rispetto delle caratteristiche del territorio fisico, e ed ha prodotto innumerevoli situazioni a rischio “ aggiunge Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana -. Ci vuole il coraggio di valutare il rapporto costi-benefici della messa in sicurezza, e quanto idrogeologicamente insostenibile va delocalizzato, partendo da scuole ed asili che mettono a rischio la sopravvivenza delle generazioni future. Le politiche di ripresa occupazionale devono partire da manutenzione e messa in sicurezza, non continuare a basarsi sulla ricorrente emergenza. I cittadini hanno il diritto di conoscere il rischio residuo ineliminabile cui sono sottoposti ed essere addestrati a gestirlo senza soccombervi. Dare avvio al rinascimento geologico, urbanistico, ambientale dell’Italia è l’unica alternativa allo sprofondare, culturalmente, economicamente, fisicamente nella melma”.
Agipress